
“Queste di Annachiara Atzei sono braci inestinguibili, che illuminano la notte anche in assenza di luna, braci pronte, al primo chiarore, a riprendere la conversazione con il fuoco che le ha generate”, scrive Orso Tosco, nella postfazione che dedica alla raccolta, Inavvertita luce (Eretica). E c’è del vero in questa intuizione.
Aggiungerei, all’aura di questi versi, la parola ‘evanescenza’.
Le poesie qui selezionate di Annachiara Atzei, comunicano un profondo esserci, un’appartenenza radicata alla vita, ai suoi elementi naturali, ma anche una capacità trascendentale di raccontare il vissuto e il non detto.
È tutta lì la luce.
Stretta nella tua pelle,
nelle tue braccia immaginate –
unica casa.
Irripetibile bene trattenuto sperato –
da te non c’è ritorno.
Mio silenzio mia febbre mia cosa perduta.
Vibrazione lieve.
Capire cosa ha senso
in questa sospensione di vite,
in questa esigenza di mani.
Lucida mancanza –
domanda domenicale –
abbraccio sciolto.
Sono sempre lì gli alberi,
le pigne che si sfaldano
in polvere gialla.
Non sapere dove sei –
come ti batte il cuore.
Ingoio questo amore in bocconi di piombo
e lo spingo nel mio fondo di cenere.
Inghiotto le braccia e i polsi –
vetri e spine.
È tratto dal niente
e lì lo lascio: al cappio della Santa Ragione
che non concede amplessi.
Il tempo se ne andava come sabbia.
Secolare, nell’ombra, fluì l’amore e per la prima e ultima volta possedetti
l’immagine di Ulrica.
J.L. Borges, Ulrica
Temo la fine quotidiana delle cose, lo strappo,
l’urto – il lungo addio
(quale memoria avremo nelle nuove stanze,
quale fortuna ci accompagna?).
Ciascuno sta nei suoi ragionamenti,
in un corpo lontano.
La prima lingua è la parola,
la seconda le mani – la terza il sogno.
Sparire nei vestiti:
si accumula l’inverno
nelle cose inaccadute.
La sottolineatura dei versi
per trattenere quel poco –
l’odore della tua guancia
d’estate.
Chiede di te la mano.
Che rumore fa
la luce.
Il mattino fa come se nulla fosse,
parole–spore cominciano stagioni.
Gli occhi sono bocche,
i visi tramonti – inavvertita luce.
Si alzano mani come fiamme,
come argomenti.
Ci curiamo di noi, ci teniamo stretti –
appesi al rumore del fiato
in salita.
Ti porto in me dissolto – immaginato.
Annachiara Atzei, classe 1979, scrive su Antas – periodico di storie e personaggi della cultura sarda – e ha collaborato con la rivista La Donna Sarda. Suoi versi inediti sono apparsi proprio su queste pagine. Inavvertita luce è la sua opera d’esordio.
2 risposte a “Inavvertita luce, Annachiara Atzei: ‘Questa parola mi somiglia – e mi salva’”
Gentile Giulia Bocchio
Sono Roberto Dall’Olio Con Fabio e Anna Maria Avevo preso accordi per una recensione de TUTTE LE POESIE di Margherita Guidacci editrice Le Lettere Lavoro bellissimo quanto illuminante per me….gradirei sapere se dopo la pausa che mi ha proposto per la mia precedente recensione proposta posso procedere con la Guidacci o resto in attesa …il blog lo leggo non mi pare francamente di essere “non organico” gramscianamente parlando
Cordialmente Roberto Dall’Olio
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Gentile Roberto, può inviare la sua recensione a silvapoetarum@gmail.it
Grazie
G. B.
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