Ricorrendo il cinquantesimo anniversario dal terremoto del Belice, mi è capitato in più occasioni di parlarne nelle classi dove insegno quest’anno, alla scuola media Bonfiglio di Palermo. L’ho fatto con insistenza non solo perché sento vicini quei fatti anche per ragioni familiari, ma soprattutto perché mi sembrava una storia capace di coinvolgere i bambini, con la forza delle immagini di allora e di adesso. In particolare avrebbe potuto impressionarli la vicenda di Gibellina, l’idea di ricostruire attraverso l’arte e la cultura quello che la natura aveva distrutto: una scintilla utopica che resiste anche all’interno di un’attualità un poco trasandata. Da lì mi è capitato di proporre alcune parti di un bellissimo libro uscito alcuni anni fa, il poema Ruggine di Marilena Renda (Dot.com Press, 2012), che raccontava proprio quella tragedia in modo ipermetaforico, allucinato, potentissimo. Anche se si tratta di una poesia difficile per alunni così piccoli, mi accorgevo leggendo insieme a loro che alcune immagini si prestavano a uno slittamento di codice, al passaggio dalle parole ai disegni. Così, dopo aver affidato per una prima ricognizione una copia del testo a un’alunna di terza, Giada Di Giovanni, dotata di un naturale olfatto metaforico, è cominciata la ricerca puntuale di versi che potessero diventare illustrazione. Va da sé che il talento per il disegno di alcuni, soprattutto (e forse non per caso) ragazze, mi precedeva, ma posso dire che tutti, anche nell’ingenuità della resa, sono sempre riusciti a cogliere il senso del testo, interpretandolo e magari allargandolo. Al netto di qualche inevitabile incongruenza, sono venuti fuori disegni talvolta molto raffinati (come nel caso di Giulia Alessandra, che a scuola è da tempo un’artista molto richiesta), a volte più semplici, ma decisamente efficaci (una ragazza Emma sinistra e sonnambula; un cartello di Stop a segnalare l’attesa e la sospensione…). È stata colta bene la natura della metafora, come per la casa che si prolunga in pavone, o la città che avvolge e soverchia come un’immensa piovra (due quadri bellissimi, che sembrano di matrice onirica, surrealista), o ancora la casa-nave secondo Melissa Ramirez, che immagina un ponte sospeso in cielo. Ma ogni disegno qui pubblicato ha qualcosa di profondamente coerente e addirittura illuminante rispetto alla porzione di testo da cui è nato. Questo piccolo laboratorio dimostra forse che c’è spazio fin dai gradi scolastici inferiori per uno studio della poesia più coraggioso e attuale; che le parole respingono finché non impariamo anche a giocarci e a seguirne le traiettorie più sorprendenti.
@ Andrea Accardi
“La ragazza Emma (…) strappa candele al sonno” (p. 16)
“Stelle scontrose si appendono di notte alle grucce/ degli armadi” (p. 17)
“Le notti nella casa-pavone” (p. 17)
“una festa di santi sotto la bufera” (p. 17)
“Nella città piovra” (p. 20)
“Nicola è un teatro sospeso/ tra nebbia e rossore” (p. 20)
“La scena oggi, giorno che la città/ proietta indietro la sua luce” (p. 21)
“Quella notte fu interminabile, noi vedevamo le case cadere e le pietre camminare” (p. 24)
“I vecchi sono ombre legate salde al suolo” (p. 28)
“Gibilterra è un fortino acceso tra la neve” (p. 30)
“La terra è un tappeto di cenere nera, di ruggine (…) Dal suolo di pietra escono spuntoni aguzzi” (p. 31)
“Bimba di cenere, la fine è arrivata,/ bambina morente, tartaruga smarrita” (p. 33)
“La casa-madre è un’ostia lasciata digerire ai cani (…) I santi benedicono dall’alto di una porta” (p. 34)
“La battaglia divora lo scheletro delle case (…) chiude la bocca alle porte (…) taglia le vene ai tubi (…) infilza il cuore delle lampade” (p. 34)
“La casa-nave erompe e affonda” (p. 34)
“Gibilterra, città palude, terra visitata/ come sono visitati il bosco e la falena/ quando arriva il loro tempo di bruciare” (p. 41)
“I treni merci sono gabbie per uccellini” (p. 42)
“un pane che gonfia sotto le coperte” (p. 45)
“La foto del giorno dopo raccoglie in un mucchio/ le scarpe da contadini, i panni scuri, i cappelli larghi” (p. 46)
“Gibilterra è una sposa che non canta e sta ferma/ sulla strada vestita di fango e di macchie” (p. 62)
7 risposte a “Gli alunni della scuola media Bonfiglio illustrano “Ruggine” di Marilena Renda”
Complimenti davvero!
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….”Questo piccolo laboratorio dimostra forse che c’è spazio fin dai gradi scolastici inferiori per uno studio della poesia più coraggioso e attuale; che le parole respingono finché non impariamo anche a giocarci e a seguirne le traiettorie più sorprendenti”. Mi complimento vivissimamente e sottoscrivo. Per una maggiore aderenza alla realtà fattuale e fantastica toglierei però decisamente quel “forse” – “… dimostra forse che c’è spazio….” e farei precedere il periodo da un “anche” – “Anche questo piccolo laboratorio…” -. Un caloroso, partecipe abbraccio all’insegnante e ai suoi alunni!
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Accetto la correzione, e grazie per il commento!
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L’ha ribloggato su Paolo Ottaviani's Weblog.
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L’ha ribloggato su A proposito di un cane in livrea.
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Complimenti Andrea, sia per l’idea che per il prodotto finale. Questo ci dice che come diamo ai nostri alunni in interesse, creatività, impegno, così veniamo ricambiati con risultati come questo.
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Grazie Patrizia!
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