, , ,

Ripartizione della volta – poesie di Daniele Bellomi

Ripartizione della Volta – poesie di Daniele Bellomi

——

——

da nistagmi: tre movimenti degli occhi

——

——

ABCDEFGHILMNOPQRl’immagine che si gradina, si sgrana,
rimuove la sfocatura
ABCDEFGHILMNOPQRnon vi serve a costruire:ABCDEFGFDosservate
direttamente
ABCDEFGHILdai vostri occhi il movimento accidentale,EDEil rumore
casuale,
ABCDEFoccidentale delle fibre, il reticoloABCDABCDEFGFGcolpevole,
occhi e carne,ABCDEFGHILil montaggio finale
ABCDEFche squassa via i semi e il cristallino:
ABCDEFGHILMNOPQR
le persone sono sconosciute, quelleABCDEFGHILMNOPQRSdi anni fa;
ABCDEFGHILMNOPQRSSCHUJILASguardale ballare
serenamente, rivedile comeABCDEFGHILMNOPQRABCDEFsono ora,
ABCDEFGHILMNOPQRFGTTprova a riconoscerle
per la pellicola che saltaABCDEFGHILMNOPQRJUe ritrasmette
in successione, si scansa ABCDEFGHILMNOPQRABCDEFGSSSHsulla pista, prova
ABCDEFGHILMNOPQR
a riconoscersi come noiSSSSil tramiteABCDEFGHILMNOPQRDè il divano, la fissazione
in uno schermo;
ABCDEFGHILMa cose passate, a cose cheABCDEFGHILMNOPQnon sappiamo quando
ritornare: ripetile ancora ABCDEFGHILMNOPQRABCDEFGHILMNOPQRDse non puoi

———

———

da altre oscillazioni

——–

——–

niente è come accorgersi
Niente è come accorgersIche fino a quando | per quanto
i tentativi fatti in ogni direzione
I tentativi fatti in ogni direzionEnon siano abbastanza
nemmeno quanto fatto
Nemmeno quanto fattOsempre per il meglio
possibile rimane per noi | dopo di noi
e non è la vista di una linea
E non è la vista di una lineAcome è data
o nemmeno questo immaginare
AHYEBYDGYABEDYGA
quello che accadrebbeABDEFGHIse ogni flusso si fermasse
AHYEBYDGYABEDYGA
se ogni canto interrotto
Se ogni canto interrottOriprendesse nella fibra di ciascun
oggetto in aria
Oggetto in ariAlanciato contro l’ordine delle cose
oppure semplicemente | nient’altro
Oppure semplicemente | nient’altrOse si è pronti
a fare di tutto per riprendere | ritornare
A fare di tutto per riprendere | ritornarEa tracciare
la linea la stessa traiettoria
La linea la stessa traiettoriAè quello che si lancia
la mano serve al tragitto
ABCDEFGHILMNOPQRST
al solo tragittoABCDEFGHILMNOLPEOIJOche risparmiano i vuoti
ADEOIJ SOIEJMOEISJFMOIJE
e quindi questo non è un invito
E quindi questo non è un invitOa lanciare tutto quello
che ti viene a tiro sedie
Che ti viene a tiro sediEsassi scarpe nemmeno le parole
ma a guardare cosa accade
Ma a guardare cosa accadEse davvero accade se c’è
abbastanza spazio per lanciare
Abbastanza spazio per lanciarEqualsiasi cosa o invece
è meglio una mano tirata
R meglio una mano tiratAindietro | un passo che cade

——–

——–

da mediante omissione: sette unità abitative

——

——-

primo e quindi meglio perché saranno gli ultimi a non avere
corsa a dover rifiatare dopo l’ispezione togliendoAAAAAAAla corrente
prima di uscire vedendo come la stanza assorbe spazi torna
ABCDEFGHILMNOPQRSTUVZLMNOPQRSTUVZLMNEAIJIEDAJOJIIIIAindietro
si rivolge all’interno gira verso quel muro messo a destra allo scopo
di essere dimenticato e che pure ristruttura il luogo portando
una profondità atterritaABLCENAEIJOè così che la stanza si rimuove

——-

——-

*

—–

—–

rimuove se stesso dall’incarico gira l’angolo e arriva a casa
adesso è tentato di violare le planimetrie le unitàAGYADEabitative
perché così dopotutto ogni vita rimarrebbe librandosi
ONADAOEIJDO AIJDMOAJDMOAIJ AEOIJC OAJIOAIEJMCOAIJCOdalla finestra
capisce che nemmeno quello è sufficiente a guardare come
l’affermazione piega in due come la negazione divide la stanza
in parti che non combacerannoAOIJOIJOaltrove non la si attraversa

——–

——–

*

——

——

luce che vai via e che dalle finestre passi al tuo soffitto nero
ai cerchi bianchi mossi per successioni e soste poiOAW9RWagli occhi
cerchiati più della luce il capello sfibrato che traspare
OAW9RW4R98U4R4WOAW9RW4R98U4R4WOAW9Rdentro
la stanza c’è un vento che non si lascia indietro nessuno
tocca tutti e fa vedere come si armano le cose come ci vengono
incontro per averci e purtroppoOAW9RW4R98Unon basta chiudere le imposte

——-

——-

Questa impropria matrice

—–

—–

cos’è quella cosa che se sta – immobile matrice – che permane squarciata in mezzo al ghiaccio – tiene una scia – riprende il largo – va a schiantarsi nuovamente – macerie che sorvolano un mare steso – appannato – ridotto a un filo che si estrae in superficie – come fa a restare sola – nell’alveo della propria noia – incapsulata – priva del guscio – dei flussi d’acqua costanti – al limite del rilievo – come denuncia scarto integrale – non somma che patisce l’intervallo o il calcolo – un collasso che rimane chiuso e limitato – penso a quanto ci limitano gli spazi – i metri delle incognite – il vertice che non conosco – penso a quanto si rimane con la fronte volta – alla distanza fra le due – considero con precisione le scie delle acque – che ora non sono più i flutti e nemmeno i fiumi rimasti intatti o dispersi – inviandosi segnali la notte – per accertarsi di consistere in acque – di poter volgersi verso – pregando un restauro dei flussi in direzione opposta – e se la somma precede l’altra somma – rimane minore o peggio uguale – costante – visibile soltanto al fondo – inghiotte sabbia di ogni tempo – crea un coagulo di stalattiti – oscilla verso l’alto – ed è così apparente la lesione – che rimane come sbrego nel suo esistere – contati gli sbalzi – nella certezza di un unico sistema indivisibile – ritorna intatta al proprio insieme vuoto – così una cosa impropria che rimane – torna a darci aiuto – svela il soffitto – la posizione della sorgente – la nostra abitudine a risalire in direzione contraria – quando è il verso a doverci preoccupare – che non si opponga al rumore – apparente e torrenziale – o al silenzio marino – ma che in definitiva continui a scorrere con la precisione della scia – prendendo il largo – verso i relitti dei fondali – nell’acqua stesa – resa piana – non più in grado di piegarsi – che di continuo scivola dalle mani ai pendii – questa pendenza che non si svela – che resta assente – per il solo fatto di risorgere

——————–

—————-

—————

Daniele Bellomi è nato il 31 dicembre 1988 a Monza, dove vive. È iscritto al corso di laurea magistrale in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Milano. Nel periodo 2010-2011 ha seguito il Corso di Poesia Integrata sotto la direzione di Biagio Cepollaro. È co-fondatore (insieme a Manuel Micaletto) del blog e progetto plan de clivage, incentrato su poesia, scritture non-narrative in prosa e asemic writing: è inoltre autore di asemic-net e fa parte del blog di ricerca eexxiitt. Nel 2011 pubblica gli e-book Per forza di cose (prose non-narrative) su «GAMMM» e La testa (poesie) per plan de clivage, auto-prodotto. Suoi testi sono apparsi altrove online su «Poesia da fare», «Niederngasse», «Nazione Indiana» e «Lettere Grosse».

23 risposte a “Ripartizione della volta – poesie di Daniele Bellomi”

  1. proprio ieri, nel post qui accanto, Attolico invitava i ‘giovani poeti’ a imparare qualcosa da Adriano Spatola. Bellomi, a differenza di molti suoi coetanei dediti a un ‘innamoramento’ di ritorno, la lezione spatoliana, specie in merito a quella che con Pareyson possiamo chiamare “formatività” (“Solo quando l’invenzione del modo di fare è simultanea al fare si hanno le condizioni per una qualsiasi formazione: la formazione deve inventare la propria regola nell’atto che, eseguendo, già l’applica”, scriveva negli anni ’50), l’ha appresa benissimo. Sa che la poesia *conosce* anche e innanzitutto a partire dalle proprie strutture formative, e che queste non possono ridursi a momento formalistico, ma sono anzi, anche in senso maieutico, il primo e indispensabile ‘momento contenutistico’. Dalla selezione qui presentata questo elemento non è chiaro fino in fondo, giacché non si riesce a vedere come Bellomi, stimolata una forma-contenuto, sappia poi necessitarla in una riproposizione della stessa, o meglio dei vincoli della stessa – dei “diversi accorgimenti”, quasi à la Spatola appunto – riuscendo contemporaneamente a tenersi lontano sia dai pericoli del serialismo in senso stretto (nessun “rejectio fati”, per dirla con Gunther Anders) sia dalla allegra proposta di una ‘unicità’ e irreplicabilità e inverificabilità testuale che, se impugnata con serenità e senza sgomento, può divenire in un istante un vero paradiso di irresponsabilità testuale.

    Leggo i suoi testi ormai da un annetto; ed è sempre estremamente rigenerante e istruttivo. Grazie a Luciano per averli proposti anche qui,

    e un saluto a tutti,

    f.

    "Mi piace"

  2. Ringrazio sia Natàlia Castaldi che il sempre ottimo (e presente) Fabio Teti.
    Nel suo intervento, Teti coglie un aspetto che, per questa “serie”, ritengo nodale nell’attività di “composizione del testo”, giusto per parafrasare il sopra-citato (e “sopra-pubblicato”) Adriano Spatola: la ricorrenza interna degli elementi, sia essa insistita o meno, come momento formativo del e nel testo (senza che si debba far riferimento al concetto di “creatività”, parola equivoca e in decrescita semantica; troppo blanda, ormai, per essere usata parlando di poesia).

    Non per forza si voleva che ciò fosse chiaro in questa selezione (Luciano avrà dovuto scegliere un numero preciso di testi che, va detto, gli hanno sicuramente creato problemi di formattazione di cui mi scuso io con voi): posso dire anche che, al momento attuale, sto “lavorando” su altri testi per cambiare questo genere di ricorrenze; comportandomi dunque, con le poesie, in maniera nient’affatto opposta ma semplicemente diversa.

    Per contrasto mi fa invece piacere che Luciano, in privato, abbia fatto osservazioni su un piano molto diverso, notando che non manca, internamente alla selezione, un certo grado di “liricità”: parola molto difficile da usare fuori da un contesto di riduzione del dettato poetico a extrema ratio di una volontà di “posizione delle cose” monodirezionale e, a volte, un po’ troppo prevedibile. Trovo che, per ciò stesso, la scrittura, se scrittura lo è per davvero e non gioca sul filo del rasoio manierista, non possa mai essere “fredda”: bello che si riesca a riconoscere questa intensità fuori da un dettato che fa di tutto per cercarla in sé e per sé.
    Per concludere, mi fa molto piacere che in questo bel luogo di scritture ci siano testi, scritti tra la fine del 2010 e del 2011, a cui sono molto legato. Spero che possano essere apprezzati e criticati allo stesso modo. E’ così che credo debba essere.

    Un saluto,

    Daniele

    "Mi piace"

  3. caro Daniele,
    penso che la ‘freddezza’, di cui spesso si parla in merito di una certa famiglia di scritture, che poi famiglia neanche è, sia una categoria abbastanza povera e tutto sommato prestata all’ideologia o culto di una sorgività mitopoetica che finge naturalezza là dove non può esserci che artificio e letterarietà, e che misura “calore” e “intensità” di un testo a partire da presupposti del tutto idiosincratici, quando non ingenuamente letterali. C’è sempre (sempre) intensità là dove è in atto, nel testo, un tentativo di conoscenza, e non invece un’estetizzazione di contenuti e conoscenze già date, siano esse esperenziali, sentimentali, teorico-critiche, è indifferente. Sono d’accordo con ciò che dici, dunque, anche in merito alla “liricità” (servirebbero ulteriori virgolette), che è poi una categoria o concetto che tendo a non utilizzare perché mi sembra anch’essa prestata a dualismi e ipostatizzazioni che nessun apporto concreto forniscono alla comprensione e conoscenza di un testo. mi premeva allora mettere l’accento sulla questione “formale” perché mi pare che la tua scrittura, come poche altre (almeno guardando all’attuale panorama degli “esordienti”) ponga con forza alcune questioni che di solito si tende ad ignorare, soprattutto quella tra ‘autogenesi’, per dir così, della forma, e sua interrogazione necessitante: al di là di ogni spaccio di ‘libertà’ destoricizzate, così come di ogni illusione che forma e contenuto siano elementi reciprocamente indifferenti.

    Un abbraccio,

    f.

    "Mi piace"

  4. Porcherie allo stato puro. Oggi si scrive una poesia pensando che si possano mettere insieme sciocchezze gettate lì a casaccio, in modo tale da non farsi capire… per sembrare intelligenti. Bellomi deve studiare sul serio, prima di tentare la scrittura poetica. Voto: 3

    "Mi piace"

  5. Una buona giornata a te, Alberto (e sì, ti darò del tu, perché la terza persona con cui ti riferisci a me è dimostrazione di disprezzo e sufficienza: non facciamoci mancare mai niente, mi raccomando).

    Per iniziare:

    1) Alberto “chi”? Visto che di “metterci la faccia” come al solito non se ne parla, vediamo di iniziare con i nomi. Dato che ha emesso la tua votazione, vedi anche di firmarla. Visto che hai, con buona probabilità, più anni di me, non posso venirti a spiegare che anche nel web esistono parametri minimi di civiltà. Fatevi rieducare alla tecnologia, se questa vi dà problemi.

    2) Porcherie? Bene. Uno straccio di argomentazione che sia una, vi disturba darla? Vieni a commentare un post che ha due anni, non ti informi sugli sviluppi che magari sono intervenuti nel frattempo, non leggi evidentemente i commenti di cui sopra, non ti frega niente di niente ed emetti il tuo imperdibile giudizio. Sono qui che aspetto.

    3) Nulla è a casaccio, niente è sciocchezza, l’italiano dei testi è perfettamente intelligibile (almeno dai madrelingua) e quando mi si chiedono spiegazioni ne dò più che volentieri. Visto che questa stupidaggine del “non si capisce perché c’è il tentativo di voler sembrare intelligenti” è proprio la cifra argomentativa di chi non ha niente da dire e da dare come lettore di poesia, vorrei capire nuovamente da quale pulpito di banalità provengono queste affermazioni.

    4) Sul dover studiare potresti anche aver ragione, ma dalla tua sanzione e dal tuo voto non dipende l’esito delle mie attività. Io credo che tu dovresti invece studiare prima di tentare la critica, perché questa tua è davvero pessima e ben sotto lo standard della decenza.

    Aspetto una replica, grazie.

    Daniele Bellomi

    "Mi piace"

  6. scusi, Alberto, ma ci ha messo due anni per formulare un pensiero, e di questo tipo per giunta?

    mi auguro, Daniele, invece che non giunga alcuna replica dal momento che già so che non aggiungerebbe nulla alla conoscenza della tua poesia né modificherebbe l’immagine che di “Alberto” ci siamo un po’ tutti fatti.

    "Mi piace"

  7. Quello che sorprende è lo scarto che esiste tra la pretesa di utilizzare un andamento formale nervoso, antitradizionale, dunque atipico e nuovo, e i contenuti piatti, insipidi, banali, prevedibili e dozzinali che Bellomi espone nei suoi versetti. Il problema di questo “poeta” è che non ha proprio nulla di dire: ma cerca di dirlo, però, in modo formalmente originale, così da far dimenticare la pochezza o la fragilità del suo pensiero. Inoltre, noto che Bellomi è così immaturo da non saper accettare nemmeno le critiche: vuole gli applausi dei suoi pochi amici, e non approva che qualcuno dissenta, o che gli mostri la miseria della sua scrittura.

    "Mi piace"

  8. Caro Massimo,

    se i contenuti sono piatti, insipidi e dozzinali, ti pregherei di farmene una rassegna, in maniera tale che anche io possa capire dove vira la tua critica.
    Ancora una volta, ti stai riferendo a testi che ormai hanno qualche anno: se volete parlare della “miseria della mia scrittura”, aggiornatevi rispetto alla miseria corrente e non alla miseria passata.
    Anche in questo caso, non vi mostrate in grado di scendere minimamente nel dettaglio, abituati come siete a usare aggettivi atrofici e presuntuosi come “antitradizionale” che dimostrano la poca abitudine a parlare di poesia, e la poca abitudine a discutere di concetti che vadano minimamente oltre la superficie delle cose.

    Del fatto che io non abbia nulla da dire, parliamone (e pure delle virgolette sul “poeta”, definizione che per sua natura piace poco a chiunque cerchi di scrivere qualcosa in epoche come queste), anche se sarei curioso di vedere la tenuta critica delle tue obiezioni, ma di immaturità no: non ha nessun senso paragonare l’accettazione delle critiche a una critica che, nel primo caso, non aveva alcun senso di esistere.

    Per concludere, non parlare di “pochi amici” (come se facessi parte di qualche consorteria) e di “applausi” (come se fossi alla ricerca di una claque): non mi conosci e lo trovo insultante.
    Se vuoi dissentire sulla scrittura, liberissimo: quello che manca, come al solito, è capire la vostra cognizione di causa, anche in merito alle cose che dite in termini personali.
    Non solo insultate un lavoro per il quale non mostrate strumenti critici adeguati, ma andate a parlare di persone con cui non avete mai scambiato nemmeno due parole.
    Questo, sì, è presuntuoso.

    "Mi piace"

  9. “Strumenti critici adeguati”? Ma guardi, caro Bellomi, che non ci vuole mica un dantista per analizzare e commentare le sue poesie. Resta da evidenziare un dato sconfortante: se qualcuno ritiene i suoi testi poco interessanti, dozzinali e soprattutto velleitari, lei si inalbera subito, attacca senza riserve, tacciando la persona che non apprezza i suoi versi di incompetenza o di superficialità. Temo che lei abbia un carattere troppo debole e narcisistico; noto, in particolare, la sua totale incapacità di accettare in modo pacato ed equilibrato un commento negativo. La saluto cordialmente.

    "Mi piace"

    • Caro Massimo,

      non ci vuole un dantista, sicuramente, ma un po’ di decenza magari sì.
      Siamo ancora sul piano delle congetture: non mi ha ancora spiegato secondo quali indicatori le poesie sono la sequenza di aggettivi da lei elencati.

      L’attacco è stato suo, quindi non venga adesso a imbastire discorsi sulla presa di distanza: usa locuzioni giornalistiche quali “resta da evidenziare un dato sconfortante” e poi pretende che la si prenda sul serio quando parla di stile. L’incompetenza di cui parlo la deduco dalla totale e incondizionata mancanza di argomentazioni, fino a qui patente.

      Le lascio persino il narcisismo: nella difesa del mio lavoro ho accettato sempre volentieri i commenti negativi che mi sono stati posti con cognizione di causa. Lei invece viene qui, commenta negativamente, le si chiedono informazioni in merito e lei si ritrae, schermendosi dietro l’ironia come uno scolaretto impreparato.

      Non faccia discorsi vaneggianti sul mio carattere o sulla mia indole: lei non mi conosce.
      Io, viceversa, non conosco lei, e nel suo caso non mi permetto di farlo.

      Stia bene,

      Daniele

      "Mi piace"

  10. Nessuna ironia, caro Bellomi. Lei si prende troppo sul serio; ciò mi sembra evidente Tra qualche anno, guardi, nessuno si ricorderà più delle sue poesiole. Se ne faccia una ragione. E non se la prenda troppo: il mondo è pieno di poeti mediocri e presuntuosi; perciò, è in ottima compagnia. Stia ottimamente, Massimo

    "Mi piace"

    • La mediocrità la lascio a lei, alla sua completa mancanza di abilità argomentative e al suo scarso e piccato tentativo di risentirsi nei confronti della mia richiesta di spiegazioni, il che la proietta nuovamente verso il nulla della sua incapacità dialettica.
      Il riferimento alla posterità evidenzia scadente presa di coscienza del reale. Le previsioni, in ogni caso, sono sempre una bella sfida: soprattutto all’intelligenza di chi le fa.
      Così come le lascio la presunzione di chiudere la discussione con l’insulto: inelegante, rispetto all’uso del lei, non trova?
      Non si preoccupi di commentare negativamente qualcosa che non è in grado poi di motivare: non fa per lei, mi creda.

      Di nuovo saluti,

      Daniele

      "Mi piace"

  11. Caro Bellomi, suvvia, non s’arrabbi. Stia buonino; guardi, le dico una cosa: lei è un poeta straordinario, e ha ragione su TUTTO. Contento? Saluti cari, Massimo

    "Mi piace"

  12. caro Ventura, guardi che anche se lei avesse ragione nel reputare il Bellomi poeta mediocre (e per me non lo è: ciò non significa che non si possano trovar cose criticabili o migliorabili, ma insomma l’ha mai visto uno *veramente* scarso?), ce lo dovrebbe un minimo argomentare. come diceva Eco, si può anche sostenere che Dante fosse un poeta mediocre, ma ci vogliono almeno 300 pagine di serrata argomentazione. siccome Daniele ancora non è Dante, nel suo caso forse possono bastare 30 righi, o anche meno, ma insomma qualcosa.

    (e no, non faccio parte di nessun cerchia d’amichetti. e anzi può anche darsi, ho anzi il forte sospetto, che le critiche che lei farebbe a questa poesia avrebbero anche una loro ragion d’essere, e su certi punti si potrebbe al limite anche concordare, ma vogliamo leggerle. io mi sto un po’ tanto stancando dell’assenza – e non solo su web, dove in fondo è normale, ma anche fuori – d’uno straccio di discorso critico serio.)

    (e l’intervento a gamba tesa meramente distruttivo è divertente quando lo fanno i troll professionisti, ma fatto così, con sciatteria, non serve a nulla)

    "Mi piace"

  13. Caro Batisti, ma qui appunto si sta parlando di bellomi, mica di Dante! E poi si argomenta, si spiega e si chiosa un testo degno di attenzione; le caccole poetiche (non parlo solo di quelle del bellomi, dico in generale) non hanno bisogno di commento, perché espongono il loro nulla in modo assoluto, senza necessità di spiegazioni o di complesse attività esegetiche. Non diciamo, poi, per carità, che non esiste un autore “veramente scarso”: altrimenti succede che tutti – a partire da bellomi – si improvvisino poeti e che siano, ahinoi, presi dalla fregola di pubblicare le loro piccolezze a destra e a manca. Devo ammettere, in ogni caso, che la presunzione e la spocchia del nostro amico poeta mi hanno divertito davvero molto, insieme con la sollecita difesa apportata dai suoi fidi amichetti sostenitori. Complimenti, e a rileggerci. Massimo

    "Mi piace"

    • Ogni volta che risponde, Ventura, peggiora sempre più la sua posizione.
      Se i testi non erano degni di attenzione, poteva tranquillamente non commentare e astenersi, invece di venire qui a gettarsi addosso il ridicolo da solo.
      La spocchia è sua, che insulta e accusa anche in termini personali senza avere né il rispetto, né la cognizione di causa di ciò che dice.
      Sta di fatto che io sarò pure presuntuoso e quant’altro, ma sono l’unico in questa discussione ad aver ricevuto una valanga di insulti e a non averne restituiti. Oltre a questo, la falsità e la calunnia di sostenere che io abbia “fidi amichetti sostenitori” la rendono un personaggio senza nessuna qualifica e obliterabile per completa mancanza di intelligenza.

      "Mi piace"

  14. Obliterabile??? Ma che, mi ha forse preso per un biglietto del bus? Mio dio, caro bellomi, il suo stile peggiora sempre di più… Osservi un poco: Il suo italiano periclitante, inelegante e raffazzonato fa davvero il paio con la vacuità e con la comicità involontaria dei suoi versi. Vedo che ammette, almeno, la presunzione: dunque, avevo indovinato che tipo di persona è lei… Un saluto caro, e non giochi a far la vittima, su, su…. faccia una bella cosa: si prenda un buon calmante, e stia sano. Massimo

    "Mi piace"

    • Non si preoccupi: non solo non conosce l’aggettivo, ma nemmeno il latino.
      In più non imiti cose già dette da me: le riesce solo peggio.
      Ha difficoltà di lessico e di comprensione, dato che nel periodo in cui parlo della presunzione (che lei mi attribuisce) è sottintesa una formula dubitativa.
      Insomma, visto che continua a salutare e a far finta di andarsene, non si capisce perché continua a tornare qui e a fare figuracce sempre peggiori.
      Non si preoccupi di poesia: non ne capisce e non fa per lei.
      Proponga i calmanti al professionista che l’ha in cura, e non si interessi di me.

      "Mi piace"

  15. La peggiore figuraccia lei l’ha fatta pubblicando i suoi versicoli e commentando con tanta arroganza: nel rispondere con tanta superbiosa ottusità, lei hai soltanto palesato una profonda miseria umana e tanta insicurezza. Lei scrive molto male e capisce ben poco di ciò che scrivono gli altri (e, forse, anche di quello che scrive lei stesso). La compiango, soprattutto perché non si rende conto che la sua auto-difesa a oltranza la rende ridicolo e grottesco.
    Le ha prese di santa ragione e non è stato capace di rispondere con un minimo di decenza e di equilibrio; si è arrabbiato come una primadonna stizzosa, che non ammette le sue patetiche stecche. Continuerà a prenderle, guardi, anche nei prossimi tempi: e lo sa perché?: Perché lei è un ragazzetto immaturo e presuntuosetto, e non è capace di accettare commenti negativi, ma solo di difendere le proprie piccole cose come se fossero il verbo di YHWH. La finisca, una buona volta: e si rassegni.
    Ha dimostrato, coi suoi commenti, ciò che già sospettavo: come poeta è un mezzo disastro; e come persona civile, matura e intelligente è, invece, un disastro completo.

    "Mi piace"

  16. Sinceramente, da una persona che viene a commentare un link vecchio di due anni e pretende di mettermi i piedi in testa, non mi aspetto nulla.
    Lei non mi conosce e continua a insultarmi: la peggiore figura la fa lei, alzando i toni da solo e comportandosi da isterico.
    Non è stato in grado di usare una categoria critica che fosse corretta, e questo ormai è storia della discussione.
    L’equilibrio delle mie risposte sta nel fatto che lei continua ad insultare, dandomi dell’immaturo, del presuntuoso, del disastro umano, mentre io invece non le ho detto nulla. Quindi non mi venga a parlare di maturità: a tal proposito non sarebbe in grado di distinguere la destra dalla sinistra.
    Non mi conosce, non parli di me.
    Mi lasci perdere e si rassegni: la sua stroncatura non è supportata né dalle argomentazioni, né dalla buona volontà, né da un minimo di intelligenza.

    "Mi piace"

  17. La fragilità e la bruttezza dei suoi testi poetici si commentano da sole. Trovo patetico il suo continuo e disperato tentativo di difenderli (e, dunque, di difendersi). Ho trovato abbastanza divertente il dialogo, e la ringrazio del buonumore che mi ha trasmesso. Per il resto, la lascio al buio infernale della sua nullità e del suo risentimento. Passo e chiudo.

    "Mi piace"