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Cartoline persiane#14

medusa

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Caro Rhédi,

oggi ho visto come muore una medusa. In realtà non si è trattato di morte naturale, dei ragazzini l’hanno catturata col secchiello per poi lasciarla sullo scoglio a sciogliersi, e ridevano stuzzicandola con i bastoni. Chi crede ancora all’innocenza dell’infanzia non ha mai guardato i bambini con attenzione. Hanno sempre le mani nelle mutande, peggio che gli adulti sulle metro, e diventano violenti per nulla, per gioco, se potessero ti staccherebbero i denti. La crudeltà dei bambini di solito si attenua crescendo. I grandi dittatori della storia erano bambini irrisolti.

Dicevo le meduse, le avrai viste come tutti, conoscerai la loro bellezza un po’ inquietante, magari qualche volta te ne sei beccata pure una. Bene che vada ti irrita come l’ortica, ma se trovi quella giusta l’immagine visiva del dolore sarà di esserti appoggiato su una piastra elettrica; solo in un caso, mai più ripetuto, pietrificava. Si accumulano vicino alla riva nei giorni di vento, e dall’alto puoi vederne di tanti colori, bianche rosa marroni viola, sembrano fiori, fazzoletti, occhi, sott’acqua paiono più grandi, ondeggiano senza fare rumore ma se ne facessero sarebbe un sibilo. Se sei ancora lontano puoi intuire la presenza delle meduse in due situazioni. Quando fa molto caldo e non c’è nessuno a mollo ma tutti guardano l’acqua dagli scogli con aria preoccupata, confusa, impacciata. Oppure se stai seguendo il movimento armonioso e rettilineo di un nuotatore e all’improvviso quello sbanda di lato, fa quasi un saltino, a momenti urla. Spesso si parla dell’arrivo delle meduse come di una grave minaccia, come di un improvviso e immenso avvelenarsi del mare. Se la sera tira vento, e agita i tetti e gli alberi e i costumi stesi, puoi sentire la gente che dice: “domani sarà pieno”, parlando del mare, con un brivido di superstizione. Perché in fondo lo sappiamo bene che esistono ben altre minacce, e vorremmo che se ne andassero sempre via insieme alle meduse, con il vento successivo.

(Ecco, c’è da dire anche questo, la medusa si sposta in virtù della corrente e di piccole e grandi contrazioni della cappella, esattamente come gli uomini. Puoi tu non crederla sorella?)

Quando i bambini se ne sono andati mi sono avvicinato al rimasuglio della medusa, a quello che restava della sua trasparenza. Non ho provato pena per lei, ma per noi. Ho pensato alle nostre decomposizioni, alle nostre combustioni. E invece, morire come una medusa, sciogliendoci lentamente al sole, lasciando di noi soltanto l’ombra di una sagoma. Senza nemmeno il ricordo del veleno che avevamo dentro.

@Andrea Accardi

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2 risposte a “Cartoline persiane#14”


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