Sinossi:
Bestiario dei giorni di festa è, sul modello dei bestiari medievali e del “Bestiaire” di Apollinaire, una raccolta di quaranta poesie su altrettanti animali. Le poesie sono brevi; quasi tutte di tre versi endecasillabi. Ho provato a trasporre in una lingua moderna e precisa certi toni di Esopo come della poesia didascalica settecentesca. Senza mai, naturalmente, rinunciare all’ironia o al gioco. (N.d.A.)
Il cane
Un cane con due zampe è sempre un cane.
Purché sempre ricerchi con la coda
la fissità delle cose lontane.
Il gatto
“Non avrai altro Dio all’infuori di me,”
miagola il gatto. È rosso a chiazze bianche.
Trema fortissimo; chissà perché.
La lince
La lince non è sveglia come vuole
far credere agli umani. Molto spesso
confonde un lampadario con il sole.
La pecora
Beve la pecora allo stesso fiume
di Eraclito; ma non è sazia mai,
ché l’acqua è troppo capriccioso nume.
Il passero
Non ha memoria, il passero, né voglia
di ricordare; solo vola e muta
di secondo in secondo, foglia in foglia.
La medusa
La medusa è un neurone dell’Oceano.
Il cammello
Potrai sedere in mezzo alle due gobbe –
il cammello ti narrerà la storia
dell’angelo che combatté con Giobbe.
Il bradipo
Ha come l’impressione, tanto è lento,
di vivere più a lungo. Un solo gesto
del bradipo è il più vivo tra i memento
mori.
Il pellicano
Sarà l’Apocalisse un pellicano
grandioso; bruceremo tutti nella
sua bocca spaventosa, piano piano.
Il pappagallo
Ripete sempre l’ultima parola
non detta, il pappagallo: non è mai
profeta in patria. E per dispetto vola.
La Balena
Inghiottirà tutta l’acqua di Dio?
La balena travolge le foreste
marine – è buio abbandonato l’Io.
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