‘Gli scomparsi’: Michele Mari

Gli scomparsi sono i libri che non abbiamo mai saputo di voler ritrovare: libri dimenticati, libri fuori edizione, libri introvabili, libri mai tradottilibri trascuratiOgni settimana qualche brano da un libro“scomparso”, nella speranza che questo piccolo spazio nascosto possa contribuire a riesumarne qualcuno.

Edoardo Pisani

Le Muse, Jan Toorop

Il libro di oggi è Rondini sul filo, di Michele Mari, romanzo céliniano semmai ve ne furono, almeno apparentemente, perché a una lettura più attenta la verve stilistica di Mari è troppo poco istintiva per avvicinarsi al Céline di Guignol’s band o della Trilogia del Nord. Rondini sul filo è un romanzo illeggibile e folle, ossessivamente prolisso; è il punto più estremo – anche narrativamente – dell’opera di Mari. È un libro scomparso da anni dalle librerie, che un giorno o l’altro, ne siamo sicuri, sarà ripubblicato e riscoperto, salvo poi essere dimenticato ancora e ancora riscoperto e ancora dimenticato e ancora riscoperto da giovani e vecchi e mai stanchi
e mai morti lettori oggi non ancora nati.


Allora, vedete anche voi, la mia vita, radicalmente cambiata, l’ingresso del mistero, nella mia vita… dirlo così sembra bello, non l’avessi pagato salato sto svago, che ci son rimasto ustionato, ah se ne porto la pena! da piangere, e piango! adesso basta però, brutto menarla così, all’infinito… posso no girarci intorno a sta cosa… a sto cancaron d’un cancaro che m’ha segato la vita! mi ci devo buttare! Per filo e per segno che do inizio alla conta! la conta grave! basta con le preistorie, la storia! solo quella, alla cruda! se la volete la conto! è deciso, la conto! adesso! più tempo di pentirsene, dopo! una volta partito anderò! mi fermerò più! vi avverto è penosa! avete saputo niente finora! bagatelle, al confronto! non dite che non vi avevo avvertito! Oh basta un po’, su, che incomincio! davvero!

§

Cammino di notte sotto la pioggia, la città è deserta… in fondo a un vicolo cieco, fra bidoni di spazzatura, intuisco una sagoma, ferma… dev’essere lui, lo sto braccando da ore… mentre avanzo si apre la finestra di una casa, si affaccia la madre di lei, in gramaglia, come una prefica calabra… sull’altro lato si solleva una saracinesca, esce il Wolmer, dietro di lui Maggiolini, poi il Vito… per ultimo esce l’Enrico, si schierano tutti quattro a metà del vicolo, formano una linea che mi sbarra il passo… là in fondo la sagoma resta immobile in un cono d’ombra, seminascosta dai bidoni… apro la bocca a fatica, le parole escono penosamente, Ora farò, dico, quello che doveva essere fatto subito, ora vi vendicherò dell’oltraggio che vi fu fatto quando vi è stato associato… serrano i ranghi, mi impediscono di avanzare… Perché? urlo, urlo, lui non c’entra con voi, lasciatemelo, o eliminiamolo insieme… Non insistere, la voce della madre lassù dalla finestra, oracolare, egli appartiene al passato, essi appartengono al passato, sono tutti fratelli, sono tutti miei figli, diglielo Vito, diglielo anche tu che la famiglia è sacra… alza il capo, il pugile, mi guarda con occhi lontani, Quello che vorresti fare a lui, sentenza, lo vorresti fare a noi, vattene, se tocchi mio fratello sei morto… cerco gli occhi del Wolmer, Anche tu? anche tu sei con lui? non mi risponde, malinconico, dolce, segretamente spietato… Vattene ora e non tornare più, l’ultimatum della Mater Matuta… la sagoma, là, sta sorridendo, non riesco a
vederla ma lo so, che sorride…

§

… vi porgo pari pari l’idea che l’afflige, che in tutto questo ci sia la zampa adunca di Bardamu, sti tre puntini m’avrebbero consegnato a lui e alla sua cattiveria, organo-zimbello che sono, ch’io lo scimmiotti lo compiace e insieme lo disgusta, così mi cucina a suo modo… conviene con me che un libro non potevo scriverlo solo così, ergo era meglio non scriverlo… ma se anche, azzardo, non dovrebbe essermi grato Destouches, l’esplicito omaggio io dico? almen l’intenzione mi va riconosciuta, e se c’è… se vede, da lassù o da laggiù… sa anche che nessuno lo ama quanto me… qua le legnate dialettiche che prendo! céliniano da quattro soldi! se non ho ancora capito che quell’uomo era nato per fare male a se stesso e ai suoi cari… per rovinare tutto ciò in cui credeva, per non creder più a niente… essere adottati da lui è allora che devi tremare! che ti regala qualche tonnellata del vomito in cui ha sguazzato tutta la vita! diritti al martirio, di tre punti in tre punti… qualche esclamativo qua e là, ohp! è tanto che voleva dirmelo, adesso lo dice… da quando mi conosce mi vede sempre con un suo libro in mano, quando sono incominciate le apparizioni infernali leggevo Guignol’s band, quando officiai la Macumba rileggevo Nord, quando ci siamo conosciuti rileggevo per la terza volta il Voyage… un momento! che la interrompo, se le cose stanno così… un sospetto, corro ad uno scaffale ne prelevo Mort à crédit, la mia copia che portai da Milano, lo sapevo! Milano novembre 1981 la mia postiglia sul foglio di guardia, incominciai a leggerlo allora, in concomitanza col fatto, asse Roma- Milano… si stupisce per niente lei, anzi rincara… mi chiede quando nacque, l’écrivain… che domanda, 27 maggio 1894, Courbevoie, Seine… 27 maggio, sì, quando… sobbalzo, possibile non me ne fossi mai accorto? quando ci siamo conosciuti noi due! Pavia 27 maggio 1992 giornata di studio su Giorgio Manganelli, già…Manganelli, il citofono… ohp revenons! m’invita a leggerlo meno adorarlo di meno quel pazzo, temperarlo con un po’ di antidoti, mi raccomanda in special modo Cervantes,,, in effetti ci son episodi accertati che dan da pensare… quando nell’estate del ’48 il professor Milton Hindus andò a trovare Céline a Korsör, Danimarca, divenne improvvisamente e per sempre un insonne, contrasse una serie impressionante di tic e di smorfie facciali… mai più lo stesso, che fu… e gli era amico notare, uno dei pochi che l’esule accettò di ricevere nel suo tugurio… mi sta chiedendo di rinnegarlo è evidente, più evidente è che mai! lo rinnegherò mai…

(“Mah! Pubblichi il tale un tal anno, sei un mostro! Gronda sangue quel testo, come hai potuto! Corruttore! Traditore del popolo! Lo pubblichi trenta, cinquant’anni dopo, bravo! Si doveva! Un classico del Novecento, e che diamine! Con tutti i servigi della filologia, bravo editore!” Così dice il primo editore di Céline, Robert Denoël, in un altro libro di Michele Mari fortunatamente non scomparso, Tutto il ferro della Torre Eiffel. Quanto a Céline stesso e al suo tormentato rapporto con gli editori, ricordiamo una frase di Colloqui con il professor Y: “Tirate le somme, a farci caso, vedrete un bel po’ di editori andare in malora, mentre di rado sotto i ponti ci troverete un editore…” Eppure Denoël morì assassinato).

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