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Il Sublime metropolitano: forma di un contenuto (seconda parte)

Parigi nebbia 2

– Arthur Rimbaud: la dispersione dell’io

L’immaginario urbano caratterizza direttamente alcuni poemetti in prosa delle IlluminationsVilles I, Villes II, Ville, Métropolitain, Ouvriers… Analizziamo Villes I, il testo che comincia con “L’acropole officielle”. Come André Guyaux ha osservato, l’effetto di Sublime è ottenuto qui attraverso l’uso ripetuto di forme superlative o comparative (“les conceptions de la barbarie moderne les plus colossales”; “des locaux vingt fois plus vastes qu’Hampton-Court”; “les subalternes que j’ai pu voir sont déjà plus fiers que des Brahmas”), e attraverso immagini di grandezza assoluta (“Impossible d’exprimer le jour mat produit par le ciel immuablement gris, l’éclat impérial des bâtisses, et la neige éternelle du sol. On a reproduit dans un goût d’énormité singulier toutes les merveilles classiques de l’architecture.”; “Quelle peinture! Un Nabuchodonosor norwégien a fait construire les escaliers des ministères”; “j’ai tremblé à l’aspect de colosses des gardiens et officiers de constructions”; “Ce dôme est une armature d’acier artistique de quinze mille pieds de diamètre environ”). Assistiamo all’abdicazione linguistica dell’io di fronte all’incommensurabile: “Impossible d’exprimer”; “Le haut quartier a des parties inexplicables”; “j’ai cru pouvoir juger la profondeur de la ville. C’est le prodige dont je n’ai pu me rendre compte: quels sont les niveaux des autres quartiers sur or sous l’acropole? Pour l’étranger de notre temps la reconnaissance est impossible”. Rispetto al Sublime metropolitano, il soggetto è diventato “l’étranger de [son] temps”. La sua afasia funziona però alla maniera di una negazione freudiana, e un’altra lingua nasce dallo scacco dell’io: sono le vie della veggenza.

Le idee espresse da Rimbaud nelle sue due lettere del maggio 1871 (le “lettere del Veggente”) sono ormai famose: la possibilità “d’arriver à l’inconnu par le dérèglement de tous les sens”; l’alterità dell’io ( “JE est un autre”;  “Je pense: on devrait dire on me pense”). Tuttavia, una distinzione è necessaria: per quanto riguarda la poetica d’autore, la veggenza è una forma di conoscenza interna ed esterna al tempo stesso; dal punto di vista della storia letteraria, si tratta invece di un individualismo formale più accentuato. La città evocata da Rimbaud è una città per lo più soggettiva, psicologica, in cui domina per esempio la confusione evocatrice dello spazio (Hampton-Court, Nabuchodonosor norwégien, Sainte-Chapelle…) e del tempo (merveilles classiques, arcades, diligence, gentilshommes…). Il testo si sviluppa lungo una serie di giustapposizioni e analogie, secondo un movimento centrifugo che porterà alla sparizione della città e del soggetto (“le faubourg se perd bizarrement dans la campagne”). La dissoluzione delle strutture retoriche tradizionali e la dispersione dell’io vanno insieme. La rappresentazione del Sublime metropolitano è cambiata: nell’individualismo formale di Rimbaud, l’incommensurabile della città e l’incommensurabile psicologico sono diventati indistinguibili.

@Andrea Accardi

Prima parte il 19 febbraio.

 

 

Una replica a “Il Sublime metropolitano: forma di un contenuto (seconda parte)”


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