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Plinio Perilli, Museo dell’uomo (rec. di Dante Maffia)

Plinio Perilli, Museo dell’uomo
Editrice Zona 2020

Libri come questo di Plinio Perilli non se ne vedono da parecchi anni e la ragione è semplice: la letteratura in genere, ma soprattutto la poesia, si è arroccata su miserevoli plaquette senza anima e senza corpo a cominciare dall’oggetto, per finire allo sciocchezzaio che per traverso, e seguendo canali di scolo, ancora imperversa soprattutto nelle case editrici di prestigio legate ai residui delle avanguardie fallite e al minimalismo d’accatto, se non alla gratuità di un dettato elementare e privo di qualsiasi ragione d’esistere.
Plinio Perilli, da par suo, ha compiuto una sorta di miracolo in questo Museo dell’uomo; è riuscito a far diventare perfino la “notizia” poesia in pienezza, perché ha saputo coniugare l’ampiezza e la profondità in scatto lirico discorsivo, com’è nel suo dna.
Diciamo subito che non si tratta di un libro facile, cioè di facile lettura, se non si è corazzati e non si è vissuti dentro gli entusiasmi e le contraddizioni degli ultimi decenni nel mondo della cultura.
Plinio ha conosciuto e conosce tutti, ha frequentato tutti, grandi e piccoli, e ha sempre saputo misurare, con piglio di greco antico, le personalità e i loro prodotti, comunque cercando di comprendere il percorso di ognuno, ma restando nel suo recinto che ha qualcosa di fulgido, sempre, che si erge sugli altri con possanza.
Plinio scrive con l’anima, col sentimento e con la cultura, non si è mai piegato ai compromessi e la sua scrittura è quindi rimasta indenne e libera, riuscendo a rendere in pienezza, come ha scritto nella sua inimitabile nota introduttiva Giulio Ferroni, la “intensa pietas verso le vite e gli oggetti, verso il palpitare degli esseri, verso il respiro della natura, verso le forme dell’arte e della bellezza, pur entro una dolorosa osservazione delle più diverse lacerazioni storiche».
Un riconoscimento dovuto, che ci fa intendere come il poeta abbia saputo calarsi nelle sintesi del mondo in fermento partendo dal privato, “Amici artisti e poeti”, per arrivare all’Universale.
Un lavoro poetico così dettagliato, così denso, così ricco di  scansioni liriche e storiche, lo poteva affrontate soltanto uno che abbia dimestichezza quotidiana con il fuoco delle controversie, per citare un poeta molto caro a Plinio. Il risultato è a dir poco stupefacente.

«Così sembra e sembrerebbe, ma l’Arte
qui fa molto di più… trasforma
il tempo in uno spazio, poi elegge
il corpo a Regno di tutto il possibile»

Plinio Perilli, foto di Enzo Eric Toccaceli

Plinio è stato capace di attuare il più difficile dei meccanismi degli equilibri fra intelligenza e sensibilità, proprio come è nelle corde di un poeta che lui ama, cioè T. S. Eliot, che ha sempre insistito nella convinzione che «la filosofia è essenziale alla struttura della poesia  e che la struttura è essenziale alla bellezza poetica delle parti».
Un poeta così agguerrito, così sperticatamente conscio del suo valore mette paura al lettore comune, che si perde nelle equazioni estetiche di Perilli, nel suo andirivieni estatico e forbito, magmatico e retto da supporti di grande equilibrio.
Qui la poesia è sostanza piena, ragionamento lirico ininterrotto. Sì, ho scritto proprio ragionamento!, spostamento degli equilibri del risaputo verso una dannazione che tenta la redenzione  e la catarsi ma spesso non trova appigli, perché tutto rotola nel mistero delle incarnazioni del sublime.
Bisognerebbe soffermarsi su ogni pagina, anzi su ogni verso di Museo dell’uomo, per poter godere l’abbondanza di poesia vera che si sprigiona da ogni capitolo, da ogni componimento. Nel mentre le immagini s’addensano in metafore calibrate e aperte al senso del divenire, si accende la parte civile del poeta a redimere la coscienza della parola che deve portare cifre e dati che diventino subito emozioni celesti, non ingorghi, non blasfemie, ma armonia che sappia discernere tra il buio e il canto supremo.
Insomma Plinio Perilli ci ha dato, con questo libro, il vademecum per il futuro, frutto di passato e di presente ma anche dell’intuito e della saggezza che sa compiere furti a ciò che dovrà accadere. Un libro per molti aspetti profetico…
Poeta-profeta, cantore delle dilacerazioni e sacerdote di un Luce che  abbaglia e concilia con la vita, con la morte, con l’Amore e con la Bellezza.

© Dante Maffia

2 risposte a “Plinio Perilli, Museo dell’uomo (rec. di Dante Maffia)”

  1. Complimenti vivissimi a Plinio Perilli e a Dante Maffia. Al caro Dante mi permetto di chiedere uno sguardo meno severo per le tante “miserevoli plaquette” che, a differenza di quanto lui afferma, hanno pur sempre un’anima e un corpo. A entrambi i poeti, Plinio e Dante, rinnovo la mia stima.

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  2. Bella e appassionata recensione questa di Dante Maffia, che condivido in pieno e che sintetizza in modo esemplare l’essenza dell’ultimo magnifico libro di Plinio Perilli “Museo dell’uomo” – opera complessa e multiforme che sto leggendo e apprezzando con grande interesse – e che giustamente mette in rilievo la vasta competenza e professionalità e il valore di questo “poeta profeta cantore” contemporaneo dei grandi temi dell’esistenza.

    Monica

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