di Gianluca Garrapa
[Con questa intervista prosegue la nuova rubrica, a caduta mensile, a cura di Gianluca Garrapa, “Il senso del verso”. Alcuni poeti, tra i quali Valerio Magrelli, Franco Buffoni, Maria Grazia Calandrone, Biagio Cepollaro, sono chiamati a rispondere a cinque domande, ognuna delle quali fa riferimento a una facoltà sensoriale: vista, tatto, odorato, udito, gusto. A ogni senso, ogni domanda sarà, inoltre, accompagnata dalla citazione di un verso del poeta. Una sesta domanda, l’ultima, ribalterà invece il tutto: chiederà ai poeti di porre una domanda in forma di poesia. Rigraziamo Gianluca Garrapa e i poeti per la disponibilità. lm]
1. Vista: Buon giorno a voi che non vediamo. / Ciò che non vediamo / preme: cosa vede il poeta, che altri non vedono?
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Il poeta guarda lì dove tutti guardano, in quella che sembra la realtà ordinaria e vede ciò che gli altri non vedono. Dunque vede in sottigliezza e presagisce ciò che non si vede. Il poeta si dispone davanti al nulla, in ascolto, in attesa, e da quel nulla prendono vita le parole, se si ha il dono di un io diminuito e di una attenzione plenaria. Dunque direi che il poeta vede il nulla, sa reggere quell’appuntamento e sa farsi fecondare. Ma a volte è una manovra pericolosa, perigliosa.
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2. Tatto: Non sappiamo. Non so. Non è dato sapere / con parole. Solo il corpo sa. / Sapienza di respiro: come parla il corpo de Le giovani parole?
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Il corpo ha una propria sapienza. Lo capiamo a volte quando si ammala, quando si inceppa, quando rifiutandosi di funzionare ci costringe a rivedere certe situazioni, certe scelte probabilmente non giuste. Ne Le giovani parole, la prima sezione, quella più legata alla mia vita in campagna, o l’ultima con gli Esercizi al microscopio, in un certo senso parlano della vita del corpo.
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3. Udito: Imparare quel mantra che contiene / l’antica vibrazione musicale / forse la prima, quando dal buio immoto / per traboccante felicità / un gettito innescò la creazione: quali suoni accompagnano, e quali rumori?, il momento di scrivere e dire la poesia?
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È il silenzio, la grande melodia della poesia, sia quando scrivo che quando recito. Nella resa orale del verso a volte serve qualche nota. Quasi sempre in questi anni sono state per me note di Arvo Pärt.
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4. Odorato: Un odore smielato / precipita le forme / e tutto vira verso qualcosa / che è ancora fiore: qual è l’odore delle poesie di questa raccolta?
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Non so rispondere a questa domanda. D’istinto direi che questa raccolta, la sua uscita, è legata all’odore del mosto sotto il portico di casa mia. Nei giorni dell’uscita eravamo impegnati con la vendemmia e così il libro è arrivato proprio durante le operazioni di vinificazione – operazioni magnifiche e fortemente profumate, se il vino è buono.
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5. Gusto: Butta su le forme i sapori / per farsi mangiare: si può mangiare una poesia? E che sapore ha, quando la si declama?
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Quando la si declama lo stomaco è perfettamente vuoto e l’impressione è piuttosto quella di dare da mangiare a chi ascolta, di dare un nutrimento ora estremamente necessario e cercato, da alcuni, con urgenza, con una necessità e passione che alla fine si trasformano in gratitudine.
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6. Mi fa una domanda in forma di poesia?
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Mi dispiace ma non sono capace.
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[È possibile leggere la prima intervista a Valerio Magrelli cliccando qui: Il senso del verso 1. Intervista a Valerio Magrelli]
2 risposte a “Il senso del verso #2. Intervista a Mariangela Gualtieri”
Complimenti per la rubrica che trovo interessante e originale con questa impostazione e tipologia di domande. Mi sono piaciute molto le risposte di Mariangela Gualtieri. Condivido perfettamente quando parla del poeta che vede ciò che gli altri non vedono. Tempo fa le mandai anche io delle domande per un’intervista sulla poesia e mi aveva detto dell’importanza del silenzio nella poesia.
Molto istruttiva anche l’Intervista a Valerio Magrelli.
Saluti
Monica
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[…] [È possibile leggere le prime due interviste, rispettivamente a Valerio Magrelli e a Mariangela Gualtieri cliccando qui e qui.] […]
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