Sarajevo 6 aprile 1992

Il 5 aprile del 1992 durante una manifestazione contro la guerra,  cecchini serbi spararono sulla folla che sfilava sul ponte di Vrbanja e uccisero Suada Dilberović e Olga Sučić. Il giorno dopo Sarajevo era dichiaratamente sotto assedio. Il ponte di Vrbanja divenne teatro di tante altre morti e la frase “Pazite Snajper!” (attenti ai cecchini)  entrò nel lessico comune. L’occidente fece finta di non vedere la tragedia che si stava realizzando, lasciando che sotto gli occhi di tutti si aprisse una ferita insanabile nel cuore di un’Europa che appena stava formandosi. Quell’assedio, tristemente ricordato come il più lungo dell’era moderna, si concluse infatti il 26 febbraio del 1996 ed è costato circa 12000 morti.
Nella notte tra il 25 e 26 agosto del1992 fu bombardata la biblioteca nazionale.  Solo un decimo dell’intero patrimonio librario conservato, si salvò dalle fiamme.

Testimone diretto di quella tragedia fu il poeta bosniaco Abdulah Sidran, conosciuto anche come lo sceneggiatore dei primi film di Emir Kusturica. (Ti ricordi di Dolly Bell e Papà è in viaggio d’affari)

L’anima della nostra città

Si che c’è la guerra,
ma gli uccelli devono volare,
l’erba deve crescere,
si deve respirare l’aria
I lavori devono effettuarsi uno per uno,
come è normale –
Come se ci fosse la pace

E così si è riunita, nella nostra città,
la presidenza di guerra della nostra squadra di calcio
Che porta lo stesso nome della città

Perchè, anche con la guerra,
le cose devono essere portate avanti
il sangue deve scorrere nelle vene,
si devono porre le questioni,
e si deve, per ognuna di esse,
tentare di dare una risposta.

In guerra e in pace, questione di peso
quale effigie va attaccata al muro?

Non si tratta, lo capisce anche un bambino,
di mettere sul muro un cravattino.

Un membro della direzione, uomo di vecchio stampo
si sovviene del defunto maresciallo.

E qui il presidente si limita a chiedere:
– Era buono per il popolo il nostro maresciallo Tito?

– Buono eccome, -convennero i presenti
– C’è qualcuno al quale non andava bene?
– C’è fratello, non si può negare

Un membro della direzione, uomo di animo buono,
sottopose allora il nome di Alija.

– E’ stato buono per il popolo il nostro Presidente Alijo?
– C’è qualcuno a cui non andava bene?

– Se la guardi, da ogni punto di vista,
qualche carenza anche qui ti resta

Dalla vetrina, dal vetro sottile,
Dal paradiso, fuori del nostro inferno,

Incorniciato, come fosse nuovo,
li guardava la fotografia di Asim.

E il muro appena imbiancato, attende
quello che decideranno oggi – varrà per sempre.

Democraticamente, e al tempo stesso con efficacia
ha posto la questione in modo perfettamente chiaro

Hamo Granov, la testa migliore del gruppo,
indicando col dito la vetrina:

– C’è forse qualcuno al mondo
al quale non ha fatto bene
al quale abbia fatto qualche torto
al quale non abbia dato il suo cuore intero.

Nella vita di ogni giorno, proprio come ora
Ferhatovic Hase, l’anima della nostra città?

L’assemblea ha deciso con salda deliberazione:
uno così non si trova neppure sotto la pietra!

Tutto il resto è metodo invecchiato:
basta parole – il pittore sia chiamato

Abdulah Sidran
(trad di Silvio Ferrari)

3 risposte a “Sarajevo 6 aprile 1992”

  1. Sorelle

    Quelle di Esenin
    Si chiamavano Shura e Katia.
    Quelle di Majakovskij
    Ludimilla e Olia.
    Le mie
    Nina e Raza.
    E tutte sono morte.
    Raza e Nina
    a cinquanta giorni di distanza.
    Sono morte
    o a dire il vero sono state uccise dagli stenti
    Devo cercare da qualche parte
    una nuova sorella.
    Perché io non posso
    non essere fratello
    ( 1993 )

    Izet Sarajlic

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