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88/100 era un voto abbastanza ambito alla maturità

In perfetto stile déclic, ovvero senza mappe concettuali, prefazioni di sorta, avvertenze, linearità compositiva o coerenza tematica, il nuovo libro di Antonio Vangone, 88/100, sulla falsariga del precedente bosco, è una lapidaria raccolta di frammenti narrativi brevi, dove non mancano le citazioni colte, la gente che muore male, la gente che vive in un presente un po’ liquefatto e quindi un po’ imprendibile, inclassificabile, da deridere o mitizzare. Due situazioni che possono essere la faccia di una stessa medaglia.

Non si tratta di una vera e propria raccolta di racconti, ma di brevissimi scorci letterali/letterari a proposito di esistenze e contesti in sconsolato affanno. La scrittura in forma concentrata è qui un archivio sperimentale di piccole crisi, o di sopravvivenze grottesche.

Ogni testo è una minuscola epifania abortita, un incidente che potrebbe anche non far notizia, un gesto lirico fatto con una mano sporca. L’aspetto più interessante sta nella lettura, perché ricorda quasi lo scroll infinito di quando la notte ci mettiamo davanti a Instagram o TikTok o YouTube e, più o meno attentamente, diventiamo parte di un gorgo di immagini, parole e storie che sono impossibili da assorbire realmente eppure tengono svegli, fanno fare tardi, si mescolano ai ricordi, si infiltrano nei picchi dell’attenzione.

Non bisogna mai smettere di interrogarsi, in fondo. E così Vangone ci lascia anche un quiz a risposta multipla.

Scorrete, è più in basso.

 

 

 

 

 

Annuncio vendita libri 1 euro

Un disegno intelligente, forse l’unico nelle vite di molti, certo l’unico in questa vita finita nel cancro allo stomaco, strappato negli annunci sui social network, sui siti di vendita, un euro al pezzo, nelle telefonate alle librerie dell’usato, qualcuno tornerà sulle bancarelle da cui proviene, quello è fuori stampa, ne vale almeno quindi ci penserà un collezionista cogliendo l’occasione, molti in scatole di cartone nelle cantine di figli che non hanno spazio in salotto.

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Sul fuoco

Sul fuoco ci metto le salsicce, ma ci finì anche Giovanna D’Arco. In entrambi i casi solo indirettamente, Dio non voglia. Il fuoco lambisce, illumina, appassisce. Non dimentichiamo Giordano Bruno e le costine di maiale: dalla loro sorte si apprende che l’arroganza nulla ha a che vedere con il rogo: essere umili non trattiene le fiamme; essere umidi può rivelarsi di maggiore utilità. Essere umidi porta però a fare molto fumo, e il fumo uccide.
Ormai conosciamo le regole del fuoco.
Il fuoco è una reazione chimica. Forse un tempo veniva considerato una magia. Può sembrare. Le cose cadute, lasciate, gettate nel fuoco spariscono, trasformandosi in fumo e calore (energia). Il processo è irreversibile e irripetibile e per questo non è magico, ma risulta comunque molto appassionante. L’eccessiva fascinazione per il fuoco è detta piromania. La piromania è la prova che non è nel fuoco che succedono le cose davvero importanti, ma sul fuoco, tra le particelle eccitate lungo le quali danza la mente del maniaco e si consuma il destino delle salsicce e delle costine e di Giovanna D’Arco e di Giordano Bruno.
IIl cALoRee iirRADiatOo dIlAtaa lL’aRRiiA eEe tUTtoo APPare CcoSìì.

*

La decomposizione del gigante

Finalmente il gigante cade, la gola perforata. Dissangua piano: un denso ruscello nero erompe dall’arteria recisa, bagna la terra, impregna il grano. Basta uno sguardo alle spighe per capire che in giugno non ci sarà nulla da mietere; si fruga la bisaccia del colosso, inutilmente: solo pelli malconce, bucce di formaggio e ossa di capra. La fame suggerisce di mangiare il mostro, non c’è fiele che possa guastare uno stufato con patate e cipolle, si discute e si decide di no, ma qualcuno ci prova ugualmente; quando lame affamate ne tranciano i fianchi, parassiti grossi come lupi emergono dalle carni tiepide, bianchi, viscidi, si avventano sui macellai e sui loro figli, vessano il magro bestiame superstite per poi tornare sazi al loro nido purulento. Il dolore moltiplica fuori e dentro il corpo del gigante, orribilmente gonfio e livido, eppure troppo vigoroso per morire: la coscienza infranta tenta ancora la parola, discute con sé stessa in gocce di una lingua primordiale; i suoi gorgoglii sono violenti come tuoni, tolgono il sonno, tormentano la veglia già malferma, piagata dalla carestia. Si decide di affogare tutto con il fumo, come i vespai e gli eretici, ma gli assalti che si susseguono vengono respinti dal fiato dell’eterno moribondo, già saturo di male. Basta una distrazione a decretare la fine. Mentre le fiamme consumano campi e villaggi, il vinto può esultare un’ultima volta. Mentre la prigione si infrange, nel suo enorme occhio di vetro si specchia ancora il cielo.

*

Risposte multiple

Chi è protagonista di questo racconto?

– Chi legge
– Chi scrive
– Il racconto stesso
– Nessuno

Cosa simboleggia il quiz a risposta multipla che dà il titolo al racconto?

– La necessità percepita di attribuire un significato univoco a ciò che si legge
– La pretesa da parte dell’autore che le sue intenzioni vengano raccolte
– La costrizione insita nel linguaggio
– La diversità delle percezioni possibili in chi si interfaccia al testo

Quali sentimenti intende evocare l’autore del testo?

– Divertimento
– Tristezza
– Sdegno
– Tutte le precedenti

Qual è il tema principale di questo racconto?

– La potenziale insignificanza di un testo letterario
– La potenziale polisignificanza di un testo letterario
– L’assurdità delle categorizzazioni cui è soggetta la scrittura
– L’ottusità che permea l’insegnamento delle lettere
nel sistema scolastico italiano

Come si rapporta questo testo rispetto agli altri della raccolta in cui è inserito?

– È in contrasto con alcuni di essi, mentre rimane coerente con il tema della raccolta
– È perfettamente coerente con il tema della raccolta e con i testi in essa contenuti
– È apertamente in contrasto sia con il tema della raccolta che con gli altri racconti
– Non c’è alcuna relazione o non è un fattore di cui tenere conto

Cosa rende questo racconto meritevole di essere scritto, pubblicato e letto?

– L’originalità del suo svolgimento
– Il suo profondo significato
– L’intelligente meccanismo alla sua base
– Nulla

 


Antonio Vangone (1995) vive in provincia di Napoli. Finalista al premio Raduga 2017, suoi testi sono apparsi su split, tremila battute, pastrengo, clean, risme, coye, la morte per acqua, l’appeso e altre riviste letterarie. Alcuni suoi racconti sono stati inclusi nelle antologie multiperso (pièdimosca, 2022) e l’ordine sostituito (déclic, 2024). Nel 2023 Pièdimosca edizioni ha pubblicato il suo esordio, Attribuzioni, mentre nel 2024 e nel 2025 sono usciti per déclic il suo secondo e il suo terzo libro, bosco e 88/100.


In copertina: The Immaculate Conception (part.), Antonio De Pereda (1611-1678)

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