
Indice determinante delle luci asfittiche
Nelle gobbe d’asperità s’infiltra
l’emozione asettica
Crescendo s’imbatte in gola
un groppo
Trasceso resta appeso ai tendini
Come il collo voltato alle corse
nel sudore della fatica
Implicita suggella un pensiero atteso
Nei rivoli dimessi si scioglie un verbo
cupo di notte salvifica
Malgrado un occhio non guardi in basso
striscia sulla terra come steso al sole furtivo
e raccolgono le membra i grani di polvere
sommersi di neve sporca
Indice determinante delle luci asfittiche
come se non ci fosse giorno nel chiarore
un battito d’ali nel volo
Capivo di non distinguere i riflessi di gioia
nelle stremate amenità dei prati
Esaudivo gli altrui presagi d’attesa
Tremavano le terre scure nei crepacci di sasso
Le mie faccende infinite di crucci esitavano
sui possibili tradimenti dei propositi
Espandendo le agonie come bolle gonfie
a rotolarsi nell’aria senza toccarla
Esito propizio disattendere o vincere
che le salite imparavano ad inclinarsi di meno
come possedute alla radice dai forti venti
e da un blizzard tiranno
Cosmogonia
Tripudio in solo do maggiore
Che fosse solo una inquieta fuliggine
del mondo a spegnersi
nelle mie orecchie fra brulle note
danzanti sulla bocca
Oppure ancora un laccio di fune
attorcigliato e teso
In grado perfetto di estinguere i debiti
violando le serre dei miei fiori
A Nord dell’intelletto puro
Come sepolte le istintive note
nell’adagio
Secondi docili sui petali mi illudono

INFAMI COLLERE
Infami collere
Inzaccherate
Richiuse
In barattoli a doppio fondo
Lunga conservazione resistente
Le muffe rimosse
I colossi di zucchero dentro
Estensibili ai più genuflessi
ritrattamenti
Estatiche rotture
Bianche
Nelle vacanti spirali di assopimento
Negli urti
Mi risollevano le giornate
So bene andare da sola
verso i chiari di luna
Non aspetto le chiacchiere
dei tacchi altrui
Neanche i tuoi in attesa
di richiamo
Urlante
Che abbasso il tono per
non farmi sentire
Vado senza braccio
Senza sforzo di te o di altri
Vado
Nelle camere distanti
Nei corridoi spinti al fondo delle ragioni
Nei tratti di strada esausti
Nei fienili spremuti di caldo
Il tepore arrugginito nei giunti
dei gioghi delle bestie a dormire
Dopo il pasto
Sottigliezze sono le trame
Gli orditi di futuro zero
Oggi non so se chiamarmi ancora
Con il nome
che io (dis)conosco
Rimuovo
Estraggo
Abortisco
Uno strato senza corpo
che un corpo mai ricorda
Solo richiama
I pomeriggi sul balcone
I fiori della magnolia
La tenda a manovella
Nel giardino le ore
La sera una illusione
lunga vent’anni appena
Di una selva in prestito
e di un bastone
con i diamanti sul pomello
I veli di affetto sugli occhi
riaperti come incubo sul sogno
In questa vita raggrinzita d’esasperato
Effetto/Morte
Per andare andare
Senza sforzo di te o di altri
Nell’invincibile minaccia
del mio aspetto
Nuovo
E senza conservanti
(finestre aperte m’invitano ai davanzali)
M’avresti da dare un secondo d’esitazione- che
ricordo qualcosa, qualcosa da dire, qualcosa
di un corpo sepolto
Meramente sfiorite le calle
E le rose in carta rossa
Fragili paraventi in corsa
immobili sui piedi dell’intenzione
Promesse rinviate in calce
e spassionati drenaggi acquisiti
(dopo le orme scarse che lasci)
Che le trine notturne
in addomesticato soliloquio
s’infittiscono
Estese
ai corti bracci legati ai miei
regno ritmato dai canti e dalle
schiere di angeli
ammansiti dalle falene
senza lume
Fra le cantilene sbordano rime
In fila a montare croci sulle cime
Che sfavillano prive di pelle e ossa
Come carcasse in culle abbandonate
Risorgo dall’erba sotto i tuoi piedi
§
D’argomenti al silenzio
Me ne curo poco
Se le favelle dei fiati non consumati
spingono contro
Resterei invece nel sacco di farina
a macerare
Che il pane e le sue briciole si
creerebbero nel mio insistere
Che non esistono più attese
Ammezzate nel volgere di ciglia
digiune
(Guardando di sottecchi il flebile
intento dei versi)
Mi accascio
fra i vuoti
Bianchi come neve sui tetti
d’inverno
Senza niente da nascondere
Senza niente da mostrare
Solo le scintille d’azzurro
Piatte nei covi di mansarde oblique
E colombi basiti nel cielo
Raggruppo aquiloni e venti persistenti
Sulle metafore di gesti esplosi
Implosi
Rimasugli antitetici d’egoismo latente
Ma cosa farei senza pane da scrivere
E senza vuoti da riempire se solo
queste nuvole arrabbiate non costruissero
per me le catene
Alle guglie impiegate come arpioni
Di pensiero e intelletto
Nella ragione avversa di ciò che mi rimane
Qui seduta al dolore dello stallo
Mentre i pettirossi continuano
a tornare da me
E io porgo loro la mano senza semi
*
Federica Galetto (Nightingale)

15 risposte a “Presagi ed attese in do maggiore – Federica Galetto: poesie (post di natàlia castaldi)”
“Ma cosa farei senza pane da scrivere
E senza vuoti da riempire se solo
queste nuvole arrabbiate non costruissero
per me le catene”
questi versi colpiscono per la forza e il bisogno che esprimono
un bisogno che si fa attesa, silenzio, visione, presagio
versi articolati, compositi, originali
un bel lavoro di note ed immagini
grazie, elina
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Grazie elina, per esserti soffermata : )
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Grazie infinite per l’ospitalità,per le opere di Chrissie White abbinate ai miei testi, per il video meraviglioso che ho molto apprezzato : )
Federica Galetto (Nightingale)
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grazie a te d’essere qui.
Sono felice che ti piacciano le foto e la musica “surreale” che ho scelto come suggestione di lettura.
e grazie anche ad Elina per la sua partecipativa presenza.
n.
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(a volte le parole non servono se non nel loro ascolto d’una tutt’altro che “immaginaria follia”)
Grazie di cuore.
Glò
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ci sono “corde” che a volte s’intrecciano surdeterminando i “nodi” di cui sono composte e a cui sono destinate.
letto, approvato e condiviso!
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Grazie a Glò ed Enzo per l’attenzione : )
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Ma cosa farei senza pane da scrivere/E senza vuoti da riempire se solo/queste nuvole arrabbiate non costruissero/per me le catene…rubo questi versi…Scrittura densa, mi piace.Bella lettura.Ciao Federica
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Ciao Vincenzo,grazie a te!
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stupendo lavoro, non ho parole!
Sottolineo solo quel ” una inquieta fuliggine
del mondo a spegnersi
nelle mie orecchie fra brulle note
danzanti sulla bocca
” Un abbraccio. Ax
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Grazie di cuore Ax,troppo buono. Un abbraccio caro
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lei la leggevo già.
prendendone a piene mani la meraviglia.
di lei tutto mi affascina.
di lei che fa la poesia come un rocchetto, un filo sottile per ricami di parole.
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Ciao Morfea,si, “ci” leggevamo già : ) Grazie infinite
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pezzi da salvare, ovunque in questo intreccio di poesia…
devo stampare e rileggere con calma ma sono molto colpita e credo, da qualche parte, di averti già letto.
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E’ molto probabile Anna, che tu mi abbia già letto;scrivo sul web da tempo. Comunque sia, grazie per esserti fermata e grazie per il tuo apprezzamento.
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