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Sette poesie inedite di Saverio Bafaro

 

sav1.1

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«Che bella linea!» dice il cervello al cuore
e poi un coro di angeli incatenati
risponde all’unisono: «È la leggerezza!»:
l’orizzonte è la rivolta del corpo
tremante sotto un peso fittizio
un soldato interdetto al confine,
quante lettere hanno versato
nell’aria e nel fuoco.
È il mare forse una salvezza
un dialogo di sponde
madre e padre spartiti dal figlio,
è il mare un leggio per onde e note
vena blu fatale all’orecchio e alla voce
guscio impermeabile in fondo al sogno.

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***

Un vento parte e ritorna
tra foglie e rocce
nella distanza difficile
da abbracciare in penombra

Un verso più allungato
in gola a una tortora
cambia la tua idea
di averla ascoltata altrove

Un rossore nei vestiti dismessi
d’autunno mi dà la parola ‘caro’
disappartenenza al crocicchio
i piedi scelgono già un sentiero

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***

Abbraccio le mie membra scosse
incastrato in un roseto fitto di spine
un’interminabile esposizione d’immagini
ha dilaniato l’occhio chiuso in se stesso:
per quanto tempo la notte mi ha ferito?

Buchi nello stomaco sputano veleno
prodotti dentro grotte infernali
dove giace il mio busto prostrato
e la sua bocca come una piaga ad arco
lamentosa e incredula del risveglio

D’un tratto spariscono le spine dal fianco
e il rovo creduto è un letto accaldato,
nella mente partorita dal mattino
i mostri cambiano pian piano pelle
per lasciare dietro le quinte le maschere
e portare nuove sembianze alla luce

sav1.2

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***

Nel mattino chiaro
un raggio trapassa lento
il vetro di una colonia
siamo chiamati
a radere dal viso
un’esigua perdita
nel passaggio imprigionato
in bande che alternano
sogno a sangue

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***

Una casa nasconde una nuvola gonfia come una viscera
dalla corriera rimango a contemplare il mattino:
sogni densi, là fuori, baciano una terra umida
ancora per pochi istanti, dirompe l’alba e ne dilaga l’oro.
Luce bianca attorno al mio verso, benevola visita
da più parti mi raggiungi come un mistero di rinascite
da un unico stelo sbocciano stavolta padre e figlio
di nascosto gioco tra i palmi a ruotare una sfera
con le dita sfioro l’intera curvatura della vita

.

***

Tagliare il filo come il fiato
a un’altitudine più elevata
cambiare natura all’improvviso
convocando una musica ignota
per sentire più forte il rito
di entrare e uscire dalla vita

.

***

Vivo diviso dal dubbio
del piacere dato e ricevuto
maschera del dentro e del fuori
paravento issato a separare mondi
quando nei piccoli anfratti di carne
e piccoli consigli e voce calda
è nascosto il mistero

Piero Crida, Vena blu fatale all'orecchio e alla voce, 2015. (acquerello su carta a mano, 31 x 41 cm)
Piero Crida, Vena blu fatale all’orecchio e alla voce, 2015.
(acquerello su carta a mano, 31 x 41 cm)

2 risposte a “Sette poesie inedite di Saverio Bafaro”

  1. Sono testi indubbiamente interessanti che spesso lasciano spazio a intuizioni rappresentative, a immagini simboliche molto incisive. Il senso è sempre dinamico, camaleontico, votato a una trasformazione che tende a una catarsi assoluta, anche se risolta in piccole azioni, nell’allegorica semplicità dei gesti. E’ un buon lavoro. :)

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    • Poesie forti, come piccole urla trattenute, metafore inquietanti, oscure e luminose al
      tempo stesso. Un grande autore che tutti dovremmo imparare a conoscere. Cristina Sparagana

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