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Edoardo, classe 1947

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(fotografia di Renzo Bilenchi, di PalestraDigitale)

Edoardo ha passi piccoli e scalzi, anche in pieno inverno. Porta sempre con sé un libro perché leggendo può capire meglio quello che sta intorno. Si lamenta in continuazione della città, del mare, del freddo o della pioggia. L’altra sera, seduto in enoteca, ha ordinato il solito bicchiere di vino bianco e togliendosi gli occhiali, tutto rosso in faccia, ha iniziato a recitare un Padre nostro ad alta voce. Alcune parole erano diverse, ma il senso non era cambiato: Lui nei cieli, il pane quotidiano, i debiti e i debitori. Ha esitato solo sul liberarci dal male. Perché, ha detto incrociando il mio sguardo, se ci toglie il male cosa ci resta?

Ogni mattina lo puoi trovare sulla spiaggia; arriva con l’aliscafo e inizia a controllare il lavoro delle onde. Queste, nella notte, hanno spinto le bottiglie di plastica in direzione della strada, riportando nel buio dei fondali i cocci di vetro e le mattonelle. Tanto i pesci si abituano a tutto, avrà pensato; alle lattine, ai copertoni, alle bottiglie di plastica o di vetro e anche all’uomo. Ogni tanto, di notte, il mare espelle ciò che non gli appartiene; lascia tutto sulla spiaggia.

Certe mattine, all’alba, Edoardo si confonde tra gli uomini che fanno avanti e indietro, alcuni con il metal detector e altri con una semplice rete. Con la maschera e il boccaglio, sott’acqua, con aperti estranei occhi Edoardo guarda un mondo totalmente diverso dal suo. Quando appoggia un piede sul fondale, i pesci si avvicinano in cerca di cibo, per poi allontanarsi di nuovo. Due di questi, due aguglie, si seguono, sembrano giocare tra di loro e gli girano intorno, senza avere paura. Forse non sanno che li guarda. O forse per loro è normale. Normale come fare giravolte dentro un copertone in fondo al mare.

A sinistra, dopo tutte le montagne, l’Etna resta bianco di neve. Alle spalle, dopo tutto questo mare, Stromboli ha ripreso a fumare. Intorno, la città inizia a muoversi, mentre un odore di caffè invade le strade.

© Marco Annicchiarico

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Il racconto ha vinto (ex aequo con Frank è ora di Andrea Cappello) il concorso “Fotoracconto 2013” organizzato dagli Archivi del ‘900 – Anteprima in collaborazione con Palestra Digitale fotografia ad Alta Sensibilità.


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