di Federico Scaramuccia
torbido infuria il tempo e cieco sfrigola
nella metropoli una rocca succube ancora di alte mura in torno e magica
diroccata dall’eco ampia che il popolo a raffiche alza e mena contro chine
al traffico anime in pena spalancano a quel parapiglia la bocca ciniche
a graffi e a brani si abbrancano e mordono in testa senza cura si contagiano
sorde al sonno che piglia dentro al turbine empio che non si arresta a turno in riga
verso una torre
*
sciamano piattole i resti di un frigo
un diluvio di scabbia ne dilava la stiva immobile fosse che smagano
rivelate tra spifferi di ruggini e di percosse uno stomaco incline
alle riffe che l’orda digerisce file e trafile di cartelle cliniche
mandibole che blaterano infami di cibo della somma che contragga
d’improbi sotterfugi delle viscere ormai in pasto alla gabbia che irriga
l’esubero
***
ricostruiranno sull’antico solco
ala per ala per decadi e decadi
riabitando quella breccia a ventaglio
intenti al travaglio
migliaia di miriadi
rifanno diritto il torto
***
rinfocola l’arida landa
un’orda di barbari in festa
che senza ritegno rimuove
chiunque si fermi laddove
ancora resiste lo scandalo
un ultimo moto che resta
finché non si perde la testa
trovando soltanto un ricovero
il luogo perduto la banda
***
la neve lentamente scioglie le orme
il segno di chi passa e delle lotte
fin quando nulla più si muove e dorme
anche il brusio che a volte alza la notte
***
FEDERICO SCARAMUCCIA è nato a La Spezia nel 1973, ma è vissuto per lo più a Chiavari. Si è laureato in Lettere all’Università di Genova con una tesi sulla sestina novecentesca italiana e ha conseguito il Dottorato di Ricerca Internazionale in Italianistica presso l’Università di Firenze, presentando e discutendo l’edizione critica delle Rime di Gaspara Stampa. Dopo essersi formato professionalmente nelle scuole medie dell’hinterland milanese, si è infine trasferito a Roma, dove attualmente vive e ancora lavora come insegnante. Oltre ad avere sperimentato più volte il “plurale” (ad esempio, con Trilorgìa, Zona, 2006 e Sconcerto Triplo, Polìmata, 2009), in versi ha pubblicato Ninfuga (Ogopogo, 2008), Incanto (Onyx, 2010) e Come una lacrima (d’if, 2011).
2 risposte a “da “Canto del rivolgimento” di Federico Scaramuccia”
O del riavvolgimento. E rivedersi a ritroso,
impropriamente naufraghi.Clandestini anche di emozioni che “rifanno dritto il torto”. E la poesia ci consola, ci appaga…e non vorremmo più dirla.
(Belle perché incomplete!)
Grazie Poetarum, grazie Scaramuccia.
"Mi piace""Mi piace"
L’ha ribloggato su RIDONDANZEe ha commentato:
O del riavvolgimento. E rivedersi a ritroso,
impropriamente naufraghi.Clandestini anche di emozioni che “rifanno dritto il torto”. E la poesia ci consola, ci appaga…e non vorremmo più dirla.
(Belle perché incomplete!)
Grazie Poetarum, grazie Scaramuccia.
"Mi piace""Mi piace"