– Nie wieder Zensur in der Kunst –
DA “FIORI D’AUTUNNO” (FIRENZE LIBRI, 2002)
1. L’albero al viandante
Son qui, oramai seminudo ai tuoi occhi,
ritto in mezzo a un tappeto,
un lieve tappeto di foglie –mie figlie-.
Avvicinati, calpesta questa coltre:
un caldo fruscio ti dirà di me,
un albero quasi spoglio,
privo d’orgoglio,
alla mercé dell’autunno.
*
2. Piove
Piove. Odo l’acqua.
Uno sciacquio monotono
punteggia il mio tempo.
Come se lui -il mio tempo-
non fosse già abbastanza incolore.
Piove. Siamo d’inverno.
La tristezza padrona
sciaborda dentro me.
Come il mare in tempesta,
devasta la mia anima vile.
Piove. E a goccia a goccia
la madre terra
ingorda trangugia
quel poco che oramai
riman di me.
*
3. Omnia mea mecum porto
Sono la foglia frale, non più viride,
all’arborea magione
recisa dal vento d’Aquilone.
Ora, vestita d’iride, il cielo autunnale
scruto
dal seno di una gora -precario mondo-
“en attendant” la piova
che manderàmmi a fondo.
*
Ci sono giorni angusti
come polverosi bugigattoli
e ore sterili
come speranze di bimbo.
E c’è una malinconia dolce
come un sottile dolore.
Ci sono amici perduti
come antichi ricordi
e sogni riarsi
come terre calabre.
E c’è una famiglia adorata
come la reliquia d’un santo.
Ci sono notti distese
come praterie argentine
e fremiti agri
come frutti acerbi.
E c’è un amore totale
come un’estasi mistica.
Ci sono uomini veri rari
come parole sincere
e baci lunghi
come barbe di profeti.
E c’è una routine che stordisce
come una sbornia perenne.
E una vita che m’appartiene
come una casa in affitto.
**
DA “ANIMA MEMOR” (FIRENZE LIBRI, 2003)
5. Visio mystica
Quale biodo cedevole
il mio cuore al tuo cospetto
d’un’estasi compiuta
godeva come il Verbano
iersera dalla luna
opalescente baciato.
*
6. Nolite iudicare
Nessuno potrà mai comprendere
l’infinita dolcezza
che i tuoi sguardi furtivi
mi donano spesso.
Nessuno saprà mai leggere
questo mistero
che è chiuso nel tuo e nel mio cuore.
Tutti mi crocifiggono,
tutti ti mettono in guardia,
anche se fra cielo e terra
ci son più cose
di quante possa spiegarne
la loro greve filosofia.
**
DA “ARCHEOLEMMI” (FIRENZE LIBRI, 2006)
7. Dalla costa calabra
Nella pudica foschia che nasconde
il bacio sereno del cielo al mare
globi di fuoco Stromboli zampilla
e il cuore si spaura di lontano
(forgia sotterra Vulcano armi nuove
in Trinacria dentro la sua fucina)
*
8. Hydrunti
Sotto la sferza del vento di ponente,
il mare verde (come la giada) sbuffa
contro il bastione dei Pelasgi (li chiama
nobili Omero, rammenti?), ingentilito
dal fico nato lì dove non ti aspetti,
proprio nel cuore delle mura (trionfa
provvidenziale pur sempre la natura).
Tu sei di rosso tutta vestita e brilli
al sole basso di questa strana sera.
L’avresti detto? Dopo dieci anni, insieme
come la notte, la dolce notte in cui
io ti baciai primamente nel buio.
Insieme allora mentre il Rosa dormiva
sopra di noi, beato tra le nuvole;
insieme adesso sulla Porta d’Oriente,
che ancora splende di vestigia normanne
e bizantine, che ancora si spaura
della ferocia degli armati di Hakmèt.
Nella tua terra serena il nostro amore
vide la luce, nella mia si riscopre
(fuori dal dubbio, fugata ogni tristezza)
ora maturo: sul mastio aragonese
or l’avvertiamo nostra sola fortezza.
*
9. Mi so perdente
Mi so perdente in questo gioco impostoci
dal fato (o -più correttamente- impostomi)
nell’alterco garbato dolce amaro
della partita a scacchi tra noi due
(e due spettatori stanno a guardare)
dove io distillo mosse le più rare
e tu abbozzi una difesa di sfinge
Mi so perdente sino dall’inizio
**
DALL’ANTOLOGIA “RETROGUARDIE” (LIMINA MENTIS, 2009)
10. Cos’ha lasciato il mare?
Qualche conica bùccina –qualche tellina
Cocci lisci di vetro –verde bottiglia
Màstabe di detriti –tronche montagne
E quasi putrescenti –sul lido lacere
Le nostre nudità –senza vergogna
Smaniose d’acqua dolce –e di rinascita
Per noi è imperativo –se ancor ne abbiamo
Staccarci da relitti –ormai incagliati
E uscir fuori dal fango –prender la terra
***
PARIDE MERCURIO – Nato a Novara nel 1969, vive a Borgo Ticino in provincia di Novara. Studi classici, ha collaborato, dal 1983 al 1999, con vari periodici piemontesi. Ha esordito, come poeta, nel 2002 con la raccolta Fiori d’autunno (L’Autore Libri Firenze), cui hanno fatto seguito le sillogi Anima memor, nel 2003, e Archeolemmi, nel 2006, sempre per lo stesso editore. E’ presente nell’antologia del premio letterario Città di Monza 2003 e nell’antologia Retroguardie (Limina Mentis Editore, 2009). Dal 2006 fa parte della giuria del premio letterario Antonio Cerruti e, dal 2008, del premio letterario Ariodante Marianni.
Caro Paride, ti ringrazio per avermi permesso di portare in questo calderone collettivo i tuoi bellissimi cesellati versi.
un caro abbraccio, natàlia.
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Cara Natàlia, sono io che devo ringraziarti per l’opportunità che mi hai concesso e per le parole di apprezzamento. Ricambio di cuore l’abbraccio. Paride
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Mi auguro che si fermino a leggere e a raccogliere i tuoi fiori d’autunno… hanno un profumo diverso.
a presto Paride e tanti cari auguri per un sereno e lungo percorso poetico.
n.
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Cara Natàlia, come stai? Io, dopo altri due libri e un discreto numero di premi, continuo a vivere la poesia con discrezione e pudore, lontano da consorterie e circhi mediatici. Buon proseguimento! Paride
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raccolti e tenuti stretti.
versi sublimi…grazie a te nat per averceli mostrati sotto questa luce che ritengo perfetta…
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