Stefano Leoni, Basse verticali, Kolibris edizioni, Bologna 2010
Ci sono momenti o, come in questo caso, libri, in cui la poesia chiama come la canzone giusta alla radio, come l’amico che ti telefona per una birra la sera in cui ne avverti il disperato bisogno. Questa è una delle piacevoli sensazioni che si provano incontrando per la prima volta le poesie raccolte in Basse verticali di Stefano Leoni (ed. Kolibris, 2010).
“Fummo fatti per scrutare l’infinita complessità
delle povere cose, l’amorevole abbraccio
delle fondamenta e il timoroso sospiro al sovrastante”
Chiara De Luca mette come incipit alla sua prefazione questi versi dell’autore. La scelta è perfetta, questi tre versi rappresentano a mio avviso la giusta sintesi della poetica di Stefano. Un continuo, mai causale, oscillare fra il terreno, il quotidiano ed il suo elevarsi. Ma soprattutto il quotidiano e le sue bassezze. Leoni osserva, registra, avvicina e allontana l’occhio della telecamera, penso al poemetto finale “il condominio” :
Una linea più scura all’altezza delle mani
un corrimano senza dimensione
prova di passaggi ripetuti e di incertezze
un’ombra di vissuto smarrito e rimasto
fino alla prossima vernice
lungo le scale e lungo la memoria
come il trucco su inevitabili rughe.
Questo poeta però fa qualcosa in più, fruga nelle sue tasche, nel suo intimo. Da lì parte per consegnarci, restituirci, un’idea di “mondo”. Lo fa con versi in apparenza lineari, a tratti impoetici, come dichiara egli stesso nella poesia d’apertura: “Non c’è volgarità nell’essere a tratti impoetico/ calibrare/ mettere un verso sporco al punto giusto/.”
E’ un bel libro sul serio, intenso. Leoni ha imparato una lezione importante, che la bellezza di un verso, l’idea che questo possa farci staccare da terra, non esista, non vale, se prima non si è andati a scavare con la penna nel fango.
***
Io prego basso
e dico
che il dolore è una ragione in questo tempo
una fiammata, come gli anni
passando
Torno alle cose
e siedo
lo spazio dell’ignoto è una supposizione
un pentagramma, simile al vento
sfumando
particolari scalzi lasciano impronte
nelle paludi, un uccello
finge di essere morente all’occhio del rapace
(pag. 29)
***
Anche stamattina il cane mi morde le ciabatte
mentre premo la polvere di caffè nel filtro
potrei con movimento repentino
togliergli la preda, sentirlo guaire
mentre si nasconde nell’angolo vicino alla finestra.
Devo farmi la barba, fare scorrere l’acqua
e fingere di essere consapevole.
Il mio cane guarda, col muso inclinato, si concede
il tempo di amarmi per ciò che posso dare,
un biscotto, una carezza o un calcio nel sedere,
vede l’intero delle mie sottrazioni.
(pag. 33)
@recensione di Gianni Montieri
Nota biografica: Stefano Leoni è nato a Forlì nel 1961. E’ cofondatore dell’Associazione Culturale Poliedrica di Forlì. Sue poesie sono presenti in diverse antologie (Lietocolle e Fara). Ha pubblicato (tra le altre) nel 2005 Ipotesi Sottili”, ed. Il ponte vecchio, Cesena; L’arcobaleno della vita (2008) e Poesia senza confine (2009) per Fara editore; Frane e Frammenti (2008) per Lietocolle. Sue poesie sono apparse (su segnalazione di Maurizio Cucchi) su “Specchio” e “Tuttolibri” de La Stampa.
5 risposte a “Stefano Leoni – Basse Verticali”
(…) “vede l’intero delle mie sottrazioni”, è un verso che vale decine di intere poesie…
Grazie Gianni per questa dritta…
"Mi piace""Mi piace"
sempre calzante, Gianni! ottima recensione…
"Mi piace""Mi piace"
Non ho letto il libro (spero di farlo presto), ma ho avuto modo di apprezzare in altri “luoghi” della rete la scrittura di Stefano Leoni. E’ un bravo Autore, che merita attenzione.
un caro saluto, e grazie a Gianni per la recensione.
stefania
"Mi piace""Mi piace"
grazie per l’ospitalità, a Gianni per la lettura critica e agli amici che hanno lasciato un commento! un abbraccio
"Mi piace""Mi piace"
L’ha ribloggato su RIDONDANZE.
"Mi piace""Mi piace"