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Il demone dell’analogia #71: Orecchio

«Una strana amicizia, i libri hanno una strana amicizia l’uno per l’altro. Se li chiudiamo nella mente di una persona bene educata (un critico è soltanto questo), lì al chiuso, al caldo, serrati, provano un’allegria, una felicità come noi, esseri umani, non abbiamo mai conosciuto. Scoprono di assomigliarsi l’un l’altro. E ognuno di loro lancia frecce, bagliori di gioia verso gli altri libri che sembrano (e sono e non sono) simili. Così la mente che li raccoglie è gremita di lampi, di analogie, di rapporti, di corti circuiti, che finiscono per traboccare. La buona critica letteraria non è altro che questo: la scoperta della gioia dei libri che si assomigliano».

Mario Praz

 

L’urlo, E. Munch

DONNA

Quand’eri
giovinetta pungevi
come una mora di macchia. Anche il piede
t’era un’arma, o selvaggia.

Eri difficile a prendere.
Ancora
giovane, ancora
sei bella. I segni
degli anni, quelli del dolore, legano
l’anime nostre, una ne fanno. E dietro
i capelli nerissimi che avvolgo
alle mie dita, più non temo il piccolo
bianco puntuto orecchio demoniaco.

 Parole di Umberto Saba

sento il canto delle sirene d’Ulisse

il richiamo dell’onda mediterranea
il frangersi della spuma degli oceani
il muoversi lento del lago

il vento a spazzare le strade d’Europa
il ciclone a scuotere le palme caraibiche
il turbinio delle foglie d’autunno

il pizzicare della cetra sull’incendio di Roma
il ritmo del charango sulla povertà dei barrios
il ballo del tango e delle balere di periferia

il suono dell’arte continuo
come Van Gogh lascio
l’orecchio sul comodino

a sentire lo scorrere del Rodano
a passare senza posa come un acufene

Antonio Nazzaro

 

UN SIGNORE MATURO CON UN ORECCHIO ACERBO

Un giorno sul diretto Capranica-Viterbo
vidi salire un uomo con un orecchio acerbo.

Non era tanto giovane, anzi, era maturato
tutto, tranne l’orecchio, che acerbo era restato.

Cambiai subito posto per essergli vicino
e potermi studiare il fenomeno per benino.

Signore, gli dissi dunque, lei ha una certa età
di quell’orecchio verde che cosa se ne fa?

Rispose gentilmente: – Dica pure che sono vecchio,
di giovane mi è rimasto soltanto quest’orecchio.

È un orecchio bambino, mi serve per capire
le voci che i grandi non stanno mai a sentire:

ascolto quello che dicono gli alberi, gli uccelli,
le nuvole che passano, i sassi, i ruscelli,

capisco anche i bambini quando dicono cose
che a un orecchio maturo sembrano misteriose…

Così disse il signore con un orecchio acerbo
quel giorno, sul diretto Capranica-Viterbo.

Parole per giocare di Gianni Rodari


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