“… e ti dono un nulla che sa di niente / con aspettative dal volto celeste… /… parcheggiando il silenzio alle spalle.” Sono questi alcuni versi estrapolati da La chiara visione di Paolo Aldrovandi, una delle poesie che meglio connotano l’arte dell’autore mantovano. Una voce caustica la sua, come acido che corrode impietosamente, non per distruggere, ma per lasciare segni/suoni indelebili sulla dura superficie della pagina. Una voce tagliente come bisturi affilato, o a volte come un vecchio coltello nero quasi senza lama. Unghie in versi che scavano cercando il succo possibile (e anche quello impossibile) della vita vissuta. Una voce che crea insolite note di comunione offerte a chi legge. Si tratta della koinonia degli antichi, ovvero la coniugazione tra le inaspettate presenze che prendono vita dalla poesia e che le danno forza. Un processo di verità che affascina, destinato a generare risposta armonica. A muovere “altra poesia”, quindi, per simpatia (o per antipatia). Il poeta dirige un vero e proprio coro, scandisce il ritmo, il tono, il colore, la frequenza della sinfonia. Il risultato finale (infinibile) è miracolo d’insieme, corale perché rende attivo l’ascolto e sollecita il controcanto. Il segno chiaro di un coinvolgimento possibile e auspicabile, benché raro, come la vera magia.
Stefano Iori
◊
Exploit 3.9
Non prende l’autostrada il sentimento
caccia il suo urlo a bassa voce
anche tramortito dopo le notti
dove ti chiedi se la colpa
è della chiave
o della porta
del tuo ” Do minore ” con tutta la banda
rimasta indietro durante i passi
in un vuoto d’importanza
il sentimento è un generale nazista
e partendo diretto se ne fotte
se sbatte ubriaco le ali
mentre dorme ancora qualcosa
nel petto di pezza sdrucito
dove sprofondare è un attimo
e risalire è battaglia.
*
La chiara visione
La chiara visione delle tue forme
è musica a tutto volume che mi bacia
e trema con note vibrando nervi
e tendini che si occupano di me
come una madre lontana
che andavano fieri a cuore scalzo
in connessione combinata
aggrappati al gancio da macello
che tiravano carrozze full-time
lungo binari di organi in attesa
e di partenze razzo verso praterie
e ora che le tue forme sono mani
mi derubo dell’aria malsana
lasciata marcire per anni
e ti dono un nulla che sa di niente
con aspettative dal volto celeste
che mi tirano zappe sui piedi
nel risucchio mentale notturno
infilando note tra denti stanchi
che sciolgono sonniferi
durante passaggi di coperte
al freddo del privato inverno
e la salvezza si avvita occhi
su perni acciaio a forma fallica
del perenne sull’attenti ci siamo
e fabbrica un sogno da regalare
e stende tappeti su cui sedere
parcheggiando il silenzio alle spalle.
*
Turpiloquio
Cerca di capire quando arrivo
prova ad ascoltare con la pelle
assorbi il movimento
attutito dal corpo come un cuscino
incamera la massa e falla tua
non chiedere e non dare
resta immobile a farti travolgere
nessuno fa schifo qui
qui non conta un cazzo nessuno
e lampi di genio rotolano giù come valanghe
portano via ogni singolo frammento
la tua e la mia vita
solamente una parte del frammento
in mezzo a tonnellate di detriti
tutta una fanghiglia ammassata piena di vite
ma se ascolti puoi sentire
Cerca di capire quando arrivo
prova ad ascoltare con la pelle
e assorbi il movimento
è facile come bere un bicchiere
ridere dei giorni passati
e tentare tanta fortuna santa
a cavallo sempre senza mollare
ballare, ballare, ballare
ancora una volta moti ondosi
rimescolati come pigmenti di colore
ancora una volta mano nella mano
nel delicato cammino.
*
Un carico da sette chili di sale
Prendo quel sacco
lo butto in spalla
tuono la corsa
mi tengo e mi lancio
e sputo sangue e catrame
contro ai tuoi occhi
fissi nell’attimo sciolto
con pantomime da circo
in costume di grazie leggere
che aspettano sale di mare
da ruvide spiagge
impietose e segrete
in cui il vivere
è solo discordia.
*
Mentre tutto fuori è azzurro
Ed è così che ti osservo mentre vìoli i miei rifiuti bui quel plico di pensieri impolverati rimasto scioccato in un angolo come in un ritratto dove i sogni mi vanno a dormire lasciando dormiente il vuoto pallido e perverso sul mio letto
ma salto la corda e gioco mescolo odio a razzia bieca e shakero l’urna da cocktail blu ricordo da occasione speciale nello special-Mente spettacolo di una debolezza antica
e ti osservo come un figlio deluso rimasto a braccia cadute nell’immobile gesto di cemento che del capire hai spazzato la materia grigia scappata dalle mie orecchie di tomba materia nel rifugio totale salva sotto a tappeti sordi
ma qualcuno anche lì ! andrà a giudicare delineato come una ruga vecchia e inevitabile il cammino a ritmo falsato nella sua volontà di amare il mare e tutti i mulini a vento possibili
E ti osservo bianco come la neve mentre tutto si raffredda tra le mani di domani dimenticando leggero il significato di un presente immortalato da scatti imbecilli e mossi sempre in posa per ostacolare sogni fottuti di fottuti sognatori.
Paolo Aldrovandi è nato a Mantova nell’agosto del 1974. Il suo lavoro lo porta spesso a viaggiare in solitudine dandogli l’opportunità, ma soprattutto la curiosità analitica, di guardarsi intorno confrontandosi con realtà sconosciute e persone che quasi certamente non avrà più modo d’incontrare e proprio per questo attraggono il suo sguardo. La sua scrittura è cruda e reale, per meglio dire: quotidiana.
Lo si può leggere nel suo blog http://equiloschifosispreca.blogspot.it, o su alcune riviste online come http://www.lestroverso.it, http://samgharivista.com, http://versanteripido.wordpress.com, http://www.verbumlandianews.com, http://www.ass-cult-irumoridellanima.com, http://caponnetto-poesiaperta.blogspot.it, http://wordsocialforum.com, http://www.collettivoidra.com, http://controcomunebuonsenso.blogspot.it. Cartacee quali http://www.lestroverso.it, http://losguardonline.altervista.org, http://issuu.com/pasticherivista.
Nel giugno di quest’anno ha partecipato con alcune sue poesie all’evento letterario e poetico “Bologna in Lettere”, esperienza che ripeterà a fine settembre prossimo e sempre nel mese di settembre parteciperà ad un evento al Festival delle arti di Venezia, con alcuni dei suoi lavori.
5 risposte a “Paolo Aldrovandi – Poesie inedite”
Aldrovandi non lo conoscevo. una bella scoperta.
"Mi piace""Mi piace"
Proprio degno di una silva (urbana e duepuntozero)
"Mi piace""Mi piace"
Complimenti.
"Mi piace""Mi piace"
Grazie di cuore a tutti !
"Mi piace""Mi piace"
Poesia affilata come lama tagliente… concordo con quanto detto in prefazione. Poesia dolorosamente ribelle oltre che cruda…bellissima !
"Mi piace""Mi piace"