Gian Giacomo Menon – Quindi per me ora blu – Kappa Vu – euro 22,00
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Libro magnetico e destabilizzante. Per lo stesso motivo: si raffigura in ‘Qui per me ora blu’ di Gian Giacomo Menon, a cura di Cesare Sartori, edizioni Kappa Vu, la vita di un uomo che ha percorso gran parte del secolo scorso raccontandosi in versi: circa centomila poesie, centinaia di migliaia di parole dove si depositarono, come scrisse Menon stesso, «solo esasperazione problemi e non problemi del mio tempo».
Gian Giacomo Menon nacque a Medea, oggi in provincia di Gorizia ma allora austriaca, nel 1910. Dopo le lauree in giurisprudenza e filosofia insegnò storia e filosofia nel liceo classico Stellini di Udine ad almeno due generazioni di studenti friulani. In vita sua pubblicò pochissimo, dal 1957 abbandonò ogni forma di vita mondana per una «decisione di assenza» che gli fece trascorrere in casa, escluse le uscite legate all’insegnamento, oltre metà della sua esistenza.
Si deve soprattutto a Cesare Sartori, che con Menon si diplomò allo Stellini, la (ri)scoperta di un personaggio la cui vita isolata, la cui apparente assenza, la cui continua, insistente eruzione di versi non possono non attrarre ed allo stesso tempo destabilizzare, porci di fronte alle domande che chiunque si occupi di poesia si pone, e trovare risposte come «la poesia non serve a nessuno, è tempo perso, è roba troppo privata, eventualmente serve solo a colui che la inventa, che la scrive e la salva solo per sé, per una nuova chiarezza e convalida».
Le ‘note a margine dello sconforto’, appunti dell’autore in calce alle sue poesie, sono poi un libro nel libro, uno scarto, un piano-sequenza di illusioni e disincanti.
© Michele Obit
***
Grande tenda del circo,
un cielo rubato.
Lassù è stupore negli occhi
in bilico sui trapezi
per l’illusione di un’ora,
per l’ansia inventata in un attimo.
Nessuna stella vera,
nessuna nuvola,
solo ripercossi lustrini,
chimeriche cartapeste.
Ma ora se ne è andato.
Restano foglie
spazzate da vento
e, sopra, il cielo
con la sua tenda di luna
e tu vera adesso
in bilico sul mio cuore
per l’illusione di sempre
per l’ansia di tutta una vita.
*
due punte rimasero
nere e confitte nella palpebra
come la svolta del respiro
pietra abitata nei circuiti della luna
canali di risorgenza
né meridiane né clessidre fermano il passo
ed è traguardo la pena
caparbia lacrima nascosta fra le ciglia
non chiedermi dei mostri
sino all’alba aprono il fuoco delle narici
e ogni spada di preghiera si piega
i grandi imperi dentro di noi
assalto di cavalli e di tende
i deserti gettati sulle città
perché sia una sola bandiera
il tuo cupo colore
morire prima della morte
*
Accetta queste lunghe parole,
non chiedermi altro.
La terra ha chiesto la pietra,
il cielo lo spazio dei venti,
l’autunno un’avventura di foglie,
lo scorpione l’artiglio,
il mio cuore la pena di te.
***
Le poesie di Menon sono anche sul web all’indirizzo http://www.giangiacomomenon.it
Una replica a “Gian Giacomo Menon – Quindi per me ora blu (di Michele Obit)”
un poeta degno di attenzione!
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