di Stefano Crescenzi
firenze
il nulla del ridente passato
si scioglie come cenere
nell’acqua piovana
di piazza san giovanni
cammino e raccolgo
la mia solitudine
in un nugolo di piazze
ancora rapprese
tra mille stradine
alla memoria dei morti
* * *
brandelli di vita
si stanno
sgualciti
alla mia parete
come panni sporchi
del giorno
prima
* * *
l’immagine riflessa dei vetri d’acqua
si colora di limpide tinte iridate
e nuovi bagliori ancora splendono in simboli infocati
le lastre di terra del suo cammino
sanno ancora di foglia riarsa e umido sentore
ma un passo dietro l’altro è solo un calpestare
l’immagine riflessa dei vetri d’acqua
* * *
la coltre di polvere di ogni attimo
è il nuovo specchio di un moto apparente
il finto fluttuare della rude corteccia
scavata da sempre dai solchi profondi
di un evo che corre fra futuro e passato
nella folle corsa di voci perenni
* * *
L’angoscia di una sera è rimanere soli
con i propri passi e i battiti cadenzati
di pensieri vecchi e nuovi.
Ogni strada è sempre uguale
e un lampione non sa dare
quella luce che non senti.
Ci vorrebbe qualcuno, una donna
o forse un dio che aspettasse paziente
il tempo loquace o uno sguardo nuovo.
Ma quel fondo di strada che ti vedi
dinanzi è vuoto come il mondo
che neppure sai sfiorare.
* * *
Odo il fruscio
delle foglie e del vento
il freddo respiro
dell’aria di tempesta.
Le piccole lampade
nell’ora del crepuscolo
sono pallide luci
per chi ascolta
e non guarda.
* * *
lieve mi ha sfiorato
l’attimo
e dilegua in riflessi
di fiaccole e falò
dove brucio perenne
la carne e il sangue
di una nuova luna
hai lasciato la cenere
e il lento stillicidio
di rosse gocce
che si fanno gelo
all’eterno tramonto
* * *

Una replica a “Poesie inedite di Stefano Crescenzi”
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