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Manuel Cohen, L’orlo

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Manuel Cohen, L’orlo (Edizioni CFR 2014)

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Una scelta di poesie introdotta da una breve nota di lettura di Anna Maria Curci

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Leggere, ascoltare (con l’orecchio interiore o, come nel mio caso, riandando con la memoria alle occasioni in cui ho ascoltato dalla voce stessa dell’autore alcuni dei testi qui raccolti quando ancora erano inediti) le poesie de L’orlo di Manuel Cohen, significa trovare, ritrovare le note più autentiche della poesia di Cohen: il ritmo rigoroso a scandire l’intreccio di memoria e constatazione, la lucidissima e inequivocabile esortazione a non sbarrare loro (alla memoria e alla constatazione) la strada, il procedere sapiente di figure, rime e metri, l’attenzione e la tensione sempre alte ed evidenti nella «tramatura di fili tesi» tra assonanze, allitterazioni, enjambement e neologismi taglienti e tagliati per calzare impeccabilmente. Non viene mai meno, nelle quattro sezioni che compongono la raccolta, la tensione che anima il gesto poetico, che orchestra la partitura dal ritmo preciso, che progetta e nutre la struttura di ciascun testo. Mi piace definirla — con un complemento di specificazione che intende abbracciare e comprendere diversi aggettivi:  morale, etico, civile, letterario, artistico, umano e umanistico — tensione dello spirito, lucidissimo nella visione di più ambiti temporali, nei quali si muove con conoscenza profonda e altrettanto profonda sete di conoscenza. Tensione dello spirito, vigilanza dello sguardo, sapienza nel riunire contenuto e forma: si potrebbe obiettare che tutto questo fa parte del bagaglio indispensabile di chi si accinge al viaggio nella poesia. Il tratto che Manuel Cohen aggiunge al bagaglio, che porta sempre con sé senza stivarlo in angoli di difficile reperibilità, è una pietas che non si limita alla riverenza, al semplice, benché doveroso, tributo nei confronti di chi precede, ma salda in modo senz’altro efficace un mai cieco amore con l’impegno a raccogliere il testimone, a non dimenticare, a sottrarre all’oblio, con tanto ammirevoli quanto convincenti intenzionalità programmatica e resa poetica, persone, eventi, scrittori, amorevoli o severi maestri, come dimostrano anche gli esergo a ciascuna sezione. Dopo il mio primo incontro con la poesia di Cohen in Winterreise, del 2012, questa ulteriore tappa giunge a confermare apprezzamento e, nel mio caso, predilezione per il suo modo di concepire e praticare la scrittura poetica. (Anna Maria Curci)

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(strage di via d’Amelio, 19.07.1992)

che ora d’incerta luce ci fu data
che ora – tra giorno e sera – dibattuta
attende la nostra vita ricolma
ora che entra, che sparisce senz’orma
o vago indizio ormai, ora che deflagra
 bomba a bomba la città, la vita agra
 a palermo – come a roma – s’impiomba
cede il campo – paga il dazio – s’inombra.

(p. 13)

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II (la devastata)*

                     (Eboli dal treno a Battipaglia)

“Trenitalia augura ai passeggeri Buon Viaggio”
“Avvisiamo i signori viaggiatori
Che tra 5 minuti saremo alla stazione
Di Salerno”
“Salerno stazione di Salerno
Avvisiamo i signori viaggiatori che siamo
Alla stazione di Salerno
Prossima Fermata Napoli Centrale”

 

fine
gennaio ghiacciato giorno di sole
nel rinnovato parco di Trenitalia
tra Freccerosse d’argento Eurostar
qualcosa del vecchio mondo motorio
è rimasto ancora vivo funzionante
ad esempio sulla tratta Potenza-Napoli-Roma
fa la sua figura l’Intercity-Littorina
sali il giorno dopo la memoria a Bella Muro

tra campi non più arati
finite le fatiche le sementi
archeologici siti ammantati
per mancanza di finanziamenti
10 sindaci commissariati
per illeciti accaparramenti
ma questo dal treno non si vede vedi verdi
costoni monti aguzzi penetrando in gallerie
seriali che incidono il fiume le vallate zigzagando

scorci di pale eoliche pascoli vigneti

finché dopo l’ultimo traforo la vista si spalanca
l’orizzonte mentre il monte si allontana
ai lati ai piedi della piana ovvero vallata
ineducata colata edificata di cemento

rivoli neri discariche diossina
corsi d’acqua cementati / tralicci della luce allineati
fili tra filari fitti di frutteti
casupole campi capanni copertoni
rimesse di imprese Pezzullo-Oro-Di-Napoli
una piana invasa sterminata tra costoni
di monti a picco dirupanti ammassate
depositi palazzoni fabbrichette indotti installazioni
pratoni incolti coltivati capannoni Motta-Casa-Di-Spedizioni

a destra su palazzine a 7 piani a Battipaglia

snulleggiano parabole a sinistra scheletrici
roveti canneti acacie sconce nella piana
ebolana sagome di costruzioni spettri
abusivi mai finiti grandi firme repertuali fornaci
incenerite attività inattive e inoperose di archeologia
industriale depositi della S.L.A. Ditta Trasporti Inurbani
e una scritta sui cementi dei muri contenimenti:

“prendimi ora e per sempre ti amo esageratamente”

sbirri
stazionano silvani alla banchina
per controlli a fumanti marocchini
sotto il cartello Paestum-Litoranea
tra casupole dai tetti d’amianto
ammantate alberelli di mimose
in gennaio già fiorite

mentre la corsa tra i binari

si distende
si srotola
si scorpora
s’apre ad libitum

.                indefinito
.                                         indefinibile
.                                                                    indifendibile
.                                                                                                  continuum

(pp. 18-20)

* I versi sono dedicati al caro amico e poeta lucano Salvatore Pagliuca, e sono stati scritti percorrendo il tratto Roma-Bella Muro il 27 gennaio 2011.

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IX       (la dimorata)*

(il bucato di Jolanda)

e là, nella mansarda centrale
la tramatura di fili tesi
da parete a parete, i versi appesi
alle pinzette dopo i bagni di sale
l’asciugatura in lasse messinesi
onde in foglietti per l’ordine a venire

e, da fuori, una trafittura che sale
a fiotti, a via dei Greci, la dimora
in vecchia muratura inumidisce
lambisce la clausura corporale
là s’espande mondatura di lavanda
insana inchiostratura, insonne Jolanda

(p. 32)

*Jolanda Insana, una delle maggiori poete contemporanee che difficilmente sarà candidata al Nobel, nata a Messina nel 1937 e residente nella Capitale da decenni, ha l’abitudine, molto naturale e artigianale, di appendere i foglietti con i suoi versi, man mano che li scrive, a lunghi fili per i panni fissati alle pareti della sua mansarda romana. Dopo qualche anno, l’intera struttura del libro le appare così, chiara e mondata.
Il testo, qui rivisto, è precedentemente apparso nel catalogo della mostra Incontro con gli autori. 24 anni di Arte, 1989-2012 a Portonovo, a cura di L. Socci, Edizioni Hotel Fortino Napoleonico, Portonovo (AN) 2012.

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(curva sud)

“Il saluto romano ha solo una valenza sportiva.
 Ho incaricato il mio legale da tutelarmi da chi
infangherà  il mio nome”

(Paolo Di Canio, all’epoca calciatore della
Lazio, Agenzia Ansa, 22.12.2005).

ognuno ha la storia che merita
Di Canio ad esempio con quel nome
segnata ha una retta che non evita

la testa secca rasata in elezione
a una fede fiacca una fiaccolina
bislacca il braccio tende in azione

una faccina che dire? più coattina
che scema bruttina non poco lupesca
la parlata oscena repubblichina

nutrito a frattaglie trippa ventresca
venuto su nella sguaiata popolana
opulenta maiala amatricianesca

papalina cialtronesca ulliganniana
altro? la gazzetta dello sport stadio
studio di piede pallone in accademia

blasone da bar centurione gladio
non altro se non che nel clan intra moenia
lo sostiene in una memoria d’inverno

un compitissimo Alessandro Piperno

(p. 51)

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(Mario Luzi)

con tutta la distanza che c’era e c’è
è incredibile quanto ti ami
e ti abbia amato sempre, Mario Luzi
mio maestro amico padre cercato
sempre, uomo a cui mi sono abbeverato
o, inquieto, rifugiato, non ti ho mai rinnegato
o tradito, né mi sono approfittato
ti penso sempre, ovunque tu sia andato

(p. 71)

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(Ospedale Pediatrico Bambin Gesù)

A Francesco

“Mi darete un mondo speciale?”
chissà cosa sogni tra le luci a neon le corsie le stanze
le vetrate il pixel della play station le schermate
galattiche di window dinosauri mostri stratosferici
mondi di quark biblioteche di Harry Potter
letture da paura giallefantastiche per fuggire la realtà

chissà cosa aspetti da questa assurda civiltà — realtà
capovolta di fiume cretto o cemento di case
abitazioni strade capannoni orride installazioni
che doni vorresti per il male — alzatacce
corriere spaventi siringhe infermiere interventi flebo
borsette cateteri per il drenaggio – magari un rene

buono per crescere mangiare sperare continuare
leggere studiare sorridere vivere correre giocare.

(p. 77)

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Manuel Cohen è autore di versi, critico contemporaneista e saggista. Si occupa prevalentemente di Poesia italiana, in lingua e nei neo-dialetti, dirige e co-dirige alcune collane di poesia per CFR, Dot.com.Press-Le Voci della Luna, Puntoacapo. Figura nelle redazioni di: «Ali», «Argo. Rivista di esplorazione», «Carte Urbinati. Rivista di Lett. Ital. e Teoria della Lett. Dell’Univ. Degli studi di Urbino», «Il parlar franco. Critica e scrittura neodialettale», «Punto. Almanacco della Poesia italiana», e collabora ad alcuni tra i principali periodici di settore: «Atelier», «Letteratura e dialetti», «Poesia». Suoi saggi e interventi appaiono in volumi miscellanei, atti di convegni e riviste, in Italia, Europa, USA e Latinoamerica (tra gli altri, su: Baldassari, Baldini, Bellezza, Bufalino, Buffoni, D’Elia, De Vita, Finiguerra, Franzin, Fucci, Guerra, Insana, Jabès, Jacottet, Kenaz, Luzi, Loi, Melèndez, Nadiani, Neri, Porta, Rosselli, Villa, Volponi, Zuccato, Zanzotto, i Nuovi autori delle Marche, La poesia romagnola, i Poeti della Svizzera Italiana, la Narrativa d’Israele). Tra i suoi più recenti lavori: L’Italia a pezzi. Antologia della poesia neodialettale (in co-curatela con V. Cuccaroni, G. Nava, R. Renzi e C. Sinicco, Ancona, 2014); Appunti di Geocritica, per una mappatura della Poesia Italiana Contemporanea (ATM, Monaco di Baviera, Germania 2013); in uscita è una trilogia che raccoglie tre ampie selezioni di scritti critici 1991-2014: La prefazione. Teoria e prassi, per una apologia del prefatore-mappatore necessario; La recensione. Teoria e prassi. Appunti di Geocritica e manualetto d’autodifesa della critica di servizio e Il saggio. L’intervento, il saggio breve, il mapping e la lettura del testo singolo. Teoria e prassi. Per una critica post-ideologica e contemporaneista. In poesia ha pubblicato: Altrove, nel folto (a cura di D. Bellezza, Roma 1990); e dopo venti anni di silenzio: Cartoline di marca (prefazione di M. Raffaeli, Teramo 2010); Winterreise. La traversata occidentale (nota di G. D’Elia, Sondrio 2012) e L’orlo (introduzione di G. Lucini, Sondrio 2014).

8 risposte a “Manuel Cohen, L’orlo”

  1. “con tutta la distanza che c’era e c’è
    è incredibile quanto ti ami
    e ti abbia amato sempre, Mario Luzi […]”

    bastano questi tre versi per fare esplodere tutta la mia gratitudine.
    grazie, Anna Maria, per questa scelta di poesie e per la nota che non è solo un invito alla lettura di Manuel Cohen.
    tu indichi nella terna “Tensione dello spirito, vigilanza dello sguardo, sapienza nel riunire contenuto e forma” parte di quest’universo poetico che appartiene a Cohen, ed è vero: tutto si avverte già in questi tre versi di sincero omaggio a Luzi (nei quali mi ritrovo).
    tutto si espande nelle altre poesie scelte.
    una lettura che non mancherò di approfondire. grazie

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  2. “…chissà cosa aspetti da questa assurda civiltà…”
    La scrittura di Cohen é un talismano contro il disordine del mondo e la tua nota preziosa,come sempre ,un dono per noi.Grazie

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  3. ringrazio per queste sue considerazioni Anna Maria Curci, lettrice sensibile e puntuale, sicuramente tra le persone che meglio riescono a cogliere l’essenza della mia proposta. Sono davvero contento di questa sua nota: a volte ci chiediamo quale senso possa avere per gli altri quanto andiamo scrivendo, e a volte arrivano risposte, segnali di fumo e di feedback che incoraggiano a continuare in questa marginalissima attività che è la scrittura.

    Ringrazio POETARUM SILVA per l’ospitalità al post e ai miei testi,

    i bloggers che sono passati di qui, numerosi,

    e ancora Fabio Michieli, Viola Amarelli, Maria Allo e Gianni Montieri per i loro commenti.

    a tutti un carissimo saluto,
    manuel

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  4. Il mio ringraziamento va a Manuel Cohen per la sua poesia e per le sue parole e a tutti voi che avete lasciato traccia di una lettura attenta e appassionata, di quei ponti e di quei “segnali di fumo”, condivisione e incoraggiamento .

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