
Pasquale Vitagliano, Poeti del Sud: dal Meridionalismo alla poesia della “diaspora”
Scrivendo di questione nazionale e di questione meridionale, Antonio Gramsci riteneva che in Italia è mancata una cultura nazionale e popolare, perché gli intellettuali italiani sono stati o cosmopoliti, “globalizzati” diremmo oggi, o provinciali, portati a credere che il proprio cortile urbano sia il centro del mondo.
La poesia meridionale non è stata né cosmopolita, dunque lontana dalle correnti d’avanguardia e neo-avanguardia nel Novecento, e neppure provinciale, ovvero unicamente legata ad “un” territorio (come la poesia vernacolare, regionale).
Se una parola, invece, può definire la linea poetica meridionale è “diaspora” (“migrazione di un popolo”), tanto fisica, quanto intellettuale. Fisica perché molti autori hanno operato lontano dal proprio luogo di origine, intellettuale in quanto quasi tutti hanno dovuto fare i conti con il proprio territorio vissuto come limite (la leopardiana “siepe”) e dunque si sono continuamente confrontati con l’ “altrove”.
La “diaspora” ha, col tempo, dimenticato il dolore dell’abbandono e dell’amputazione, reso fertile la linea poetica meridionale, anzi vorrei dire, perché non amo le classificazione, della poesia dei meridionali. Non è un caso che il significato letterale della parola greca è “disseminare”. Il che anticipa la convinzione espressa da Dante Maffia che la poesia autentica è quella che “insemina” l’anima del lettore, portandolo a guardare il mondo con una visione rinnovata.
Prendiamo in considerazione due autori come Bartolo Cattafi e Vittorio Bodini. In entrambi la poetica risente di questo confronto permanente tra il territorio al quale si appartiene (di cui si sperimenta l’abbandono) e un “altrove” fisico e intellettuale (orizzonte toccato o solo agognato).
Da Partenza da Grenwich
Si parte sempre da Greenwich |
Da Tutto un paese sorge contro un uomo
Tutto un paese sorge contro un uomo |
Questa centralità del limite inquadra questa breve riflessione dentro la storica “Questione Meridionale”.
Leggiamo altri due autori, Rocco Scotellaro e Salvatore Toma: due poetiche opposte dentro due momenti storici di transizione, gli anno ’50 e gli anno ’70, eppure entrambe contenute all’interno di una comune anima. In Scotellaro il privato diventa pubblico, in Toma il pubblico scompare, anzi viene annullato, annichilito, respinto.
Da È fatto giorno
È fatto giorno, siamo entrati in giuoco anche noi |
Da Canzoniere della Morte
Un giorno di questi |
La poesia meridionale sta vivendo un momento di attenzione. Sono state pubblicate antologie dedicate e di grande utilità è stata la mappatura dei poeti meridionali del Novecento realizzata da Carteggi Letterari. Michelangelo Zizzi ha parlato di “linea borbonica” e Giorgio Linguaglossa di “definitiva emancipazione della poesia del Sud da quella di Roma e di Milano”.
Al di là delle classificazioni – che possiedono l’utilità del poi – credo che un dato possa essere considerato acquisito: l’ “alterità” della poesia dei meridionali la rende molto attuale nella sua forza “post-moderna”. Crollato il mito modernista rappresentato simbolicamente dall’ ILVA di Taranto, la nostra poesia non ha più ideologie da servire. Non solo “il Sud si è smarcato dal periferico”. Il Sud si è principalmente smarcato dal Moderno.
La poesia del Sud è poesia della diaspora, e come tale è territoriale senza essere periferica, è civile senza essere ideologica, è innovativa senza essere canonica, è sincretica (si prenda ad esempio Joseph Tusiani) senza diventare indistinta.
La poesia del Sud possiede oggi una grande potenzialità. L’ha intuita e vissuta Carlo Levi nella sua diaspora capovolta. Lui, figlio della Torino illuminista e cosmopolita, sceglie di venire sepolto ad Aliano, non per scelta provinciale, ma per vocazione nazionale.
La poesia del Sud ha tutta la forza per risolvere il dilemma di Gramsci: proporsi come parte fondante di un’autentica cultura nazionale e popolare.
*Relazione tenuta in occasione della giornata “Erato a Materia“, 13 agosto 2015
2 risposte a “Pasquale Vitagliano, Poeti del Sud: dal Meridionalismo alla poesia della “diaspora””
Segnalo i miei numerosi volumi. Paolo Saggese.
E l’attività del Centro di Documentazione sulla Poesia del Sud.
"Mi piace""Mi piace"
Grazie per la segnalazione dei volumi e dell’attività del Centro di Documentazione.
"Mi piace""Mi piace"