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Roberto Cescon: poesie

La direzione delle cose

La mano sulla sveglia ferma la notte
nel tempo che ancora ci prendiamo.

La tapparella taglia i contorni.

L’acqua nel termosifone è l’inizio
del giorno, le cose da fare.

Se dico ciabatte, armadio, servomuto,
so come arrivare alla porta.

La direzione delle cose è nelle parole
che dico, ma esiste prima.
Quando mi colpisce, cerco parole
per dirla, ma spesso non bastano.

Forse nel buio le cose
hanno una loro intelligenza
perché sono più di quello che siamo.

 

*
Le cose che compriamo

Andare al supermercato è un modo
di rinnovare le promesse matrimoniali,
riempiendo i carrelli di offerte
e qualche sfizio, dopo esserci chiesti
più volte se vale la pena.

Ci fa sentire una famiglia.

Per le corsie pensiamo cosa manca
nelle antine della cucina bianca.

Alla cassa la commessa bionda
già ci conosce, passa sul rullo i codici
delle cose e noi le imbustiamo.
Lei ormai sa cosa ci piace.
Lo saprà anche di altri.
Le cose che compriamo ci raccontano.
Il mese scorso ha visto il test
dell’ovulazione. Oggi gli assorbenti.

 

*
Ecco, sono uscite

L’indice attorciglia i riccioli neri,
il pollice schiaccia veloce i tasti
sulla panchina e allunga la ballerina
sopra la coscia dell’amica,
anche lei tra le borse di ecopelle
muove le dita sul tastierino rosa.

È un maggio che immagina il sole,
un pomeriggio di aiuole e semafori.

Ecco, sono uscite, volevano parlare.

 

*
Un vecchio e un bambino
su una panchina del parco.

Il bambino ha le storie tra le mani,
non smetterebbe mai di giocare
perché è un soffio sotto la pelle.

Il vecchio guarda i rumori del parco,
le cose dei giorni sono i luoghi
delle parole.

Un vento li riempie, e gli occhi,
gli stessi, anche se sono cambiati.

Tra i due un libro, l’hanno letto insieme.

Ora è rimasto il tempo di andare
come sono stati.

Un vecchio e un bambino
su una panchina del parco.
Ecco, io sono così.

 

*
Le donne dei poeti

Le donne dei poeti sono sante
chilometri e serate per sentirli
e dire sempre bene, è andata
bene, come al solito.

Sorridono davanti
pensando che col premio il poeta
pagherà l’assicurazione.
Sorseggiano in disparte
sperando che non faccia troppo tardi.

Talvolta, dopo essersi annusate
quanto basta, si siedono vicino
ad altre donne di poeti
parlando di vacanze, vestiti,
che il poeta non fa la lavatrice,
e biasimano gli altri menestrelli,
pesanti e incomprensibili.

I poeti sono molto fortunati
perché le donne stanno insieme a loro
non certo per i soldi,
ma perché poeta è la ciliegina
su qualcosa che all’inizio era perfetto.

 

*
La prima volta quel battito
è una raffica che affiora
da profondità di cellule.

Per paradosso la vita è un battito
che rallenta, perché tra sussulti
si riavvolgono i giorni.

Anna dice quel battito
sotto lo schermo sarà interista
e già gli piace la nutella,
come se i desideri fossero sagome
da far combaciare
perché il bene è il rovescio della paura.

È scattato un conto alla rovescia
per nascere e diventare creatura
e un altro lungo un orizzonte
per diventare padre.

 

Nato nel 1978 a Pordenone, dove vive e insegna. Ha pubblicato Vicinolontano (Campanotto, 2000) e il saggio Il polittico della memoria. Aspetti macrotestuali sulla poesia di Franco Buffoni (Pieraldo, 2005). Sue poesie sono apparse nella rivista «Atelier» (marzo 2012) e suoi racconti nell’antologia Scontrini (Baldini&Castoldi, 2004), nella rivista «‘Tina» e su www.ombelicale.it. Ha pubblicato La gravità della soglia (Samuele Editore, 2010). È tra i curatori della ‘Festa di poesia’ e collabora all’organizzazione dei festival letterari ‘Pordenonelegge’ e ‘Notturni di_versi’. È tra gli organizzatori del ‘Premio Teglio Poesia’ (http://tegliopoesia.wordpress.com). Il suo blog è robertocescon.com.

16 risposte a “Roberto Cescon: poesie”

  1. Belle anche per me. Ci sento un leggero filo autoironico, nella lucida esposizione e presa di coscienza. Apparentemente pacate, riescono invece a penetrare nelle letture successive.
    Diverso, nella forma e nei modi, da altri poeti del “nord-est”, ma ugualmente riconoscibile
    come area di appartenenza, per quella voce concreta, che spesso ritrovo in autori di quelle zone. Scevra di orpelli e richiami eccessivi, credo abbia una giusta base di partenza per ulteriori “scavi”. Mi piacerebbe leggere altro di questo autore e cercherò un pò in rete,
    magari partendo proprio dal suo blog :)
    Un saluto e un ringraziamento a Gianni che ce lo ha proposto.
    vincenzo celli

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  2. a differenza degli altri che hanno commentato, io in questi versi non trovo nulla: né il ritmo, né la metrica, né la tecnica, né la bellezza. niente di niente.

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  3. se difendete questo ”poeta” per amicizia, vi capisco; se lo fate perché davvero vi piace, allora vi compatisco

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    • Più che difendere, qua si tratta di capire come mai un post di maggio 2012, di colpo, desti così interesse (ce lo dicono gli ingressi) delle ultime tre settimane; inoltre, personalmente, siccome sono pigro e so che non lo farei, mi domando perché una volta ripescato dal passato un post di un poeta che non mi piace per nulla io dovrei prendermi la briga di scrivere che non mi piace per nulla. Solo curiosità, lo scrivo con molta simpatia. Si ritenga il benvenuto Gabriele

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  4. grazie del benvenuto. ho deciso di commentare questo post perché ho saputo che l’autore ha pubblicato da pochissimo con Ladolfi una nuova raccolta. su FB se n’è parlato, e credo se ne parlerà ancora e anche in altra sede. non condivido per niente la poetica, chiamiamola così (se proprio dobbiamo osare…) dell’autore, come non condivido affatto le scelte della poesia contemporanea italiana, che mi pare fatta con lo stampino, senza vere innovazioni, senza stimoli puri; tutti (se avete il coraggio, o il tempo, o la santa pazienza) di leggerne qualcuno, gli autori di ”oggi” trattano le stesse cose. in altri blog, e su FB, ho parlato di un atteggiamento da signorine innamorate, uguale per maschi e femmine: il poeta (e vabbé, concediamogli ‘sto titolo tanto agognato…) parla dei suoi sentimenti come se nemmeno fosse lì, come se per caso stesse passando in quel preciso momento, come se non sapesse nemmeno chi è. fatemi capire: volete parlare di voi stessi? va bene, ma fatelo con convinzione. volete parlare di altri? va bene anche questo, ma non fate gli sbadati, i distanti, i sognatori. e poi, una pecca che non perdono agli autori di ”oggi”, è quell’autoriferirsi del poeta (e ridiamogli ‘sto titolo, dai…) come se parlasse di un dio che tutto sa e tutto vede. quando capiranno che è stupido, e ridondante, e inutile alla poesia, allora forse la smetteranno di imbonirci con i loro versi stucchevoli. Sapete chi salvo? Due donne, la Leardini de ”La coinquilina scalza” e Annalisa Teodorani, che scrive in dialetto.

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  5. a me consigli non ne ha mai dati, agli altri non so. quindi non puoi giudicarmi. se vuoi farlo, vatti a cercare la mia raccolta ”Urla nell’acqua”, edita da OTMA nel maggio di quest’anno; leggi e capisci cosa intendo io per poesia. mica devi giudicarmi perché ho letto la Leardini. se ti riferisci alle sue ultime cose, posso capire la tua ilarità, perché sono un semplice rifare il già fatto; ma la sua prima raccolta era buona. o per lo meno, a me è piaciuta. ma tu certo sei un lettore molto più fine di me, visto che preferisci Cescon.

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    • Gabriele è passato dal lei al tu in una sola mossa e il tono non mi pare più lucido come prima, se vuol continuare il dibattito le do un paio di suggerimenti, il primo riguarda la Leardini: mica Michieli parlava di eventuali consigli a lei, si riferiva – naturalmente – a una rubrica che teneva la Leardini stessa. Secondo, MIchieli non ha scritto di preferire Cescon, questo è un blog non una lista di preferenze. Abbiamo preso nota del suo libro visto che teneva a farcelo sapere. Buonanotte

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  6. ah, ma tutta ‘sta tiritera per farci sapere che ha pubblicato una raccolta quest’anno?
    come vengo a saperle male certe cose…

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  7. sono Lor Signori che mi provocano. io mi sono solo difeso. chiedo venia per aver arrecato a Lor Signori un dispiacere, non succederà più, non temete

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    • e chi la provoca? lei commenta noi si risponde, noi si domanda lei si scuote, nulla di grave, nessun dispiacere, anche un filo d’ironia non guasterebbe. buona giornata

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