,
1#
Ti ho scritto
una lettera dʼamore
e mi ha risposto
la tua casella mail.
I miei indirizzi
non sono più aggiornati,
i miei messaggi
tornano al mittente.
Provo a immaginare dove sei.
Proverò a bloccare il mio exploit
come suggerisce il mio pc.
2#
***
A questʼora decollano gli aerei in tutto il mondo
fili invisibili uniti ai fili di quei libri
aperti
il vortice del tempo ci ricorda
le navi passano nei cieli, dicono: – è facile sparire
inglobano il non essere del / nellʼinfinito.
A questʼora succede in tutto il mondo
quello che è successo a noi.
Le hostess preparano i cuscini sorridenti;
potrebbero saperlo da questo messaggio non scritto
non voluto, può darsi che lo sanno già. (2015)
3#
Sballo a Fontanigorda
Sono stato tutto il giorno occupato
ho avuto pochissimo tempo
gli impegni mi hanno
del tutto assorbito.
Quasi non ho respirato.
Sono stato impiegato
in una urgentissima operazione
il tempo non poteva
davvero aspettare.
Fai una questione dʼonore.
Cʼè stato un momento
in cui ho disperato
oberato da così tanto lavoro.
A stento non sono svenuto.
Eppure non ti ho chiesto aiuto.
4#
I libri
I libri
riardono
più certamente di una voce.
I libri non sono altro da sé
non vanno avanti senza pause
i libri possono soffocare animali di tutte le taglie: stai attento ai libri.
Quando provi a nuotare nei libri
ogni parola
appare più lucida che nella realtà
perché nella realtà non esistono i libri.
Pensavo di essere solo uno sconfitto
e affollavo le case
di labirinti
di libri
per nascondermici dentro.
Ho comperato scaffali per lunghezze interminabili
e li ho riempiti di ninnoli e di libri
ma alla fine non avevo più sangue nelle vene.
Non ho potuto fare altro che inaridire
mentre leggevo le tue storie sui libri
e non ho potuto fare altro che convertirmi
allʼinutile presenza di me stesso
guardando nello specchio della pagina.
Ci sono dieci pause che valgono
in una vita intera.
Dieci vuoti
dieci spazi non scritti.
5#
Sbattere
………………………………………..a Carlo Bordini
Molto spesso ho paura di andare a sbattere. Sogno
di tuffarmi da una piattaforma di cemento
cammino nel buio schermando lo spazio di gesti da insetto
mi alzo in piedi di scatto
e non mi ricordo perché.
#6
Narcisso
tempo, scusa, fermati
fammi ʼsto piacere
facciamo che domani
non arriva mai
¶
tra poco vado a letto
e tu ti fermi no?
e poi io non è che muoio
ma resto lì per sempre
e non mi sveglio più
#7
condizione
non sapevo cosa fosse la solitudine,
passavo i giorni chino sui libri – il sole
era unʼombra pallida che avanzava
dalla finestra di sopra.
i giorni erano come dei poveri momenti
di stordimento. la mattina passava
a scrivere furiosamente
parlavo di quella periferia nuova
e solitaria. dividevo le ore con un
taglio di luce sopra la tangenziale,
i ragazzi mi guardavano in maniera
sospetta, interrogativa, curiosi.
chinavo la testa per il pomeriggio.
rincasavo sul tardi, mangiavo, era
come una nuova educazione alle cose.
la macchina perdeva pezzi mentre
andavo per strada.
#8
O nonostante tutto saranno poche righe
di silenzio, affonderà nei giorni
come una porta aperta –
cassato ogni altro tipo di rivalsa
vivevano, vivrai fuori dalle
conclusioni.
O no non ne sapremo niente altro
che ciò che apparirà in tele visione
tu te ne andrai di là in silenzio
ci siamo separati pochi istanti
fa.
Nota dell’autore
Dopo la pubblicazione del mio primo (e fin qui unico) volume di versi (Nuove poesie, Perrone, 2010) sono passato da un momento di entusiasmo a uno di dubbio. Perché scrivere (e pubblicare) poesie? Negli anni questa domanda si è ingigantita, trasformando quel che per me era stata, fino a quel momento, la scrittura. Il distillato di quasi un decennio di dubbio e di momenti contraddittori è una raccolta che ho deciso di intitolare Gli errori. Si tratta di un insieme molto diseguale di pochi testi superstiti (circa trenta) che segna definitivamente il passaggio da un primo stadio di fiducia incondizionata nella poesia (e forse anche in altro) ad un secondo stadio che è contemporaneamente molto più disilluso e ancora bisognoso di illudersi.
Gli errori è un libro interrotto, distratto e diviso, come le due sezioni che lo compongono. C’è una volontà di canzonetta sardonica, unita però al punto più basso che ho raggiunto in vita mia. Anche sotto il profilo metrico e melodico mi rendo conto di una bipolarità piuttosto accentuata, è come se a un certo punto non avessi più avuto voglia di canticchiare un ritmo piacevole. Se dovessi scegliere tre ascendenze nobili (oltre i miei Gozzano, Sereni, Penna e Caproni) sceglierei il Montale di Satura, il primissimo Testa (quello di Le faticose attese) e Carlo Bordini, una persona amica cui, tra l’altro, uno dei testi che allego è dedicato.
3 risposte a “Inediti di Fabrizio Miliucci”
Di sicuro il nostro Miliucci ci riconduce ad un Eugenio Montale, poetico padre putativo, da cui diverse generazioni hanno preso spunto. Grande riconoscenza gli è dunque dovuta: In questi inediti un ‘diversamente giovane’ come me, crede di percepire un sentimento del tempo e dello spazio proprio venato di grande, spettacolare instabilità: Ed in tale ambiente indeciso e pieno di fili tesi lungo i quali ci si barcamena ( ricordate i funamboli e lo loro disgrazie?) si vive, o non si vive, piuttosto male. Per chi è un po’ più fortunato, avrà, forse, un picciol filo di disperata speranza come avanzo, algebrico ovviamente!. Il vecchio Eugenio c’incitava a cercare, nella rete , un varco, un varco per fuggire al di qua ” dell’erto muro”. Oggi tempora e mores, sono cambiati e nonostante ciò il dubbio, il tremore perfino delle Tremiti, e la costante instabilità d’ogni cosa, sovranamente ci sovrastano senza pietà alcuna. Ecco che, alla fine, da eredi di Greci e Romani, grondanti sudori amari, cerchiamo di seguire le mulattiere d’Elicona fino all’omega finale.
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L’ha ribloggato su Paolo Ottaviani's Weblog.
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Grazie della lettura
fm
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