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Frammenti di un’estate futura – Lasciami tranquilla un giorno e io ti scriverò il romanzo del secolo

Di Francesco Marangi

 

Nelle puntate precedenti…


#Frammento20

Concentriamoci su Herr Professor, niente più Variazioni Goldberg, ora è passato a Creuza de Ma, grande classico, dalle variazioni Goldberg alla Creuza il passo è breve; chissà che tipo di associazioni ha fatto per arrivare dalle Variazioni alla Creuza?, ora come ora mi sfugge il nesso; non importa, Herr Professor avrà avuto le sue buone ragioni. Così ora sono qui seduta che provo a scrivere e sento le voci delle pescivendole che parlano in dialetto ligure, strumenti a fiato, percussioni, non so di preciso, non sono una grande esperta di musica. Herr Professor alza il volume, io che scrivo e lui che alza il volume, questa folle gara muscolare, fra me e lui, fra le nostre due intelligenze, come se ci fosse da discutere, lo sappiamo poi chi vince, ve lo scrivo se volete, ve lo posso raccontare, posso dirvi come andrà a finire questa storia, già lo so, la sto scrivendo, già la vedo, mi si scalda la fica solo a pensare dove sto andando, o per lo meno dove sto provando ad andare, il risultato non è mai certo, ma se riuscissi nel mio intento, allora sarebbe innegabile, la mia superiorità nei confronti di Herr Professor, sarebbe stabilito una volta per tutte, chi dei due ce l’ha più lungo. Herr Professor alza la musica nella speranza di riempire il vuoto, è circondato dal vuoto, come tutti noi d’altronde, a parte i suoi libri, le sue librerie cariche di volumi, volumi che lui adesso sfoglia a malapena, volumi che io ho letto uno alla volta con attenzione, volumi che lui mi ha costretto a leggere, o forse che mi sono costretta a leggere in suo nome, o forse che ho voluto leggere per avvicinarmi a lui, o forse che ho letto solo per avvicinarmi a lui e poi distruggerlo da dentro, per attaccarlo dall’interno, volumi che io ho usato come cavallo di Troia, comunque volumi che io avrei tranquillamente potuto bruciare se ne avessi avuto l’occasione, volumi per lo più scritti da gente morta, per lo più maschi bianchi, per lo più gente sola, volumi che hanno portato e porteranno ancora alla rovina.
È arrivata anche mia sorella. Mio padre e la sua musica, mia sorella di certo ha le cuffiette, non sente mio padre che ascolta la musica, non sente Creuza de Ma, mio padre sta ancora ascoltando Creuza de Ma, l’album è partito per la seconda volta, il primo brano dell’album di Creuza de Ma, adesso non ricordo come si intitola, mi sfuggono sempre i titoli delle canzoni. Mia sorella cammina lungo il corridoio, non mi vede non mi saluta, forse non vuole vedermi e non vuole salutarmi. Abbiamo un bel rapporto io e mia sorella, ma a volte fa davvero la stronza; certo anche io non sono da meno, quando si tratta di fare la stronza sono imbattibile, se proprio decido di fare la stronza allora sono stronza al massimo, già che devo fare la stronza mi impegno, mi ci applico, non mi piace fare le cose a metà. Mia sorella si chiude in camera, io provo a riprendere a scrivere. Sempre mi interrompo quando qualcuno entra o esce di casa, il rumore della porta mi infastidisce oltremodo, è un rumore terrificante, quello della porta di casa nostra, come quello di ogni altra porta o portone di casa, mi infastidisce terribilmente, quello della porta di casa nostra in modo particolare, per chiuderla bisogna fare un po’ di forza, bisogna in pratica sbatterla; magari sto scrivendo e mia sorella entra mio padre esce, mia sorella esce e mio padre torna, si alternano sbattendo quella maledetta porta, e ogni uscita o entrata corrisponde a un colpo, un rumore insopportabile, ostile, un rumore che mi trasmette una profonda inquietudine, quello delle porte e dei portoni chiusi con violenza. Basterebbe mettere un po’ d’olio nella serratura. Figurati se ci pensa mio padre, Herr Professor ha di meglio da fare, pensa alla sua opera omnia, pensa al capolavoro che vorrebbe scrivere. Ci penso io Herr Professor, mi sobbarco io questo onere, ci penso io al capolavoro, forse è meglio che tu ripari la serratura, nel frattempo, magari fai una spesa, magari se riesci mi compri le Gocciole, se le trovi in offerta alla Coop. Comprami due pacchi di Gocciole e il capolavoro sarà terminato in qualche settimana. Non mi rompere le palle e il capolavoro te lo consegno in un giorno. Mi bastano ventiquattro ore di totale silenzio, di raccoglimento, niente porte sbattute né musica ad alto volume, niente scoglionamenti di vario genere. Lasciami tranquilla un giorno e io ti scriverò il romanzo del secolo.


#Frammento21

Quando il bagnino si è girato io l’ho salutato con la mano. Ho fatto ciao ciao con la mano. Così il bagnino mi vede. Guarda me ma non sono sicura perché ha gli occhiali. Guardo mamma e le dico il bagnino mi guarda. Guardo mamma e le dico il bagnino mi saluta. E mamma risponde non so. Intanto salgo sul materassino. Il materassino è sgonfio. Lo so che il bagnino mi guarda, è bello il bagnino, mi piace il bagnino. Guardo mamma e le dico posso togliere i braccioli? Mamma dice perché? Io le dico non voglio che il bagnino mi vede coi braccioli. Mamma dice puoi toglierne uno. Allora io ne tolgo solo uno. Lo do alla mamma. Scendo dal materassino. Nuoto un po’ e saluto il bagnino. Voglio che mi vede senza braccioli. Ora sta salutando. Ha alzato la mano. La sua mano è morbida? Gli regalerò una conchiglia. Voglio regalare una conchiglia al bagnino. Guardo mamma e le dico voglio regalare una conchiglia al bagnino. Torniamo a riva. Cerchiamo le conchiglie. I sassi mi fanno male ai piedi. Ho già regalato una conchiglia al bagnino e lui era contento. Vorrei regalare un’altra conchiglia al bagnino per vederlo ancora contento. L’altra volta per prendere la conchiglia mi ha toccato la mano. Gli ho detto ti regalo una conchiglia e lui ha detto davvero? e io ho detto sì e ho allungato la mano, lui ha allungato la sua mano e la sua mano ha toccato la mia mano. Vuol dire che mi ama? Guardo mamma e le dico mi sa che amo il bagnino. E mamma ride. Non ridere. Le dico mi sa che lo amo davvero. E mamma allora mi guarda seria. Mi dà una carezza, mi abbraccia. Se ci tocchiamo la mano vuol dire che siamo innamorati. Se gli do la conchiglia le nostre mani sono vicine. Se gli do la conchiglia lo amo per davvero. Sennò perché voglio così tanto dargli una conchiglia? Io credo di sapere quando amo o non amo. Credo di sapere quando voglio dare una conchiglia o non voglio darla. Il bagnino è contento se gli do la conchiglia, quindi è contento se gli do il mio amore. Nella conchiglia è nascosto il mio amore. Il mio amore è una conchiglia. Il mio amore è nascosto sott’acqua, dove c’è nero, dove c’è la sabbia. Il mio amore è vero solo quando lo do al bagnino. È il bagnino che vuole il mio amore, altrimenti non prenderebbe la conchiglia. Altrimenti prenderebbe la conchiglia senza toccarmi la mano. Mi tocca la mano destra. Tengo la conchiglia con la destra, non tengo mai la conchiglia con la sinistra. Non so perché. A scuola scrivo con la sinistra. I compiti li faccio con la sinistra. I capelli me li pettino con la sinistra. Ma la conchiglia la tengo nella mano destra. Il mio amore è lì dentro la mano destra. Quando il bagnino prenderà la conchiglia il mio amore passerà dalla mia mano alla sua mano. Chissà quale mano userà il bagnino per prendere la mia conchiglia. Se prende la conchiglia con la sinistra allora vuol dire che mi ama di meno. Se la prende con la destra mi ama di più o uguale a come lo amo io? Tanto devo trovare una conchiglia. Il bagnino mi ha detto una volta che ho gli occhi da conchiglia, ma non so cosa vuol dire. Lui dice
che vuol dire che trovo tante conchiglie, come se solo io posso vedere le conchiglie. Secondo me mi ha detto una bugia. Secondo me non ho gli occhi da conchiglia. Non so cosa vuol dire, ma io non ce li ho quegli occhi che dice lui.


In copertina: artwork by Joan Lulacat


 

Una replica a “Frammenti di un’estate futura – Lasciami tranquilla un giorno e io ti scriverò il romanzo del secolo”

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