, , ,

Il corpo della città: coralità della cultura al Teatro Valle, di Maddalena Lotter

Qualche giorno fa al Teatro Valle Occupato di Roma è stata messa in scena una visita guidata in forma di spettacolo: “Iera Odos 2“, basandosi sui testi delle tragedie di Eschilo, Sofocle e Euripide e su testi di autori contemporanei, che coinvolgeva anche la popolazione nel tentativo di recuperare, riproporre quella dimensione corale del sentire la propria città e la propria Cultura. E’ un’iniziativa forte, nasce dall’esigenza di riappropriarsi del Bene Comune, esigenza che ha preso corpo già con l’occupazione del Teatro nel giugno 2011 e con la riaffermazione di un sentire democratico e propositivo: gli eventi che il Valle organizza sono i più vari, e il clima vissuto all’interno del Teatro è di grande fermento. Nella presentazione del progetto della compagnia greca si leggono parole preziose e decise: “È una visita guidata in forma di spettacolo che inizia ad Atene nel 2011, basandosi sui testi dei messaggeri delle antiche tragedie greche (I Persiani di Eschilo, l’Antigone di Sofocle e la Medea di Euripide) ed anche su testi moderni, dai giornali, poemi e storie personali. La domanda iniziale di questo lavoro è “Che cosa vogliamo dire oggi alla città, e cosa vuole dirci la città?”. Noi, messaggeri contemporanei di una storia severa, come ci rivolgiamo oggi alla città, collettivamente? Perché la città siamo noi, vero? E perché tanto tempo fa in una città (chiamata Atene), nacquero il teatro e la democrazia (nello stesso periodo).Prendiamo queste tre parole, città, teatro, democrazia e affrontiamo il momento storico e la memoria, in Grecia e in ogni altra “Grecia” che verrà.”(vd. http://www.teatrovalleoccupato.it/il-corpo-della-citta-film-witness-children-of-the-riots-performance-via-sacra-2-%CF%80%CF%8E%CF%82-sabato-30-giugno#!prettyPhoto e anche http://omadaisonena.blogspot.it/)

La libertà di parola, in greco “parrhesia” è fatta “di verità e di tensione” (Euripide, Temenidai), una tensione positiva e propositiva che si concretizza nel coro che è la danza, l’insieme. Come è stato giustamente ricordato nella presentazione dello spettacolo, contestualmente alla nascita del teatro del V secolo, nella Grecia classica nasceva la democrazia come forma di governo in cui la plurivocità è elemento essenziale nell’esprimersi della coralità. La popolazione stessa è intesa come un coro, lo stesso coro che è fondamento della tragedia come genere letterario: il coro dei cittadini si appropria del teatro, di uno spazio che non è solo luogo ma anche significato. E’ rivendicazione di qualcosa. E’ comunità. Questo oggi avviene al Teatro Valle, un riappropriarsi del ritmo civile e comune, perché la dimensione del Teatro – oggi più che mai a rischio di essere privatizzata, cioè uccisa nel suo significato primo – rimanga come una dimensione pubblica, in cui la Cultura non viene intesa come una distanza incolmabile fra artisti della scena e pubblico della platea, ma viene riproposta nel suo senso più ampio, e cioè come incontro di persone, idee, proposte, in una parola: condivisione.

3 risposte a “Il corpo della città: coralità della cultura al Teatro Valle, di Maddalena Lotter”

  1. Grazie per questa tua riflessione molto intelligente; ci fa capire che la temperatura di un cambiamento si misura anche sulla base di alcune scelte culturali. Il fenomeno del Valle non è affatto piccolo, ma vederci una forma d’enorme cambiamento necessario da qui, da lontano, dal Nord ad esempio in cui io e te viviamo non è così facile. Anche percepire la sfida di Macao non è facile, da un punto di vista periferico.

    "Mi piace"

  2. hai ragione Ale, al Nord purtroppo non ci sentiamo così coinvolti dalla crisi che sta demolendo il Teatro, forse non ci rendiamo conto di quello che andiamo a perdere. Ma non siamo isole, c’è chi si muove anche qui. L’esperienza, in piccolo, del teatro Marinoni occupato al Lido di Venezia è un esempio. Bisogna continuare in questo modo, credo, cioè con una forma di protesta incisiva; dicono che occupare spazi è una mossa forte (illegale, dicono), ma io dico che oltre ai luoghi bisognerebbe occupare le menti vuote, sarebbe ancora più forte. continuiamo a scrivere inseguendo un’etica. qualcuno ci leggerà e crescerà.

    "Mi piace"


%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: