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Marco Benedettelli – La regina non è blu

Marco Benedettelli – La regina non è blu – Gwynplaine edizioni – 2012

In questa raccolta di racconti, spaziando dal giornalismo al vissuto, dall’invenzione pura alla realtà, Marco Benedettelli mostra tutto ciò che sa fare, con una tastiera davanti o con una penna in mano. In entrambi i casi è la profondità di sguardo che decide. Benedettelli sa vedere le cose in prospettiva e laddove questo risultasse impossibile, ne immagina una diversa. Sa essere profondo e incisivo, abbinamento non facile da trovare in giro. Del suo talento   mi ha colpito la facilità con cui nello stesso racconto un attore riesca ad analizzare una situazione e, contemporaneamente, a delirarci dentro, preda dei fatti. Come nota, in prefazione, Angelo Ferracuti non sono affatto distanti il racconto Orwelliano di pura invenzione che apre il libro e quello giornalistico Morte ad Abu Salim. Così come l’alienazione (e la solitudine) del brano ambientato in un Call Center (basato sull’esperienza realmente vissuta dall’autore) è vicina, ad esempio, a quella del ragazzo che lavora al bancone di un trattoria italiana all’estero, che mentre aspetta l’arrivo dei clienti (forse di una in particolare) si perde dietro la sua fantasiosa malinconia. La visione del lupo solitario, più che la solitudine, accompagna tutto il libro. I lupi sono soli anche quando stanno in mezzo al branco e colgono le differenze, registrano i dettagli, sono vigili e attenti, curiosi e diffidenti. Sono vivi. Il lupo rielabora, si commuove e, se deve, attacca. La scrittura di Benedettelli è minuziosa, agile e precisa, chirurgica e cristallina. Si alternano brani lunghi ad altri molto brevi e fulminanti (come le cornici in precedenza pubblicate in Argo VIXI). i protagonisti sono dei non-personaggi che, spesso, subiscono gli avvenimenti, che si tratti di guerra, malattia, amore, imprevisto, grottesco, ci si ritrovano dentro un po’ come capita a tutti nella vita; si muovono dentro scelte già fatte da altri e lì in mezzo – improvvisando – danno il meglio o il peggio di sé. Marco Benedettelli sa essere ironico e sa “soffrire”, l’angolo da cui parte il suo punto di vista è estremamente ampio e, di conseguenza, ricco. In conclusione, pare, che colga nel segno, facendo luce su molte questioni chiave dei giorni nostri, con la necessaria cura.

(c) Gianni Montieri

Un racconto breve dalla sezione “Cornici” : XI

Perché lui pensava di non essere capito, e che tutti fossero cattivi e pronti a ferirlo. Perché per lui l’unico modo di non sentirsi risucchiato nel vuoto era primeggiare. Solo così si sentiva accettato. E lo lacerava vedere gli altri che lo respingevano e che non ne volevano sapere di soddisfare questa sua pulsione, e che anzi erano pronti a prendersi gioco di lui, ad isolarlo, a ribaltare il suo desiderio di dimostrare la sua superiorità in un opposto distorto e ridicolo. Li vedeva ridere di lui, prenderlo in giro, imitarlo con crudeltà. Fare le facce strane mentre parlava e lanciarsi occhiate. Che poi erano tre o quattro le persone che lo ossessionavano e intorno a cui i suoi pensieri restavano avvinghiati. Figure intercambiabili, che si rinnovavano di periodo in periodo, da una sua stagione esistenziale all’altra. Gli sembravano iene, esseri grigi, anime putrefatte. Camminava e si mordeva il palmo della mano per sfogare la sua rabbia e si lasciava il segno dei denti sulla carne. Così era finito in  un fosso, un inferno nero come il catrame che trasformava le sue giornate in una landa di sassi.

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Biografia: Marco Benedettelli è nato ad Ancona nel 1978. Lavora come giornalista freelance per varie testate nazionali e si occupa di temi sociali, flussi migratori e politica estera. Cura, per passione, il blog di reportage gastronomici Tantoebene, fa parte del gruppo di scrittura 48ore ed è tra i fondatori e i coordinatori di “Argo – Rivista di esplorazione”, periodico di letteratura e cultura. È selezionato nell’antologia di racconti inediti del concorso Pagine Nuove, riservato agli under 40 delle Marche.


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