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Vita quasi vera di Giancarlo Majorino

di Laura Di Corcia 

majorino

[Pubblichiamo un estratto dal VI capitolo di “Vita quasi vera di Giancarlo Majorino”, biografia dell’autore scritta da Laura Di Corcia con la collaborazione del poeta stesso. Ricordiamo inoltre che giovedì 9 ottobre, presso La Casa della poesia di Milano si terrà un incontro dal titolo “Poesia e realtà: autobiografie di F. Loj, G. Majorino e G. Neri”. In questa occasione verranno presentati i volumi “Da bambino il cielo”, Garzanti 2010, a cura di Mauro Raimondi; “Vita quasi vera di Giancarlo Majorino”, La vita felice 2014, a cura di Laura Di Corcia, e “Giampiero Neri: un maestro in ombra”, Jacabook 2013, a cura di Alessandro Rivali.  Altre info qui]

La prima opera di Giancarlo Majorino venne scritta dal ’53 al ’59 e subito trovò pubblicazione presso la casa editrice Schwarz, dietro pagamento: anche allora le opere di poesia richiedevano uno sforzo personale per vedere la luce. Insieme a lui, vennero pubblicati altri giovani poeti emergenti che poi si sarebbero ritagliati uno spazio importante nella poesia italiana del secondo Novecento, come Alda Merini e Elio Pagliarani.
«Schwarz era un esperto di pittura, un anarchico e un surrealista», spiega oggi il poeta. «Fungeva pure da competente (notevole la sua personale collezione) per riviste e acquirenti americani. Aveva il pallino per i versi e ne scriveva anche; un giorno aveva deciso di creare una collana di poesia dove alternava pubblicazioni importanti, di grandi autori americani e inglesi, e raccolte di poeti non ancora conosciuti. Per noi era un onore figurare accanto a nomi tanto prestigiosi, come Eliot; quindi eravamo disposti a pagare». Così il poeta ricorda, a distanza di anni, la prima pubblicazione che non ebbe una grande restituzione critica, ma fu un passo importante. Poi qualcosa, improvvisamente, accadde. Una mattina, mentre lui dormiva, squillò il telefono. Rispose la madre: era Franco Fortini, lo scrittore di sinistra più noto.

«Signora, c’è Giancarlo?»
«Veramente dorme».
«Guardi, se quando pubblicai la mia prima raccolta di poesie, mi avesse chiamato Franco Fortini, mi sarei svegliato volentieri».

[…]

Majorino ha sempre rifiutato con tutte le forze il clientelismo, abbinando a questo una sorta di idiosincrasia verso i circoli di potere. E infatti su Franco Fortini spende parole che ne restituiscono un’immagine vivida, in bianco e nero, evidenziando non solo i pregi, ma anche i difetti.

Scriveva sul «Corriere della Sera» ed era un vero combattente […]. Lo ammiravo, ma allo stesso tempo non condividevo la sua opposizione, troppo netta e violenta e ostile. In lui apprezzavo l’amore per i classici, la vasta cultura, ma gli eccessi di ideologia mi lasciavano perplesso. O eri con lui o non c’eri. Ho preferito rischiare di non esserci.

Nonostante questo Fortini in due occasioni parlò della poesia di Majorino, che doveva veramente averlo colpito. Quando venne pubblicata Poesie e realtà scrisse un’intera pagina su «il manifesto». E passò La capitale del Nord a Pasolini:

Ti segnalo vivamente un libro di Schwarz: La capitale del Nord di tale Giancarlo Majorino, racconto neopopulista neofuturista in versi, genere Pagliarani ma forse anche superiore, con passaggi molto forti e belli in mezzo a banalità. Il tipo in questione ha trent’anni, impiegato di banca, ha scritto altre migliaia di versi. Dagli un’occhiata. Mi ha colpito.

Pronta la risposta di Pasolini:

Ho qui sul tavolo la Capitale, ti prometto che la guarderò1

Ma quel numero di «Officina» fu l’ultimo: contenendo anche un epigramma di Pasolini contro il Papa, dovette chiudere, motivo per cui Majorino non seppe mai il parere del poeta friulano sulla sua prima raccolta.

1 F. FORTINI, Attraverso Pasolini, Einaudi, 1993, p. 105. La lettera di Fortini è data 15 marzo 1959, la risposta di Pasolini è del 19 marzo. La capitale del Nord è stata pubblicata nel febbraio dello stesso anno.

L. Di Corcia – G. Majorino, Vita quasi vera di Giancarlo Majorino, La vita felice 2014

4 risposte a “Vita quasi vera di Giancarlo Majorino”

  1. I poeti sono tutti quasi veri, si approssimano alla verità, bisogna starci attenti. Questo estratto la dice lunga sulla questione, ed è per questo che parla di un incontro mancato, tra Majorino e Pasolini. Cosa avrebbe detto il poeta friulano? E cosa avrebbe detto Goethe di Holderlin o Manzoni di Leopardi o Papini di Campana? A volte la storia delle poesia si fa per omissis. Riempire i vuoti è compito ermeneutico impegnativo e quindi da elogiare. Queste pagine sono una gran bella presentazione per il lavoro di Laura. Complimenti.

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  2. Ricordo con affetto i consigli si Giancarlo, la sua disponibilità e semplicità. La sua stanza piena di libri. Il mio impaccio seduto là dentro. Il caffè che rompeva l’imbarazzo. Un saluto fortissimo.

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