Trommeln in den Höhlenstädten trommeln ohne Unterlaß
weißes Brot und schwarze Lippen
Kinder in den Futterkrippen
will der Fliegenschwarm zum Fraß
Tamburi nelle città cave rullano senza sostare
pane bianco e labbra nere
nelle greppie bimbi a schiere
vuole di mosche il nugolo gustare
Ingeborg Bachmann, In Apulien
(traduzione di Anna Maria Curci)
Questa rubrica propone itinerari di lettura tra voci della terra di Puglia. Alcune di queste sono note, altre meno, altre ancora sono state troppo presto dimenticate. La quindicesima tappa è dedicata ad Angela Greco, nata e residente a Massafra.
Salomè decide per se stessa
(inedito, 2016)
(Chiede la sua testa,
ma non basta un vassoio d’argento a contenere il disgusto.)
Erode Antipa è bellissimo e ha il fascino di chi comanda.
Salomè danza per lui con il macabro pegno ai suoi piedi.
Erodiade occupa un’altra stanza ed i commensali hanno voltato le spalle.
Salomè danza tra veli e sfumature di rosso. Gli occhi orientali ridono.
“Non è stata mia madre. E neppure il Battista.”
Erode la omaggia di sguardi e sotto la tunica accade qualcosa;
Salomè danza sempre più vicina e con i veli annuvola il di lui cielo.
(Nel Palazzo fremono i preparativi per la festa
ed il tempo è propizio alla congiura adesso che il predicatore tace.
Hanno pranzato insieme un tempo non lontano, ma ora è diverso.
Le vesti bianche contrastano ferocemente i pensieri
e si definiscono i dettagli dell’imminente cambiamento.)
“Danzi solo per me, Salomè?”
Ride Erode della retorica e della bella fanciulla;
la prossima testa a cadere ai piedi di lei sarà la sua e lui lo sa.
Salomè danza. Danza e aspetta.
* * *
secondo tempo
(inedito, 2016)
[…]
Cecilia venne tratta dal marmo nella stessa posizione
del martirio e del collo segnato dalla spada.
Il volto della fanciulla si può solo immaginare.
Del coraggio si sente ancora la voce ferma e fiera.
Fuori una rosa guarda maggio oltre le spine.
[…]
Ogni giorno ha il suo santo che canta.
Lo sguardo al cielo non è facile se soffri di cervicale.
Pietro ha sofferto non poche esitazioni lungo il cammino
eppure mia madre non ha mai smesso di seguirlo.
[…]
Un fado portoghese racconta solitudine
davanti allo specchio le dita intrecciano note
e la fisarmonica riempie la stradina inattesa.
Ho guardato la luna pochi passi prima
tra le foglie di basilico si nasconde il mare.
Che attinenza abbiano i santi con il vecchio paese
lo sanno soltanto quelle note nostalgiche e la luna.
[…]
L’anziano musicista si guarda allo specchio
per farsi compagnia.
La casa ha l’uscio socchiuso su una calla bianca:
è appena fiorita l’immagine della sera
ma a lui importa soltanto il suo ricordo.
Esco dalla casa difronte per incontrare la sua donna.
Sono in molti a pensare che lei non ci sia più
eppure la musica l’abbiamo ascoltata tutti.
[…]
«Lasciami i santi a cui raccontare bugie»
non ha tutti i torti la fisarmonica.
Mentre il fado raggiunge il mare
stridono le pietre
nella manovra che ci riporterà a casa.
* * *
Scene e personaggi
(da Anamòrfosi, 2016 – in uscita)
§
Abbiamo un Amleto in comune
a cui affidare una trama e svelare una follia.
Al termine della scena si spegnerà la luce
e si riempirà la stanza senza palcoscenico.
Entra per la stessa porta e chiudi subito.
Togli pure la maschera. Non servirà.
Racconta la vicissitudine della notte che hai ascoltato
di là da dietro il giorno, oltre la tenda, l’inganno:
hai visto quei volti bianchi di menzogna e hai riso
di inatteso stupore.
(sulla torre si fa sacra la notte al canto della civetta
e gli occhi conoscono bene il corridoio da percorrere)
Questa rappresentazione ha sortito applausi scroscianti
e preciso il tuo indice ha indicato il punto e il motivo
dove guardare, su cui scrivere, da cui fuggire.
Quel dire, però, non ha capacitato la platea
che riottosa ha lasciato il teatro nella nebbia.
(sulla torre si fa sacra la notte e la civetta è una lira
e la mano conosce bene il luogo da raggiungere)
Entra, l’attesa è conclusa. Il Novecento sta finendo
e con esso abbiamo finalmente una deriva
da accusare.
§
La stanza è lastricata di vetri che sanguinano.
Le mani ferite dall’incedere delle parole
si trascinano a ginocchia scoraggiate
verso l’unica finestra
dalla visione di un giardino già visto.
Rimbalza il frutto rosso da terreno a pensiero
e tocca raccoglierlo dal piano inferiore
quello che per molti è solo il sostegno al calpestio
e dove nessuno semina più fatica e attesa.
Il rapimento di questo lasso di tempo è comprovato
dalla stoltezza dei gabbiani che non distinguono più il mare.
(Parli, lo sento
e nel virgolettato delle tue sillabe
sostieni quel silenzio
di chi conosce già i titoli di coda.)
* * *
(da Personale Eden,
Ed.La Vita Felice, prefazione di Rita Pacilio, 2015)
finalmente ti ho visto sfiorare l’attimo impreciso
dov’ero aggrappata per non inciampare nel baratro
e tu invece mano nella mano mi hai regalato l’abisso
quello che non volevo evitare quello che volevo
fino alla resa del mattino quando il fiato non basta più
per il delirio dei corpi mentre invochi qualsiasi dio
di non svegliarci proprio ora
adesso aspetto sulla soglia del silenzio e non conto più i minuti
per non morire di un’attesa che graffia più a fondo del possibile
non tardare / rimango a sospiro sospeso protesa verso te
sfiancando pazienza e rinnegando ragione
quando dimenticammo l’eden eravamo già vestiti d’uomini
asciugammo distacchi partorendo certezze effimere
e a sciocche corde legammo parole e dita stringendoci
scordati strumenti divenuti terrestri
precipitammo in un sottoluogo privo di fiori e di azzurri
per caso poi ci incontrammo
scrostammo la strada fino ai sassi che piagano i piedi
e ci riconoscemmo pronti a iniziare la terra
(pag.14)
* * *
(da Attraversandomi [omaggio alla città di Roma],
Ed.Limina Mentis, prefazione di Nunzio Tria, 2015)
in due è un balcone colorato Piazza Navona d’arte svestita
inanimate mani a reggere marmi bagnate di fiumi e sguardi
e racconto una leggenda alla tua voglia fanciulla di sorriso
che mi prende a sé a ricordarmi quando null’altro intorno
stringeva nel fare della città la corsa fino al perdifiato
della crema aromatizzata al limone che m’aspettava calda
sul tavolo di storia dalle gambe vacillanti e cinque sedie attorno
al raccontarsi casa in mezzo a tutto quello che trascorreva fuori
mi perdo in un barocco di ricordi coloratissimi come quelle petunie
e petalo a petalo raccolgo anni per infiorare il tuo petto immacolato
mentre spieghi ali e pagine di noi a chi non comprende il volo
a gioia radente d’essersi accorti della bellezza di un respiro comune
(pag.27)
* * *
da A sensi congiunti
(Ed.Smasher, prefazione di Flavio Almerighi, II edizione – in uscita)
§
Sul tuo petto mi soffermo
a seguire i confini del tuo infinito:
mentre incidi lettere di fuoco
leggo il mio nome
accanto a quello degli dei.
§
Qui
scomposto nel fluire dei giorni
nella strettoia della mia clessidra
ti ricomponi e ricomponi opposta metà:
voglio allacciarti con corde di percezione
che trattengano quanto non mostri, se non a me
adepta alle origini del nostro dio
in cui condividere peccati preclusi ai mortali
– adesso sono per me i suoni degli dei
perché ho rubato loro il cantore –
ad occhi chiusi e spalancato desiderio
ti spargo in frammenti sul mio giaciglio
e mi adagio sopra e di te mi ricopro:
nell’inquadratura perfetta che inombra la luce
sei e siamo.
– e rido degli schiavi
che non hanno saputo riconoscerti –
______________________
Angela Greco (AnGre) è nata il 1° maggio del 1976 a Massafra (TA), dove vive con la famiglia.
Ha pubblicato:
– in prosa: Ritratto di ragazza allo specchio (racconti, Lupo Editore, 2008);
– in poesia: A sensi congiunti (Edizioni Smasher, 2012 di cui è in uscita la seconda edizione); Arabeschi incisi dal sole (Terra d’ulivi, 2013); Personale Eden (La Vita Felice, 2015, premiato con segnalazione al Premio Lorenzo Montano XXIX ed.); Attraversandomi (Limina Mentis, 2015, con ciclo fotografico realizzato con Giorgio Chiantini); Anamòrfosi (2016, in uscita)
– Ha realizzato: Uscita d’emergenza (2014) e Generazione senza (2014), libri d’artista; Irrivelato segreto (2015), opera poetico-fotografica su alluminio; Messa a fuoco (2015), fotografia su legno, per la sensibilizzazione sul tema Ulivo di Puglia.
È ideatrice e curatrice del collettivo Il sasso nello stagno di AnGre – insistenze poetico-artistiche per (ri)connettere Cultura & Persona (http://ilsassonellostagno.wordpress.com/); è presente in diverse antologie e su diversi siti e blog.
Quanto è stato scritto sulla sua poesia è rintracciabile all’indirizzo https://angelagreco76.wordpress.com/.
3 risposte a “In Apulien, 15 – Angela Greco”
anni fa, quando muovevo i primi passi in rete (e da poco anche in poesia), Poetarum Silva fu uno dei primi riferimenti che ebbi per non annegare nell’oceano del web (e della poesia on-line); un luogo, per me, di ricchezza e cultura, prezioso e irraggiungibile…oggi, grazie alla stima e alla fiducia di Anna Maria Curci, é gioia ritrovarsi qui!! Molto molto felice di questa rubrica, ringrazio di cuore, sorridendo
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Con un sorriso ringrazio a mia volta Angela Greco per aver donato a Poetarum Silva, per la rubrica “In Apulien”, questa significativa scelta di suoi scritti editi e inediti per la rubrica .
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[…] https://poetarumsilva.com/2016/07/18/in-apulien-15-angela-greco/ […]
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