Janet Frame, Parleranno le tempeste, Capelli editore, 2017; traduzioni di Eleonora Bello e Francesca Benocci; € 18,00
Canto
Provai estate primavera autunno inverno,
datemi il grande freddo per sempre,
ghiaccioli su tetti muri finestre il sogno
marmoreo perpetuo integrale di un mondo e di persone ghiacciati
nella più nera delle notti, così nera da non riuscire a distinguere
il sogno perpetuo integrale marmoreo.
Gli occhi ciechi sono ora padroni di sé.
*
Sgomberare l’immobile
Tutto il giorno al telefono. Tutto il giorno
ossessionati dallo sgombero,
chiamano per sapere dei mobili
se ho già traslocato; se no, perché?
Come glielo spiego
che la camera della mia defunta madre e il salottino
hanno la priorità, che la loro ostinata
volontà è di restare. Creature fiere inamovibili.
Non li smuoverà nulla
tranne la voce che mia madre usava quando parlava ai suoi
adorati mobili.
Adesso quella voce non c’è più e la casa è venduta e io non so
come comandare a un amato salottino
di mettersi ubbidiente su rotelle e andare via!
*
Pregiudizio
Qualcuno è stato troppo nella vasca,
qualcuno dovrà levare presto il tappo,
scolar via i mari sudici,
pulire i segni della schiuma dalla costa
e con un ingrediente segreto (come la verità)
dissolvere i detriti di vecchie ossa affogate
che erano giochi per distrarre, fuggire
da oceani vascosi d’idee che si son fatte troppo sporche e
::::::::::::::::::::::::troppo profonde.
*
Se l’uomo non avesse memoria
Se l’uomo non avesse memoria:
una città senza cinta muraria
nessun dazio da pagare
né promesse da mantenere.
Dormire sognando una sicurezza
svegliando un’onestà;
il giorno privo di penombra
la notte di raggiri.
A casa e per strada
il pane caldo, la pietra fredda,
l’ardente, la gelida semplicità
d’amore e odio uniti,
frontiere innecessaria
se l’uomo non avesse memoria