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In quella parte di te che credevi blindata: Criogenia, Giselle Lucía Navarro (di Annachiara Atzei)

Un proiettile. Un proiettile può cambiare per sempre il destino di una persona. Colpisce privando di ogni facoltà. Ferisce a morte. In Criogenia, la raccolta di poesie di Giselle Lucía Navarro pubblicata per Ensemble, si ricostruisce una vita a partire da una ferita mortale attraverso l’espediente letterario della ibernazione di un corpo. La possibilità di crioconservazione dell’essere umano dopo il decesso, nella speranza di preservarlo per un eventuale risveglio, coincide, per l’autrice, con un percorso di rinascita o – se si vuole – diventa procedimento di
ricomposizione emotiva e spirituale.



La figura, dissezionata in ogni sua parte, entra con prepotenza nell’opera come forma di drammaturgia. Pelle, polmoni e fronte, ma anche braccia, gola o cuore, costituiscono il filo rosso che lega tutti i testi e sono contemporaneamente metafore per affrontare riflessioni più profonde.
Anzitutto, quella sull’identità. La giovane scrittrice cubana avverte l’influenza delle proprie radici e il legame solido con il paese d’origine e scrive: “Un uomo che si distacca e nega la sua radice/ potrebbe essere una struttura fallita./ Mi sono seduta a tavola con i miei avi/ e gli ho servito un pezzo del mio vuoto in ogni piatto”. Il confronto generazionale, gli insegnamenti degli anziani, lo sprone dei familiari più vicini hanno contribuito a formare la sua coscienza e accresciuto il desiderio innato di proiettarsi in avanti seguendo aspirazioni e convinzioni. Lo strumento per farlo è la poesia – o, più in generale, l’atto creativo – che, insieme, rappresentano un altro degli argomenti ricorrenti all’interno di questo lavoro. La poesia, in particolare, è concepita sia come fatto individuale che come realtà collettiva ed è, essa stessa, futuro perché immancabile portatrice di un messaggio.
C’è, poi, il tema del tempo: memoria e nostalgia, età ed eredità lo compongono, ne segnano il passaggio e si fanno punti di non ritorno nella maturazione dell’artista che, nel cammino individuale, giunge a constatare che l’innocenza è perduta e che la libertà è anche un fatto di immaginazione. Per la poetessa, l’emancipazione – ed ecco che ai precedenti si aggiunge un ulteriore spunto di analisi – è tanto più possibile quanto più si tenta il distacco dalle cose materiali e contingenti e dalla paralisi fisica, talvolta forzata. In questo, sembra ricordare Emily Dickinson, vittima solo apparente della clausura e dell’immobilità, che ci ha lasciato, tra le numerosissime, parole preziose come queste: “Ho paura di possedere un corpo,/ ho paura di possedere un’anima/ bene profondo e precario,/ possesso senza scelta”. Infine, ci sono le considerazioni sull’amore, che è visto come sentimento capace di privare di ogni potere decisionale e di sopravvivere al cuore, come si legge in questi versi: “Qualcosa nasce senza che te ne accorga/ in quella parte di te che credevi blindata/ e ti colpisce e ti bacia con la stessa mano”.
Nel libro, la semplicità e la complessità coesistono. Ogni elemento – parti anatomiche e organi staccati – si fonde con l’altro a formare una sagoma femminile e a significare che, nonostante le lacerazioni, nonostante “il proiettile” – anzi, grazie ad esso – continuamente si può e si deve re-imparare a stare al mondo. Attraverso la scrittura, Navarro capovolge il significato di quell’immagine e, da oggetto destinato a essere scagliato con forza e conficcarsi nella carne, lo trasforma in vero e proprio dispositivo di cura. Le lesioni si rimarginano, la donna, rimasta sospesa nel congelamento, riprende calore e si rianima. Il proiettile le ha ridonato vitalità.

 

Di Annachiara Atzei


Cinque poesie da Criogenia (Ensemble, 2021)

 

Foglietto illustrativo
Bisogna sapere quanto ghiaccio mettere nel cuore
per mantenere il suo stato di conservazione senza danneggiarlo.
Bisogna sapere dove mirare
e come proteggere il filo del proiettile
affinché lo sparo sia sempre preciso.
*

Proiettile
Un proiettile può uccidere un uomo all’istante
o lasciarlo morire lentamente,
può attraversarlo,
contenerlo
o essere contenuto all’interno del suo corpo,
dimostrargli che il nemico è sempre stato dentro
e che niente di ciò che esiste fuori può salvarlo.
Un proiettile può fermare il cammino di un uomo

o cambiare il suo destino,
ma non potrà mai cancellare la sua impronta.
*

Fronte
Mi risveglierò
quando la neve finirà di bruciare i miei dubbi
e la certezza non sarà più questa cicatrice
che alcuni hanno disegnato a forza sulla mia fronte.
*

Atto di riconoscimento

…hai paura del tuo vuoto
Cesare Pavese

Un uomo che si distacca e nega la sua radice
potrebbe essere una struttura fallita.
Mi sono seduta a tavola con i miei avi
e gli ho servito un pezzo del mio vuoto in ogni piatto.

Lontano dal timore e dalle euforie
I miei sentimenti si congelano
e il corpo rabbrividisce
e questo freddo che è la morte lo fa bollire.

Finalmente palpo il mio cordone ombelicale.
Finalmente le mie madri mi guardano
e la mia patria, come l’albero numerato
di tutti i volti del mio sangue, si ritrova
e mi riconosco in questi tremori.
Per la prima volta

gli spiriti perturbati della notte mi hanno baciato
e ho avuto la certezza di essere appagata.
*

Palpita di nuovo

E queste poesie che non sono la mia vita
forse mi ricordano che sono pronta,
malgrado questo freddo
e questo Paese umido che mi affronta nello specchio.

Malgrado l’immobilità del mio corpo
e questi organi sparsi
ho scoperto il modo
in cui un proiettile può guarire una donna
e renderla più forte.
*

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