“Una volta messo in vendita il mio libro, arrivate le lettere di apprezzamento dei lettori innamorati pazzi dei racconti, ancora non mi ero reso conto di aver oltraggiato la Famiglia, il nervo sciatico del culto italiano formale e dell’occulto italiano parastatale delle logge massoniche. Nel 1990, quando Primi Delitti fu denunciato da tutta la compagine parlamentare per l’istigazione a delinquere con l’interrogazione, non me lo aspettavo davvero”
Paolo Di Orazio
No, non se lo aspettava.
A dire la verità il progetto era quello di mettere insieme un libro a fumetti per stomaci forti. E invece i Primi Delitti, di Paolo Di Orazio, si sono naturalmente trasformati in racconti a tutto tondo, diventando un’opera pioniera dello splatterpunk italiano.
Un libro condannato, poi, non può non diventare un cult. Se lo vieti, tutti lo vogliono, tutti lo cercano. Una psicologia al contrario che dopo più di tre decenni ha ancora qualcosa da raccontare, ha ancora sacche di pus dalle quali attingere.
Ed eccoli lì, i Primi Delitti, nuovamente in circolo: dopo più di trent’anni ci ha pensato D Editore, a riportare alla luce il titolo più famoso di questo autore che è anche batterista di diverse band, nonché Active Member della Horror Writers Association.
E sì, i racconti in questione stendono il tappeto rosso (sangue) a un genere che fa dell’immagine ultraviolenta il suo manifesto. E non senza stile o ragione, non si tratta di violenza per la violenza, per il gusto asettico e sempre uguale di sventrare personaggi più schifosi delle loro interiora: c’è una demolizione delle strutture classiche della società, un rovesciamento del concetto di innocenza e candore, un ribaltamento tellurico delle tubature morali.
E, in questo senso, i racconti di Paolo Di Orazio, ‘fanno il loro lavoro’. In molti, tra fumettisti, scrittori, musicisti hanno tratto ispirazione dai racconti ‘a rasoiate’ in questione.
Si percepisce l’immagine, al di là della parola, Primi Delitti è l’albo illustrato personale di ogni lettore. D’altronde le sfumature sono molteplici: tu il sangue che sgorga da un collo mozzato lo vedi color borgogna, io lo immagino quel rosso tipo secondo giorno di ciclo mestruale. Sul vomito siamo in linea: tende sempre al giallastro. E siamo sulla stessa lunghezza d’onda quando in piscina, da piccoli, al corso di nuoto capitava di bere e sicuramente non c’era solo il cloro in vasca, ma anche il piscio trasparentino degli altri. Sì l’abbiamo pensato.
Oggi, tra serie tv, narrativa, informazione continua, siamo abituati alle immagini violente, siamo bersagliati da cronache e storie orrifiche (e nella realtà quotidiana ce ne sono anche troppe), sicché i Primi Delitti di Paolo Di Orazio adesso godono di maggiore ‘tranquillità’.
Nessuna interrogazione parlamentare, tanto per cominciare.
Resta il fatto che ritrovarli o scoprirli per la prima volta è un pò come mangiare Caramelle, una dietro l’altra, e accorgersi che qualcuno le aveva succhiate un pò, prima di te, per poi incartarle nuovamente.
Bonne Chance!
A cura di Giulia Bocchio