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‘Dal cervello allo spirito’, il percorso filosofico di Aldo Sisto (A cura di Giulia Bocchio)

H. Bosch, Trittico del Giudizio di Vienna (particolare)

Riflessioni su un percorso-Dal cervello allo spirito (Genesi Ed.), del filosofo e poeta Aldo Sisto, è un viaggio molto fluido nella complessità della nostra testa. Scrivo ‘testa’ perché è maestria dell’autore riflettere e intersecare due termini titanici racchiusi – per intenderci – in essa: cervello e spirito.

Chi ha paura della metafisica?” scriveva Mario Gennari nel suo Eidos del Mondo a proposito dell’annosa questione dell’utilità specifica e fattuale della riflessione filosofica contemporanea, inserita in un mondo così occidentalizzato e vorticoso che è spesso e unicamente “materia”, anche nel suo dipanarsi religioso-morale; ebbene non Aldo Sisto verrebbe da rispondere, poiché Sisto è un autore, nonché un lucido pensatore, capace di instaurare con il proprio lettore una sentita fiducia, dettaglio speciale e non scontato se riferito a un saggio di materia filosofica.

E la questione qui affrontata è la questione di tutte le questioni: la mente.

Che è cervello e spirito. Che è mistero, ma anche caratteristica unicamente e squisitamente umana. Un cervello che è cogito, ma costantemente accompagnato da quella che Kant definiva la cosa in séSenza dimenticare il ruolo della trascendenza e di ciò che non è riconducibile alle determinazioni dell’esperienza Aldo Sisto, attraverso quattordici riflessioni, si propone di conciliare fra loro non solo le teorie scientifiche legate al funzionamento del cervello ma anche e soprattutto le derivazioni ontologiche, metafisiche, religiose e morali dello stesso all’interno dell’esistenza umana, che è anche esistenza all’interno di un altrettanto complicato “creato”, non importa se quest’ultimo abbia effettivamente a che fare con Dio o con la costruzione oggettiva e soggettiva di una determinata società, poiché l’uomo non è solo e semplicemente un’essenza categoriale (citando Martin Heidegger) ma essere che è pensiero, nonché arbitrio. È il cervello, con la sua capacità di riflessione, astrazione, immaginazione il vero protagonista delle riflessioni di Aldo Sisto: materia biologica e sociale, strumento che crea il mondo, se oggettivo o soggettivo rimane un dibattito classico ancor oggi, ma va certamente sottolineato l’impegno e lo studio approfondito di chi scrive, pagina dopo pagina infatti l’autore pone domande sino a concepire la variabilità stessa della realtà-funzione del linguaggio. Altro titanico protagonista.

Sì perché è il linguaggio il grande motore, il grande ingranaggio di tutte le riflessioni e le possibilità di cui la filosofia si è occupata, compreso il percorso riflessivo di Sisto.A questo punto potremmo scomodare due pilastri del settore e la famosa diatriba epistemologica legata proprio al linguaggio: Jean Piaget e Lev Vygotskij.

Il primo sosteneva il cosiddetto fattore d’equilibrio, ovvero un principio cognitivo intrinseco a proposito dello sviluppo, che ha un’origine sostanzialmente individuale, Vygotskij al contrario sosteneva come lo sviluppo di mente, pensiero e linguaggio fosse guidato e influenzato dal contesto sociale di appartenenza dell’individuo ove la psiche non è altro che il riflesso di condizioni materiali e socioculturali preesistenti.

Al di là di queste contrapposizioni, al di là della teoresi e delle grandi indagini che i filosofi, dalla Grecia classica al nichilismo di Nietzsche, hanno nei secoli realizzato, l’epicentro resta però sempre lo stesso: l’uomo e il suo pensiero, l’essere e l’essere assoluto per eccellenza, Dio. E in tutto questo le quattordici riflessioni di Aldo Sisto, che procedono dal cervello allo spirito (dal concreto all’astratto, e viceversa, potremmo anche dire) dove si collocano, quale orizzonte esistenziale (citando ancora Heidegger) abbracciano?

Al lettore sarà facile intuirlo alla fine di questo acuto e ambizioso percorso: quello della persona, conclude l’autore, che organicamente e intimamente unifica corpo e spirito attraverso l’atto stesso del pensiero, che è esigenza, nonché un fatto invisibile certo, come lo spirito, ma ben concreto e di tangibile riscontro nella vita di tutti di noi, in ogni momento, compreso questo. 

Giulia Bocchio

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