
Le poesie che seguono appartengono a una raccolta dal tratto originale, poesie che sembrano esercitare costantemente l’arte dell’osservare: si tratta di ante meridiem (Transeuropa) di Marco Senesi.
Da un funerale, a un matrimonio, a fotografie in bianco e nero, e poi anagrammi e una successione di mesi che non somigliano davvero alle stagioni: ha una dimestichezza tutta particolare, Marco Senesi, con la visione della realtà e le immagini metaforiche che ne derivano.
Parafrasando un suo verso, la poesia potrebbe fare ‘da cane guida’ a ognuno di noi. Ma senza stress.
un funerale
è venuto a mancare a.
ti chiedi chi fosse?
era uno che conosci, uno del nostro giro.
attendeva da sempre al bivio dei mirti d’oro
il tuo segnale
mai giunto; taciturno,
teneva le braccia conserte
al Rito Delle Ceneri.
il feretro trasportato dagli uomini
di cui fu alleato,
il drappo funebre ricamato dalle donne
che mai amò-
uomini e donne con il passato
al posto degli occhi.
oggi i fuochi dell’ellisse
coincidono nel suo centro
e gli esiliati spargono sabbia di
quarzo
nella roggia.
il requiem atonale dalla strada infetta
non è per il defunto,
ma per chi, stremato, anela
al sonno ristoratore.
per te, che invecchi
da lontano.
§
un banchetto di nozze
(fine novembre)
fu scritto nell’estate precoce
l’acrostico che svela
l’Eterna Legge.
tra le drupe rosse dell’agrifoglio il basilisco
attende immobile e brama un’altra vittima;
dentro legnaie si nascondono
febbricitanti i detenuti evasi:
avranno presto la loro vendetta.
e dietro la collina dei voti
dove l’eucalipto cresce
in abbondanza
appare l’eclissi anulare
all’ora del tuo banchetto di nozze:
il braccio è cinto attorno alla vita,
il giullare sussurra all’orecchio
la verità.
di colpo le fiamme nel braciere si
estinguono, gli astanti si
voltano con un moto di
timore:
corri fuori alla veranda di abete
dove l’erica prospera,
di fronte a te i saltimbanchi e i
ciarlatani dagli occhi affaticati
e i volti appassiti;
accetta i loro oboli e
sappi dire a te stessa:
“io sono un enigma”.
per me è semicecità, eppure vedo
la vera te intrappolata su un
ritratto in seppia.
solamente la lupa bianca espulsa dal branco
mi è solidale,
ma non vengo meno al mio
compito: eliminare il tempo dal
mondo.
seguimi: dobbiamo riprendere parte
al gioco del silenzio.
scaglie di selenite
nel palmo della tua
mano.
§
da metà settembre
“il tempo è ciò che accade
quando non accade nient’altro”
(Richard Feynman)
in fondo è mio dovere
prendere congedo dalla parola,
vestirmi del sudario
lurido
e ingoiare il veleno.
nella caligine dei tanti
tempi morti leggo
l’esame biometrico su un viso
estraneo-
gli stemmi si mescolano
sul rebus senza lettere,
una dolcezza molle prevale sul
languore.
tra due appartamenti contigui
c’è un muro
di cartapesta o di cemento armato-
premere adagio sul lato crepato è avvertire
i miei stessi palpiti, premere forte sul lato liscio
è assorbire ogni conversazione meschina
di cui è imbevuto l’intonaco.
sta agli amanti più giovani e audaci
intonare in autunno il cantico dell’assurdo
nella terra del mare e del sole.
io oscillo come un cieco nell’orgia
di campane a festa,
e aspetto qualcuno-forse un agricoltore-
che mi insegni
come procedere linearmente fra case morte.
§
da fine agosto
si assiste quest’anno ad un’anomala invasione di cimici verdi.
nessuno riesce a spiegare il fenomeno. alcuni lo attribuiscono
all’intervento umano, altri parlano di una particolare congiunzione
astrale. altri ancora imprecano contro quel vento maligno che
nasce da una profonda gola fra i Balcani e i Carpazi.
un autostoppista deve pur accettare il suo destino imprevedibile.
forse farebbe meglio ad appostarsi dall’altro lato della carreggiata.
se si osserva un corteo, si noterà sempre un uomo che procede in
direzione contraria, e una donna che tiene il conto di tutti i passi
fatti.
deve pur esserci un modo per fuorviare la macchina della verità.
se il numero delle domande è un multiplo di tre, basta battere una
volta le palpebre prima di ogni “no”.
se siamo destrimani, quando facciamo la conoscenza di un mancino
teniamo a mente che lei o lui vorrà stringerci la mano sinistra.
“mani fredde, cuore saldo”, mi ha dichiarato un falegname ormai al
termine della sua carriera. ho ricevuto da lui in dono una moneta
centenaria. la data sull’esergo è illeggibile.
festeggiamenti per il Santo Patrono, il lunedì che segue la quinta
domenica di agosto. la fiaccolata diretta alla sorgente di acqua
pura viene inghiottita dal buio.
i sette palazzi di granito sono disposti circolarmente. la luce viene
convogliata e rifratta secondo un complesso schema, in modo da
ingannare continuamente il punto di vista dell’osservatore. il
segreto è tendere verso il centro dell’ettagono inscritto.
un anziano sonnambulo dovrebbe sempre essere accompagnato da
un cane guida. allora vincerà la grande distanza in linea d’aria.
saprà attraversare il ponte levatoio, per giungere al faggeto, dove
si troverà di fronte se stesso da ragazzo. ma ancora
addormentato, non potrà notarlo.
i bambini troveranno riparo sicuro dalla pioggia di meteore in
una camera sepolcrale, nella macchia mediterranea. là scopriranno
anche la via di mezzo tra il blu e l’indaco.
la notte di San Lorenzo ho scritto la mia biografia, utilizzando il
dizionario al rovescio dalla zeta alla a. i ricordi erano fotoni
inafferrabili.
il tempo non è la congettura di un filosofo, né il delirio di uno
scienziato pazzo:
esiste.
Marco Senesi (Albano Laziale, 1982), ha pubblicato la raccolta di poesie “post meridiem” (Leonida, 2016); alcuni suoi componimenti sono apparsi su riviste cartacee e on-line, ottenendo riconoscimenti in concorsi letterari; conduce la trasmissione streaming sulla musica rock, “Voli Pindarici”, presso la stazione radio https://www.mixcloud.com/
radiodefault/.
Per contattare l’autore: totentanz.marco@alice.it
Una replica a ““Un autostoppista deve pur accettare il suo destino imprevedibile”: ante meridiem, di Marco Senesi”
Scrittura interessante
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