– Nie wieder Zensur in der Kunst –
Pubblicato il 17 novembre 2014 da clelia pierangela pieri
Incontriamo persone in continuazione, spesso senza neppure notare che forma abbiano, se maschi o femmine, se posizionabili tra i buoni o i cattivi. Le consideriamo inconsciamente solo vive, perché in movimento.
Accatastiamo appuntamenti, riunioni, contatti fisici e non. Braccia, gambe e occhi in un unico nulla che, solo a volte, cerchiamo in un secondo tempo di rianimare, riesumare, sezionare e in qualche modo catalogare. Ma resta poco da fare, il più delle volte è andato perso il bagaglio visivo e intuitivo, e con lui l’insegnamento, la lezione vitale.
Occuparsi di teatro, scrivere i testi, portarne avanti la regia e quanto inerente di volta in volta allo spettacolo, sicuramente è un dono ma soprattutto uno sprono a combattere la nostra voglia di rintanarci nel nulla, nel non visto, osservato e compreso.
Anna Mauro “fa teatro” e lo fa prendendoci a spintoni con un sorriso, spesso accompagnandoci alle lacrime grazie a una risata. Lo fa con il cuore da giullare che tutto assolve e la mente da precettore che non tollera la sconoscenza.
Non si risparmia, considerandosi persona fortunata che con passione riesce a portare avanti il lavoro che ama.
Sa dire dei bambini, come degli anziani. Racconta dei ricchi per ricordarci i diseredati.
Si fa beffa del mondo femminile così come in troppi lo vorrebbero rappresentato, per mettere in luce la reale bellezza al di là dell’aspetto o dell’età.
Non è un caso e neppure un vezzo, per lei, dichiarare che “il teatro è la voce degli invisibili”.
L’ho incontrata un giorno d’estate, quello che a molti sarà sembrato il giorno più caldo della vita fino al successivo uguale oppure peggio. Appuntamento in una città che non era la sua adorata Palermo, ma rendeva bene comunque il senso del bisogno di leggerezza, di riscatto e soprattutto il bisogno, che sempre più dilaga in Sicilia e non solo, di urlare. Urlare a più non posso, come lei stessa spesso afferma.
Sedute a quel tavolino il tempo sembrava essersi fermato, e perfino il caldo si era trasformato in cosa da poco, perché Anna sorrideva di un sorriso che da solo era già definitiva comunicazione, presa di posizione. Chi sa davvero sorridere e non solo atteggiare i tratti del viso, sa bene quanto anche questo sia atto deciso e coraggioso.
Anna non manca di coraggio, crede nelle persone così come crede in un vero sorriso.
Vorrei restare in quella sua espressione e nutrirmi ancora dell’energia che trasmette, ma il tempo scorre troppo velocemente tra una granita di gelsi e un mandarino al limone. É il momento delle parole:
Al di là di quanto ci si aspetta da una donna lavoratrice e artista, cosa vorresti davvero urlare a me e a noi tutti, a parte “Non toccare la mia granita”?
Sono viva! Sono viva! Sono viva!
Sono certa che tu non ti sia mai pentita delle scelte fatte in campo artistico, ma cosa davvero potrebbe essere battuta d’arresto momentanea o definitiva per te?
La morte. La morte del mio entusiasmo, la morte delle mie motivazioni, la “mia” morte.
Progetti futuri?
Vivo alla giornata. Ho fatto mie le parole di mia nonna: ”Il domani non ci appartiene”
Esperienze da non ripetere?
Nessuna, rifarei esattamente tutto quello che ho fatto.
Il riconoscimento che più ti ha dato gioia?
Le parole di uno studente che aveva assistito ad un matinè: “vorrei che tutti i giorni della mia vita mi vedessero così felice”.
Come immagini il futuro della tua compagnia artistica?
La mia compagnia artistica, Radici di Sole, è già nel futuro.
Di quale tua rappresentazione non smetteresti mai di raccontare?
Del Barbone di Partanna, che è il puzzle della mia poliedricità caratteriale.
Se me ne parli m’impegno ad offrire io il prossimo giro di mandarino al limone
In particolare, la scintilla è scoccata nell’agosto del 2006, giusto nell’Anfiteatro di Partanna (Trapani). Sembra una favola… Nel pomeriggio di quel magico agosto, mentre osservavo commossa i nostri tecnici che montavano le scene, combattendo un vento gelido, mi addormentai sui gradini dell’anfiteatro. Fu allora che nella mia mente iniziarono a sovrapporsi immagini di volti seminascosti da cappellacci, di corpi infagottati in abiti informi, di coperte e cartoni. Al risveglio, sporca di terriccio, ero tale e quale a loro. Questo mi portò a riflettere su quanto in ognuno di noi ci sia un barbone che si manifesta più volte nel corso della nostra esistenza, quando sentiamo la necessità di rompere con il mondo, di fuggire dalla realtà, di non essere più riconoscibili, tante sono le negazioni e le umiliazioni subite.
Ti sei rifatta a realtà conosciute, reali incontri?
Sì. Strano il destino, incontrai una persona l’indomani della rappresentazione di Partanna. Era una barbona sui gradini della Chiesa di S. Giuseppe, ai Quattro Canti, giocava con una vecchia bambola e un trenino sgangherato, talvolta rimproverandoli perché non eseguivano quello che lei richiedeva. Trascorsi più di quarantacinque minuti, seminascosta dalla cupoletta di un negozio di fronte alla chiesa e, affascinata, cominciai a farmi una serie di domande: l’idea del barbone di Partanna si stava insinuando nella mia mente e nel mio cuore.
Qual è il momento magico in cui dimentichi chi sei, cosa fai e a quante formiche hai dato da mangiare fino a poco prima?
Il momento in cui giro la chiave nella toppa della sala prove.
Mi dicono che nutri un amore segreto ed esagerato per l’anguria. So, per vie traverse, che mangiare è una tua passione, anche se a vederti non lo si direbbe. Confermi?
Confermo. Ognuno di noi è quello che mangia. Io amo il dolce, il salato, l’amaretto, l’agrodolce. Il cibo appaga, rivitalizza, energizza…. Poi magari arrivano i sensi di colpa, ma penso che il mangiare sia dei vivi e io sono viva! Sono viva!
Prima di salutarti riuscirò ad assaggiare la tua granita?
L’ho già fatta fuori, mi spiace.
La saluto con un abbraccio e la certezza che ancora, in futuro, avrò tanto altro da raccontare di Anna Mauro.
Dice di sé:
Scriborroica, femminopatica, dimostro il doppio degli anni che ho, ma grazie al teatro é come se ne avessi vissuto il triplo, rimanendo comunque bambina dentro. Sono l’unica eccezione alla regola “L’ironia è delle persone intelligenti”. Soffro di letargia, onicofagia e picacismo.
Malgrado ciò, mi sono stati conferiti numerosi riconoscimenti.
Avrei preferito moneta sonante, pazienza, questo mi è stato dato:
“Socio Onorario dell’IWA” (International Writers And Artists Association) – Per i distinti meriti letterari, intellettuali ed artistici come anche umanistici – Settembre 2002.
“Best Literary Activist (Italy) – The Best of the Year 2003” – IWA Dicembre 2003.
“Best Theatre Activist of Italy nell’anno 2005” – IWA Dicembre 2005.
“Ville de Tarascon for Theatre Director and Play-Wright” – Maggio 2006.
“Premio Rosa Balistreri” – Agosto 2013
Dimentica di raccontare e aggiungo:
Ha scritto e diretto un numero considerevole di Commedie, Drammi, Farse, Rappresentazioni teatrali per ragazzi, Raccolte di monologhi, Opere Cabarettistiche e tanto altro ancora.
Ha collaborato in diverse Fondazioni con impegno civico, ma oggi più che mai chiarisce la sua posizione dichiarando “la parola – mafia – mi fa schifo, ormai anche la parola – antimafia -”
Rintracciabile sul suo sito: http://www.annamauro.it
clelia pierangela pieri
Categoria: arte, Interviste, poetarumsilva, TeatroTag: Anna Mauro, arte, barboni, cabaret, Clelia Pierangela Pieri, commedia, coraggio, donna, dramma, farsa, impegno, ironia, libertà, Mafia, monologo, Palermo, Partanna, passione, Sicilia, teatro
Il presente blog collettivo non è da ritenersi testata giornalistica, fondando la sua attività solo sulla libertà d’espressione creativa, che da sempre ha animato il progredire del pensiero universale.
Grazie, Clelia!
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Grazie a te, Anna.
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