– Nie wieder Zensur in der Kunst –
Pubblicato il 10 gennaio 2019 da redazionepoetarum
Come se non fosse
una pazzia totale
consegnare il cuore.
Sfilarsi via il pudore
– inutilmente –
– finché si muore –
restando a masticare
il buio con i piedi,
ormai privi di chiave.
È spesso l’impensato
ad accadere, proprio quello:
il paradosso a speronare.
Le parole ci provano a inseguire,
raccontare – Ma la vita
sfugge loro, e non resta
che il silenzio
ad inciderne il profilo
nel carminio
di un tramonto chiodicroce.
Se anche il mio nome
parla di altezze,
nella bruna terra venni
piantata. La sua brama per noi
è di ascesa incarnata, una
Cristologia sussurrata,
che dal basso risale
come scrisse anche Weil.
E quel basso son io!
Sono io quella pietra
battezzata da Dio.
A S. Ildegarda
Ci sfiora le caviglie il tempo
e dopo / la sommità del capo
A cerchio
passando accanto agli arti –
mandala / di un re dimenticato
Ci incontriamo fra i non nati
– Quanti siamo! –
Fra il segno e il senso. I sensi
e il mondo. E scambiamo
nell’ ombra parole, lasciamo
sfiorire le rose – gli amori
fuori tempo / fuori campo –
Gettiamo nuovi fili
oltre la cruna – Forse ami –
Un grande silenzio
li circonda. Come parchi
delle ville nobiliari.
Non temete: è simile ai versi
il mistero di un figlio
che non può in alcun modo
esaurirsi. Interrogate
le poesie – chiedete loro
il dove, il perché siano nate.
Non tutte, ma alcune
risponderanno liete.
Il presente blog collettivo non è da ritenersi testata giornalistica, fondando la sua attività solo sulla libertà d’espressione creativa, che da sempre ha animato il progredire del pensiero universale.
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