Nella fioriera
La lucertola che si disseta
aspetta senza paura
le gocce che lascio cadere
sulla piccola foglia:
torna a bere, mi guarda
il suo occhio m’incontra,
sembra dirmi
la sua meraviglia.
Chiusura di una mostra
Ora sarà un gioco di riverberi,
interverrà un’immagine
a svelare i movimenti
sotterranei, con la terra
intimi, segreti
un rimando che attraverserà i pensieri,
non vorrà portare
più lontano, ma vorrà capire
trovare relazioni con il cielo
un volo improvviso e sorprendente
o il passare lento dei gabbiani.
Restane fuori. Resta fuori
da questa rissa di ricordi
non prendere le parti
di un mancato sussulto o
di un eccesso del cuore
senza nemmeno sapere
se quegli anni sono morti
e se chi parla lo fa per indurti
in un banale errore.
La memoria, si sa, nasconde
ciò che vuole. E quando arriva
o è un lampo o si traveste,
non porta sempre il sole.
Oggi è un buon giorno per ridire
le stesse parole senza prendere parte,
rimanendo arretrati di un passo
rispetto al fantasma del solito io.
Lui ci tiene a rimanere perfetto
a restare conforme per avere rispetto.
Oggi si potrebbe capire
molto di quanto accaduto:
i meccanismi e le ripetizioni,
le comprensioni e gli addii per sempre.
Oggi potrebbe essere quel giorno,
domani no, domani è già previsto
il mio ritorno.
Provammo, similmente, a non parlarne
evitando la parabola che definiva
il nostro tempo e il nostro spazio.
Ma si avvertiva chiara la presenza
attorno ai fragili recinti
che avevamo innalzato.
Con gran difficoltà e affidandoci
ai momenti conquistati eludendo
l’attenta sorveglianza
riuscimmo a parlare di cinema
e di George Orwell, delle due riduzioni
di millenovecentottantaquattro, di altre
storie di uomini e di grandi occhi,
di animali e di potere, di illusorie
rivoluzioni.
© Luca Nicoletti, Il paese nascosto, Prefazione di Giancarlo Pontiggia, peQuod 2019