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K. Mansfield e V. Woolf – un incontro al femminile, le biografie di Nadia Fusini

Possiedo la mia anima: il segreto di Virginia Woolf è un’opera straordinaria. Non si tratta di una semplice biografia, ma di un’indagine nel segreto, appunto, della scrittrice inglese più controversa e geniale nel panorama del primo ‘900. Nadia Fusini ha un vantaggio su chiunque voglia avvicinarsi a Woolf nel tentativo di scrivere una sua biografia: Fusini è traduttrice, e che traduttrice. Sue sono le più belle parole italiane della voce di Virginia Woolf, suo è il personaggio della Signora Dalloway, o della signora Ramsey (To the lighthouse), suoi sono i sei protagonisti di Le onde (The waves), romanzo sperimentale che rappresenta probabilmente l’opera più grande della scrittrice, opera purtroppo sottovalutata dai lettori per la sua complessa struttura narrativa. Nei suoi capolavori e nei suoi diari privati, resi pubblici dal marito Leonard (l’appellativo affettuoso dei coniugi era I lupi), Nadia Fusini si inserisce come uno specchio trasparente, attraversabile, che fa da filtro nel dipingere la figura di Virginia Woolf. Le intuizioni di Fusini sulla personalità di Virginia sono disarmanti per l’acume e la precisione con cui vengono proposte a un lettore, quasi come se l’una fosse riuscita a penetrare nella storia e a entrare in contatto (o in possesso, appunto), tramite la parola, con l’anima della grande scrittrice e con il suo ‘segreto’. Un segreto che sottointende tutto ciò che l’animo femminile tace di sé e ha taciuto nei secoli di Storia. La nevrosi di Virginia è la nevrosi di un’epoca, e della donna colta e sensibile inserita in quell’epoca; questo emerge molto chiaramente dalle pagine della biografia così come dai romanzi di Woolf stessa: “[…] Si immaginò che nelle stanze del cuore e della mente di quella donna, che la stava fisicamente toccando, stessero custodite come il tesoro nelle tombe dei re, tavole e scritti sacri, che a saperle leggere le avrebbero insegnato tutto, ma mai sarebbero state esibite apertamente, mai rese pubbliche. […] Ma come si faceva, s’era chiesta, a sapere questo e quello della gente, se la gente è così sigillata? […] (da ‘Al faro’ – To the lighthouse, 1927).

Le figure femminili che attraversano la vita di Virginia Woolf sono le più diverse e le più interessanti; Vita Sackville-West, con la quale è probabile che Virginia abbia intrattenuto una relazione amorosa (se non erotica), ma anche la sorella Vanessa, e Katherine Mansfield. Proprio lei. L’incontro fra le due scrittrici avviene nel 1920 a Hampstead, dove Virginia e Katherine trovano subito un’intesa forte: “Era bello stare lì con lei; Virginia capì che non c’era niente che le potesse dare la stessa profonda emozione che le dava una donna intelligente, sensibile, libera – una donna identica a lei. Perché Katherine era proprio come lei: una donna che capiva la letteratura, e sapeva scrivere. […] Ma era anche invidiosa, gelosa.” (da Possiedo la mia anima., p. 122). In quell’anno Virginia sta scrivendo La stanza di Jacob ed è invidiosa della scrittura di Katherine, vorrebbe scrivere esattamente come lei.
Dal canto suo, KM (così Fusini fa chiamare Mansfield da uno dei personaggi del libro: ‘la figlia  del sole – vita ardente di Katherine Mansfield’) non vive la vita sedentaria di Virginia e non ha ‘tempo per l’invidia’, ma è “una donna complicata e vuole cose contraddittorie” (cit. p. 33), esattamente come Virginia Woolf, e in questo si riconoscono incontrandosi. KM brucia tutto, brucia i suoi anni (muore a soli trentaquattro anni di tubercolosi), e mentre Virginia nei diari confessa che “La fatica di andare a Londra è troppo grande” (Diari, 25 ottobre 1920), Katherine conduce una vita che definire movimentata è un eufemismo: “A Londra, nel dicembre del 1912 KM ha ventitré anni,” scrive Fusini “è in Europa in modo stabile dall’agosto del 1908 e ha già avuto molte esperienze – d’amore, di sesso: un aborto, anzi, due aborti e una peritonite, dopo la quale non potrà avere figli. E’ una ragazza avida di incontri, impulsiva, promiscua, confusa e autodistruttiva.” (da la figlia del sole, p. 18)

KM nel 1920

Le due figure di scrittrici si incontrano e si scontrano in queste biografie di Nadia Fusini, che riesce a dipingere con forza ma pure con delicatezza l’immagine controversa di due vite intellettuali dei primi del ‘900, due vite diverse ma identiche nel loro aspetto fondamentale e per così dire ‘primigenio’: essere una donna scrittrice, un motivo caro alla produzione saggistica di Virginia Woolf (A room of One’s own – Una stanza tutta per sé, 1929) e che si agita nella condotta di vita di Katherine Mansfield, anima avventurosa, una vera e propria figlia del sole che rivendica una sua libertà intellettuale, una donna che “in quei nomi di pittrice, scrittrice, musicista non cerca un’identità, ma l’espressione” (da La figlia del sole, p. 22)

Bibliografia:
N. Fusini, Possiedo la mia anima – il segreto di Virginia Woolf, Mondadori 2006
N. Fusini, la figlia del sole – vita ardente di Katherine Mansfield, Mondadori 2012
V. Woolf, Diario di una scrittrice, minimum fax 2005 (Prefazione di Ali Smith, Introduzione di Leonard Woolf)
V. Woolf, To the lighthouse, 1927

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