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Anteprima. Su “Diario amoroso senza date” di Antonio Nazzaro (di Paola Deplano)

«Non si abita un Paese, si abita una lingua»
(E. Cioran, Confessioni e anatemi)

In Nazzaro albergano voci, tutte quelle che traduce con instancabile, generosa costanza, pubblicandole poi sulla sua pagina “Centro Cultural Tina Modotti”, dando loro nuova vita e nuova visibilità, quasi sempre senza che il poeta tradotto sappia che la sua creatura ha attraversato la lingua e l’oceano. Questo perché non vuol essere ringraziato, Antonio Nazzaro, per il servizio che reso all’altro poeta e alla sua poesia, dato che le sue traduzioni sono atti d’amore e come tali vanno vissute, nella totale gratuità del dono e nella venerazione della parola ben scritta, a prescindere da chi l’abbia scritta per primo. Egli vuol essere libero di scegliere e di ricreare ciò che lo colpisce e che per questo è suo a prescindere, sebbene in prima battuta pubblicato da altri. È un cercatore d’oro e, per vicende umane e personali, un ponte tra culture egli stesso, un ponte vivente tra la cultura delle sue radici italiane e quella dei Paesi latinoamericani in cui vive ed è stato accolto. Italiano-spagnolo o spagnolo-italiano, per lui non c’è differenza. Novello Caronte, Nazzaro traghetta la poesia da un lato all’altro della lingua altra, che poi per lui altra non è, dato che i due idiomi fanno parte a pieno titolo del suo substrato personale e culturale.
In Nazzaro albergano voci, quelle dei poeti che gli sussurrano all’orecchio, quelli che ha letto ed amato, e ricrea nella sua scrittura poetica: per gli italiani, Pavese, Fenoglio, Campana, De Angelis; per gli statunitensi Ginsberg, Corso, Ferlinghetti, per i latinoamericani Mutis, Gelman, Sabines, Cortazar, Thénon, Montejo, Benedetti. Ma tutte queste letture, alla fine, sono solo suggestioni che l’autore ricrea e rivive in uno stile che più che personale potremmo chiamare peculiare, nel senso proprio di solo suo – e di nessun altro. È una scrittura schietta e autentica, quella di Antonio, senza giochi e giochetti, senza licenze poetiche, il giusto e inevitabile abito della sua proteiforme personalità. Dalla tenerezza al rude incanto, tutto coesiste nei suoi versi. Non stride, semplicemente c’è.
In Nazzaro albergano voci, tutte le voci che non possono a vario titolo parlare in proprio: tutte quelle dei suoi antenati, dei parenti prossimi, di quelli non nati, della sorella Daniela, degli oppressi, dei diseredati, degli afflitti, che saranno consolati. La voce della vita, del dolore, della rabbia, della speranza e della gioia.
Nel libro che sta per uscire per Carpa Koi, dal titolo Diario amoroso senza date (fotoromanzo poetico), è la voce dell’amore che parla. Un amore maturo-infantile, dolce-terribile, romantico-carnale. Queste dicotomie, nella silloge, non si stagliano nettamente l’una contro l’altra, piuttosto si fondono, si completano – in ultima istanza: si amano.
Ma diamo spazio alla sua, di voce, alla sua bella voce di poeta:

 

ti bacio
bella mia
e il mondo è
uno sconosciuto

 

lei era una carezza lunga
come un orizzonte andino

 

e sono di nuovo qui su questo farsi della notte
appoggiato tra luna e Ande a spiarti le gambe
a farle pontili di navi da passare in rivista
meticolosità lenta di chi non vede terra

ma la aspetta dietro il gesto consueto
quell’andare della mano tra viso e capelli
carezze non date mille volte sfiorate
distanza è una parola perduta nell’oceano

avvicino le tue labbra il tuo respiro sospesi
tra le Ande e la luna ti disegno amore mio
solo questo volevo dirti

 

non so te ti amo
ma ti aspetto
una sola volta
tutto il giorno

 

siediti qui
disegna le mappe di ore impossibili
scappate agli orologi degli uomini
per amare in un momento
la vita tutta
in un momento
tutta te
in un momento

 

come ti scrivo

se ogni
parola è un inciampare in te l’asfalto si fa morbido al cadere

se ogni
disegno stellare di fari a trattenere la saracinesca della notte ripete il ritmo del passo tuo scalzo

se ogni
dito tuo solo traccia rotte impossibili autostrade s’aprono all’oceano per arrivare infiorato alla porta tua

se ogni
gesto di questo passare lento d’autobus scivola in una carezza tua s’aprono molli i portoni sulla città

se ogni
sorpresa è il solo vederti schermo che specchia e toccarti punta di lingua a rubarti sapore di me

se ogni
desiderio è il solo vederti sconvolge le appese lenzuola letti mai avuti stringere i capezzoli sul limitare del piacere

se ogni
lingua appoggia il tuo sguardo su di me si muove il semaforo lampeggiante al vento alito ansante

se ogni
via solo ha il tuo nome e le mani a sfiorare stringere premere il petto la metropolitana passa sospirando sotto il peso dei tunnel

se ogni
segnale di vita in questo pulsare di strade interrotte lavori in corso amori in corso ha il tuo sguardo

se ogni
sguardo in questi spazi infiniti di megalopoli che si fanno oceani e Ande cadono solo in un bacio il tuo

come ti scrivo?

 


Poesie tratte da Antonio Nazzaro, Diario amoroso senza date (fotoromanzo poetico), Edizioni Carpa Koi (di prossima pubblicazione)

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