PER DISUNITE LATENZE
.

Quali ibridi di sema
laviche implosioni e disincanti
si aggirano circonvolando
i margini di questo bianco
da cui tracima il seme
della programmata apocalisse?
.
Si direbbe perpetuo
il moto della sapida spuma
che deterge e ricopre le nude caviglie
nell’andirivieni delle alghe
che narrano di un mondo sommerso
in cui rendersi all’evento del silenzio.
.
Si direbbe immoto il passo
che si offre al circolo
e cerca l’algida pietra
espunta dall’arco primigenio
che un tempo designava l’accesso
per carpirne la radianza e il riflesso.
.
Per quanti ascessi
dobbiamo ancora differirci?
.
Quali fasci di fibre slabbrate
dobbiamo ancora immolare
al peso del verbo?
.
Quante sfumature di luce
da attraversare
prima dell’abbacinamento?
.
Si difetta la parola
e giunge tronco il suono
l’occhio cieco
si consegna all’erranza
e guida la mano
a incidere il segno
dell’amigdala
nell’incauto solco
che divide la duna
dall’oasi in cui vanirsi
all’avvento dell’inconosciuto.
.
Non è viltà
quella che mi spinge
a praticare le anse al limite
non è follia
frequentare ambedue le rive
dell’aporia
né ribadire carta su carta
e rilanciare tre volte la posta
in fiumi d’inchiostro
può alleggerire la soma
delle bordature
in cui inscriversi e quietarsi.
.
Se l’eco dell’utopia si affievolisse
se le formiche cessassero
di sfilare in processione
sul nudo costato
tatuato dall’incedere del tempo
se la violenza d’una lingua
che non può appartenere
all’incoscienza dell’immediato
urlasse la sua innata mancanza
se la foga del nostro inesausto girovagare
ci costringesse al riposo
sotto quell’arco di duro granito
riusciremo forse
a urlare il senso dell’attesa
soffiandone l’essenza
come un grano di sabbia
dal palmo di una mano
che svanisce nel momento stesso
del suo più intenso splendore.
.
_____________________________
Il LOGOS RICREANTE DI ENZO CAMPI
di Marzia Alunni
Una lettura critica della poesia di Enzo Campi rappresenta sempre un’esperienza affascinante, per le aperture cosmiche evocate, per i silenzi che svelano scenari d’apocalisse, nell’attimo che precede lo splendore balenante dell’ultima favilla di luce. Adeguarsi alla sottigliezza delle metafore di questa poesia, riscoprirle, come stupore d’incanto primigenio, è fondamentale alla comprensione di ogni elemento, evocato perché occupi uno spazio, lo riempia con la sua presenza, denotando tutto il resto come alterità sfuggente. L’analisi diviene un’occasione per ripensare la parola stessa, collocarsi, rispetto alla propria dimensione esistenziale, entrare in rapporto con quella dal poeta. E’ un porsi in ascolto, senza operare vivisezionamenti nel corpo del testo, ma cogliendone l’ologramma d’insieme. La parola si presenta dunque quale mediazione, il sogno del medium più perfetto che l’uomo aspirerebbe mai a guadagnare, ammesso che il tentativo sia nelle possibilità umane, non un volo di Icaro. Da questa fiducia assiologica nella parola, nasce il senso ultimo del valore ineliminabile della poesia. Campi, che non possiede mai il suo obiettivo splendido, ma si avvicina a rimirarlo, sfiora, denota, indica, come se potesse focalizzare l’attenzione su un orizzonte, lontano, eppure lungamente agognato.
Il testo “Per disunite latenze” respira questo clima, suscita “…il senso dell’ attesa…”, c’è un graduale crescendo di emozioni, raffinate e filtrate, attraverso la rete dei rimandi, impliciti ed espliciti, alla tradizione culturale filosofica.
La sensazione residua che lascia nel lettore è quella di un’urgenza che spinge a salvare la scrittura dall’aggressione del nulla, dal disastro, anche linguistico, delle troppe apocalissi paventate, ma, forse in un certo senso, pericolosamente oggetto di fascinosa contemplazione. La parola è quindi il luogo metafisico, anche terapeutico, dell’incontro periglioso e impossibile, essa commuove perché non aspira dichiaratamente a farlo. Lascia infatti al corpo, presente in raffinate suggestioni, l’arduo compito di rappresentare la fisicità mancata dell’incontro, dell’unione appagante, simbolica ed umana. La si attende come un miracolo, che dia significato all’esistenza, ben sapendo che si procrastinerà all’infinito la fusione impossibile.
Gli scenari evocati meritano perciò di essere al centro dell’analisi, vi compare il senso di un umano peregrinare, incessante, ai margini di continenti tellurici, o tra le onde fluttuanti che insidiano i passi… La terra, metonimicamente ricreata nei versi, è corpo primordiale, proteso verso i propri confini, nello slancio di comunicare, sorprendere, con i termini di un linguaggio non adusato, intenso ed elegante, nei suoi esiti formali, si veda, ad esempio, questa breve citazione: “se le formiche cessassero / di sfilare in processione / sul nudo costato / tatuato dall’incedere del tempo…”
Parola e suo limite, uomo e donna, finito e infinito, dialogano, ma senza il contatto, in una tensione rarefatta, eppure a suo modo intensa e viva. Perciò si direbbe che il destino di questa voce contemplante, sullo sfondo dell’assoluto, sia svanire “nel momento stesso / del suo più intenso splendore”. Un perdersi, finalizzato a raggiungere “in fieri” il proprio confine, secondo la più pura tradizione metafisica, ma per scoprire, infine attoniti, che questo è solo uno dei milioni di mondi paralleli dei quali essere Logos ricreante.

13 risposte a “Enzo Campi – “Per disunite latenze” – segue nota di lettura di Marzia Alunni”
me lo devo stampare e leggere con molta cura!
grazie
"Mi piace""Mi piace"
grazie Jacopo!
ci vediamo sabato a verona
"Mi piace""Mi piace"
uno di quei rari casi in cui la bravura della commentatrice surclassa di gran lunga il poeta.
grazie Marzia!
"Mi piace""Mi piace"
io direi 1 – 1 e palla al centro: grandi!
"Mi piace""Mi piace"
Umilmente ringrazio dell’accoglienza e sono felice di rileggere i versi di Enzo. Sto ultimando una prefazione, l’analisi testuale è importante, ma fondamentale per me è riflettere e amare i testi. Credo nell’empatia come approccio fruttuoso da combinare con gli altri aspetti più tecnici. Ciao a tutti e grazie di esserci! Buona lettura! Marzia Alunni
"Mi piace""Mi piace"
grazie a enzo e a marzia.
"Mi piace""Mi piace"
empatia e condivisione… che c’è di meglio?…
"Mi piace""Mi piace"
Ottima squadra.
Grazie.
c.
"Mi piace""Mi piace"
Enzo: “circonvolando” (bellissimo)
Marzia: “cogliendone l’ologramma d’insieme” (ottima resa)
Una pubblicazione d’insieme molto apprezzata. Una tematica carissima ad Enzo e il “dipanarla” discreto e profondo di Marzia, una fusione ottimamente raggiunta. Complimenti a entrambi.
Doris
"Mi piace""Mi piace"
grazie a tutti!
"Mi piace""Mi piace"
*se la violenza d’una lingua*
perché Enzo incarna quella *parola violenta* perché sia e non sia più: violentata!
"Mi piace""Mi piace"
‘Quante sfumature di luce
da attraversare
prima dell’abbacinamento?’
Empatia anche per me Enzo e totale coinvolgimento.
A Marzia la mia stima per la sua bravura.. grazie ad entrambi!
g.
"Mi piace""Mi piace"
[…] Marzia Alunni – Il logos ricreante di Enzo Campi […]
"Mi piace""Mi piace"