© Alain Intraina FOTOSTELLANOVE
(foto proveniente dal sito http://www.fabianoalborghetti.ch)
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dalla sezione I. Mentre cambia il tempo, la nube o il secolo che sia
.
E dove altro credi possibile la mia presenza
se anche la mia terra è contro? Non rimane niente altro
che la cancellazione ripeteva un dirsi presenti
anche senza il luogo. Adesso conta diceva
fai la somma dei rimasti. Sottratti gli urti i lampi
i sacchi senza nome o le cataste di arti e bocche colme
di vuoto, avrai la misura del rimanere: l’innominata ampiezza…
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Alla conta venne la misura non prima:
non in moltitudine ma uno ad uno
sparivano, lasciando il quesito al posto, il vuoto
della certa destinazione. Con l’assenza a tavola
continuava mamma a preparare per quattro:
anche dopo rimasta ultima, anche ora
che le fosse disimparano il contenere…
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Come mai stato presente il mese
finiva
come il precedente e il prossimo a venire:
le eguali modalità di fame e perdita
si ripetevano, giorno dopo giorno
si ripetevano con l’esattezza propria di un disegno contro
ma condannati nessuno lo diceva:
piuttosto in transito
ancora in vita
mentre cambia il tempo, la nube o il secolo che sia…
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dalla sezione II. Il presente che ci resta
.
Del flusso perpetuo il nome scandiva guardando:
migrazione diceva
e somigliamo allo scarto.
Una quantità in perdita
l’inutile costanza alla deriva
che non riproduce, smessa dal diritto di perdurare.
Non incalza nessuna speranza se vedi
E con ragione:
nemmeno la superficie è simile all’uomo
troppo in ritardo per somigliare, intervenire…
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Riconoscevo il luogo solo prima di partire:
visitando le case in sequenza
i nomi i soprannomi le porte senza impedimenti. Ma ora
chi abita e dove, tolte le croci in terra la piana senza vie?
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Il presente che ci resta è il posto
non il rimpianto, non la fine ma l’inverno:
l’inizio dimorante da questo momento in poi.
Coi sacchi ai piedi, come molti come tutti
la casa nominava e un tempo daccapo per dire:
ricominciamo dove abbiamo smesso
resistiamo, nonostante…
.
dalla sezione III. L’opposta riva
.
Questo luogo discinto tra gli orti e la stazione
e la rete attorno per difenderne i confini:
qui non passa altra gente e per questo è più sicuro.
È un dispetto alla vita cancellata, un permesso
alla vita che mi spetta. Manca molto a ben vedere
non è forse un posto degno
ma spesso avanza. Ed io lo chiamo casa…
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Ma adesso chi ci ascolta? Domandava.
Ho imparato la tua lingua
e mi comporto come devo. Io mi vesto travestendo
ma non serve, mi ripete: troppo fermo è il tuo rifiuto
e non lo ammetti. Quando sono al tuo fianco
sei a disagio. Cosa temi
quando accosto? Ti disturbo?
Così accadde la vergogna: al non vedere.
Nel ritratto dell’assenza mi disperdo.
Giusto prima di posare…
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Come a nascondere le mani dopo il fatto
così celo la mia origine: non puoi capire mi dice
la paura di perdere tutto, ancora
ma tu del luogo comune
dell’essere colpito difendi il confine immediato.
Non i tutti ripete ma la fazione incoerente
non noi i suicidi alla stazione
o improvvisi nei palazzi esplosi ma i pochi
resi impuri dall’azione, col martirio
del Dio e della carne.
Chi lavora e prosegue a te vicino
teme eguale, mi diceva che il numero non conta religione
se a terra il sangue insieme…
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Fabiano Alborghetti
L’opposta riva (dieci anni dopo)
La Vita Felice, 2013
Pubblicata la “prima volta” nel 2006 (LietoColle), L’opposta riva (dieci anni dopo) non è una semplice riedizione di una bella raccolta: è un di più, che va oltre la riscrittura. Riprendere a distanza di anni quel patrimonio di esperienza riversato in poesia è misurarne la tenuta e constatarne la crescita: «L’opposta riva è una raccolta di poesie composta come una Spoon River dei vivi: ogni poesia è una voce, ogni voce una storia. Tutte le storie raccontano non solo una vicenda, quella della migrazione, ma un periodo storico, il loro e il nostro», dice giustamente del resto Alborghetti nella nota introduttiva. L’opposta riva va pure oltre all’idea di poesia civile: è testimonianza e martirio (parola presente nella raccolta). [fm]



3 risposte a “Alcune poesie di Fabiano Alborghetti da “L’opposta riva (dieci anni dopo)” (La Vita Felice, 2013)”
Fabiano sa quanto mi piacciano queste poesie, come promesso, più avanti faremo un’intervista per parlare del percorso che ha fatto per arrivare a scrivere questi testi.
un saluto
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Grazie, la aspettiamo.
un saluto caro a Fabiano e a te.
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grazie Lucetta, a presto
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