IL DEMONE DELL’ANALOGIA
«Una strana amicizia, i libri hanno una strana amicizia l’uno per l’altro. Se li chiudiamo nella mente di una persona bene educata (un critico è soltanto questo), lì al chiuso, al caldo, serrati, provano un’allegria, una felicità come noi, esseri umani, non abbiamo mai conosciuto. Scoprono di assomigliarsi l’un l’altro. E ognuno di loro lancia frecce, bagliori di gioia verso gli altri libri che sembrano (e sono e non sono) simili. Così la mente che li raccoglie è gremita di lampi, di analogie, di rapporti, di corti circuiti, che finiscono per traboccare. La buona critica letteraria non è altro che questo: la scoperta della gioia dei libri che si assomigliano.» Mario Praz
#1
SCALE
Poi, come anch’egli saliva la scala, vide la dama di spalle.
Ella saliva d’innanzi a lui, lentamente, mollemente, con una specie di misura. Il mantello foderato d’una pelliccia nivea come la piuma de’ cigni, non più retta dal fermaglio, le si abbandonava intorno al busto lasciando scoperte le spalle. Le spalle emergevano pallide come l’avorio polito, divise da un solco morbido, con le scapule che nel perdersi dentro i merletti del busto avevano non so quale curva fuggevole, quale dolce declinazione di ali; e su dalle spalle svolgevasi agile e tondo il collo; e dalla nuca i capelli, come ravvolti in una spira, piegavano al sommo della testa e vi formavano un nodo, sotto il morso delle forcine gemmate. Quell’armoniosa ascensione della dama sconosciuta dava agli occhi d’Andrea un diletto così vivo ch’egli si fermò un istante, sul primo pianerottolo, ad ammirare. Lo strascico faceva sui gradini un fruscio forte. Il servo camminava indietro, non su i passi della sua signora lungo la guida di tappeto rosso, ma da un lato, lungo la parete, con una irreprensibile compostezza. Il contrasto tra quella magnifica creatura e quel rigido automa era assai bizzarro. Andrea sorrise.
da Il piacere di Gabriele D’Annunzio
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SULLE SCALE
Scendevo quella maledetta scala;
tu entravi dalla porta; per un attimo
vidi il tuo viso ignoto e mi vedesti.
Poi, per non esser rivisto, mi nascosi, e tu
passasti in fretta, nascondendoti il viso,
e t’infilasti in quella casa infame
dove non avresti trovato il piacere, come me del resto.
Pure, l’amore che volevi l’avevo io da darti;
l’amore che volevo – lo dissero i tuoi occhi
sciupati e diffidenti – l’avevi tu da darmi.
Si sentirono, si cercarono i nostri corpi;
compresero la pelle e il sangue.
Ma ci nascondemmo, tutti e due sconvolti.
da Poesie erotiche di Konstantinos Kavafis
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Dormiva davvero quando balzò in piedi e spalancò le tende con un grido: «Vieni!» Quel gesto lo svegliò: come mai lo aveva compiuto? Vapori di nebbia coprivano l’erba del parco e ne sbucavano fuori i tronchi degli alberi, simili ai pali di segnalazione nell’estuario vicino al collegio della sua adolescenza. Faceva un freddo bestiale. Maurice rabbrividì e strinse i pugni. Si era levata la luna. Sotto di lui c’era il salotto, e gli uomini che stavano riparando il tetto della mansarda avevano lasciato la scala appoggiata contro il suo davanzale. Perché mai? Scosse la scala e appuntò gli occhi nel bosco, ma la voglia di entrarci svanì non appena ebbe modo di farlo. Che gusto c’era a scendere laggiù? Era troppo vecchio per sollazzarsi nella guazza.
Mentre però tornava indietro per andare a letto, ruppe il silenzio un lieve rumore, un rumore talmente intimo che avrebbe potuto esser sorto dentro il suo corpo medesimo. Gli parve d’incrinarsi e di bruciare e vide la cima della scala che oscillava nell’aria contro il chiaro di luna.
Spuntarono la testa e le spalle di un uomo, si fermarono, un fucile fu posato con gran cura sul davanzale, e qualcuno che riconobbe a stento mosse verso di lui e gli s’inginocchiò accanto e sussurrò: «Era me che chiamava, signore?… lo so… lo so, signore,» e lo toccava.
da Maurice di Edward Morgan Forster
3 risposte a “Il demone dell’analogia #1: Scale”
Una sola cosa è veramente necessaria”, Praz insisteva. Bisogna conoscere moltissimi libri, le opere dei grandi maestri ma anche dei minori, cogliere le illuminazioni che si celano negli antri delle idee, tra vicinanza e lontananza, luce e ombra, dolore e gioia, terra e cielo con echi che ci rivelano le sole verità della storia universale. Il demone dell’analogia mi fa pensare a uno scritto di Edgar Poe, il Demone della perversione. Grazie, Paola
Maria
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Buongiorno a te e a tutti, cara Maria. Ti ringrazio delle tue parole, che fanno da eco e amplificano il discorso, aggiungendo altre suggestioni a questo Leitmotiv, come lo ha definito Anna Maria Curci. E proprio questo vorrei: che il raffinato gusto per la letteratura dei lettori di Poetarum venisse fuori, perciò invito tutti ad aggiungere qui nei commenti le loro suggestioni sui temi via via proposti. Last but not least: “Il demone dell’analogia” è il titolo di un saggio di Mario Praz e di un volume del mio maestro Antonio Prete. Un caro saluto a te e a tutti.
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Dimenticavo una cosa importante: cercherò il testo di Poe per leggerlo e ti ringrazio per avermelo segnalato. Di nuovo buona giornata!
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