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La letteratura è una febbre bellissima

Di Serena Votano

 

Il primo libro che ricordo di aver letto nella mia vita è una delle avventure di Geronimo Stilton, di quelle stratopiche per intenderci, ma il primo momento in cui ricordo di aver provato i sintomi tipici del lettore ossessivo compulsivo – difficoltà a interrompere la lettura, autobugie del tipo “Ancora-un-ultimo-capitolo”, curiosità vorace – avevo all’incirca otto anni e una lieve febbre. Non stavo neanche così male, o almeno non m’importava. Il mio unico interesse era leggere tutte le favole e altri libri che da anni io e le mie sorelle tenevamo nella piccolissima libreria sopra il mio letto. Così le storie di Geronimo Stilton si univano alle storie di brutti anatroccoli, mentre Alice ascoltava impotente la storia della morte delle ostrichette. Alcune favole mi furono chiare a distanza di anni, altre tuttora hanno una trama e un titolo a me sconosciuto. Il mio unico obiettivo quel giorno era leggere. Tutto. Ogni pagina in mio possesso. All’inizio non cercavo un messaggio nei libri, odiavo raccontare o parlare di ciò che leggevo. Mi piaceva cadere in quel mondo sospeso che la mia fantasia creava stimolata dalle parole altrui. 

Sono passati anni da quel giorno e ho accumulato un buon numero di libri che mi fanno compagnia. A questi, si aggiunge una nuova consapevolezza: ogni storia mi aiuta a comprendere meglio la mia. O a conoscere vite che probabilmente non avrò mai. Mi piace dire che per parlare di me devo parlare dei libri che più ho amato perché dicono qualcosa di me. Nel bene e, il più delle volte, nel male. Questa doverosa e nostalgica premessa per dire: come può non essere una malattia tutto questo?

 

 

È forse il motivo che mi ha spinto a leggere Piccolo dizionario delle malattie letterarie di Marco Rossari, edito da Einaudi. Scopro, leggendolo, che in realtà è stato pubblicato per la prima volta nel 2016 da Italo Svevo Edizioni, si tratta di una versione rivista e approfondita. Come si spiega in bandella, è un libro «Da sfogliare e leggere ad alta voce, da conservare come un talismano e consultare come un oracolo – anzi, un bugiardino.»

La storia che l’autore e traduttore Marco Rossari scrive nel Bugiardino in apertura è molto simile alla mia introduzione: una brutta scarlattina, l’ossessiva lettura, l’incontro fatale con la scrittura. E lì è finita, sei spacciato per sempre. 

«[…] il tossico troverà sempre il modo di continuare a leggere, scribacchiare qualcosa, fondare una rivista online, vergare sonetti». Il testo in Appendic(it)e, invece, è una versione rivista di un articolo uscito su Il Post il 14 dicembre 2023: “Per i patiti della punteggiatura”.

Non resta che scoprire quali sono questi sintomi che il lettore compulsivo ha contratto negli anni senza esserne pienamente consapevole. Alcune di queste malattie prendono il nome di alcuni scrittori, ovvero i pazienti zero di infinite contaminazioni.

A cominciare dalla Confusione di Achab: «Momento di megalomania che porta a considerare degni di nota solo i romanzi sopra le seicento pagine», passando per Bekettiano, ovvero: «Diagnosi erronea che confonde la mancanza di ispirazione con l’assurdo». Da non confondersi con la Bukowskite: «Malaugurata tendenza a credersi scrittori in seguito a una colossale sbornia». Il Carrèrismo: «Propensione irrefrenabile a raccontare la propria vicenda individuale pur di avere successo». La Proustatite: «Infiammazione della madeleine» e la mia preferita, la Sindrome di Salinger: «Squilibrio che spinge il paziente a isolarsi, sebbene nessuno lo stia cercando».

Anche i nomi dei romanzi o di alcuni personaggi rientrano nel piccolo dizionario, oltre che i generi letterari come l’Autofiction: «Morbo di derivazione francese che spinge a considerare la verità spacciandola per finta ma usando nomi veri, onde creare inutile confusione», il Memoir: «Rimedio omeopatico da assumere in seguito a lutto o sventura», il Noir: «Panacea dell’invenduto», o il Giallo che è una «Degenerazione del noir».

A queste si aggiungono le più comuni. Voglia di scrivere: «Deliquio», o l’opposto Blocco dello scrittore: «Momentanea e illusoria fase di guarigione». Il Romanzo incompiuto è un «Esaurimento nervoso», ma la Lettera di rifiuto editoriale (se arriva) è una «Diagnosi attendibile». Il Colpo dello Strega: «Rimedio universale ai mali dell’editoria». 

E anche se la Recensione è una «Diagnosi erronea di un dottore amico», fidatevi che questo Piccolo dizionario delle malattie letterarie diventerà il vostro Tascabile («Sala di rianimazione») preferito da cui farete fatica a staccarvi. 

«Perché guarire? la letteratura è una febbre bellissima», ribadisce Marco Rossari. Un ironico invito a guardarsi allo specchio e riconoscersi attraverso le parole, i generi, gli autori o i personaggi che hanno lasciato un segno nella nostra vita, a misurare la temperatura di queste bellissima febbre che è la letteratura. Consigliato a chi non cerca una cura da sintomi come occhi lucidi, fronte calda, spaesamento. A chi sa che leggere può essere pericolosissimo, eppure non potrebbe mai farne a meno.

Controindicazione. Potreste essere contagiati dal virus delle parole – bellissime e potentissime – noto anche come Lettura: «Primo sintomo di malessere. In caso, recarsi immediatamente al pronto soccorso. Le forme epidemiche causate da passaparola (→Passaparola) si risolvono in genere con adeguata quarantena in luoghi protetti (→Biblioteca)».



In copertina: Egon Schiele, Natura morta con libri, 1914

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