
CLOUD
Lamberto Paris si ritrovò con la testa conficcata in una nuvoletta. Era densa e soffocante, umida e fastidiosamente calda. Si era formata quando tutti quei pensieri sul senso della propria vita si erano addensati a causa della differenza di temperatura tra le prospettive e la realtà. Ma come era successo? Pochi attimi prima, avendo terminato in anticipo le cose noiose che l’ufficio frodi gli aveva imposto, aveva aperto Facebook e si era messo a leggere i post di una delle tante pagine che mettevano in ridicolo il comportamento degli altri. In particolare, questa consegnava alla gogna pubblica i discorsi di un gruppo di casalinghe che ogni pomeriggio seguivano e commentavano telenovele spagnole o latino-americane. Lamberto rise compiaciuto della propria superiorità intellettuale, di fronte a quelle cretine che buttavano la loro esistenza nel cesso discutendo di torbidi amori e di intrecci improbabili, per non parlare di chi dichiarava apertamente il proprio amore per uno o per l’altro protagonista baffuto di turno. Lamberto commentò pure: «Ahahah che dementi, ma queste votano? non ci credo». Fu a quel punto che, tirandosi indietro sullo schienale e guardandosi attorno, si rese conto che era giovedì. Un altro giovedì. E lui era lì, al lavoro, in ufficio, a lavorare per quella compagnia telefonica per la quale lavorava già da sette anni e per la quale avrebbe lavorato probabilmente fino a settanta. Otto ore al giorno, salvo malattie e ferie (da prendere ad agosto, obbligatoriamente). Ed era fortunato, si diceva, che ai tempi d’oggi mica tutti hanno un posto del genere. Poi sarebbe andato a casa, avrebbe salutato moglie e figlio, giocato un po’ con la Play, ma non troppo che la cena era già in tavola. Poi serie tv e forse un po’ di sesso per chiudere in bellezza e addormentarsi piacevolmente stanco, che la sveglia avrebbe suonato alle sei del mattino. E sarebbe stato venerdì. E la nube lo inghiottì.
Lamberto agitando le mani disperse la nuvoletta e si ritrovò di nuovo seduto sulla sua sedia. Il direttore del dipartimento lo stava fissando, quindi si rimise subito al lavoro. Riavvicinandosi allo schermo notò la pagina aperta sulle casalinghe delle telenovele. Quelle deficienti! Che vita sprecata.
Una replica a “proSabato: Luigi Cecchi, Cloud”
[…] Cloud di Luigi Cecchi su Poetarum Silva […]
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