, ,

“Siamo tutti attratti da una realtà che non è quella che vediamo” – Intervista a Michael Cisco (a cura di Elena Cirioni)

Quando si ha l’occasione di incontrare e di parlare con lo scrittore di un romanzo che ci ha particolarmente colpito, il rischio di vedere crollare l’ideale creato nella nostra mente è alto, per prudenza sarebbe meglio intervistare solo i libri o lasciare che ci parlino al posto dei loro autori e delle loro autrici.
Dopo aver letto Lo studente del Divino tradotto in Italia da Viola Di Grado e pubblicato dalla casa editrice Mercurio, ed essermi resa conto della straordinaria forza narrativa del romanzo la curiosità sulle idee del suo autore e sul suo stile ha vinto sulla prudenza.
L’occasione di incontrare Michael Cisco si è presentata a Roma durante la fiera della Piccola e Media Editoria. Non avevo idea di cosa aspettarmi da questo autore cult del new weird, vincitore nel 1999, proprio con Lo studente del Divino, de L’International Horror Guild Award.
A discapito di tutte le mie fantasie mi sono trovata di fronte un uomo sorridente, stupito, come qualsiasi straniero in viaggio a Roma, del clima e del traffico.
Nessuna stranezza, solo due sopracciglia folte che lo fanno assomigliare a un vecchio alchimista e parlandoci mi sono resa conto che questa immagine non è distante dal suo stile e dal suo modo di vedere la scrittura a partire dalla costruzione della città dove è ambientato il romanzo stesso.

 


Cosa rappresenta la città di San Vinicio nel suo romanzo, Lo studente del Divino?

Ho voluto creare una città fantastica, ma allo stesso tempo reale. Per fare questo ho avuto bisogno delle parole, perché ogni città ha il suo nome, la sua storia fatta di parole, come di parole è costruito il linguaggio delle persone che la abitano. Pensando a questo, per costruire San Vinicio non avevo costruzioni, palazzi, strade, ma solo parole. Volevo creare una città fantastica, ma anche reale. Ho preferito che la storia che stavo raccontando costruisse la città, senza aver bisogno di creare delle mappe.

Spesso la sua scrittura è stata paragonata a Kafka, cosa ne pensa?

Kafka è stato un genio, io non lo sono. Ecco cosa penso. Mi ha ispirato molto, sono sempre meravigliato quando leggo i suoi libri. Sono convinto di essere un buon scrittore, ma quando leggo Kafka dico: “No, questo è uno scrittore!”. Io sto ancora provando a scrivere, sto ancora imparando. Sono molto grato per questo paragone e spero che Kafka mi insegni ancora molto.

Lei è uno scrittore molto prolifico, come è cambiato il suo stile nel corso degli anni?

La mia scrittura è cambiata nel corso della mia vita, come sono cambiato io e come è cambiato il mondo. Mia moglie dice che i miei primi libri erano in bianco e in nero, poi negli altri si sono visti i colori. Ho bisogno di lavorare sempre su qualche progetto narrativo, non sono felice se non ne ho uno. La scrittura per me non è un lavoro, ma uno stile di vita. Qualsiasi cosa mi accade, qualsiasi nuova esperienza, come anche questa chiacchierata, per me può essere motivo di ispirazione e quando ne sento il bisogno prendo appunti, per questo ho sempre un taccuino nella mia giacca. La mia scrittura in questa maniera continua a cambiare, come la vita.

Nel libro, Lo studente del Divino, il protagonista viene riempito di pagine di libri. Lei con quali pagine di libri sarebbe felice di farsi riempire?

(Ride) Direi i libri che mi hanno rappresentato. A cominciare da quelli che ho letto da bambino. Senz’altro Tolkien, Le città invisibili di Calvino. Dentro di me ci sono alcune pagine di autori come Kafka, Beckett, Shirley Jackson, Mary Shelley, Dante, Dino Buzzati… Ognuno di loro mi ha dato qualcosa, sono come un coro che sento dentro di me.

Il misticismo ha uno spazio importante nei suoi lavori, qual è il suo ruolo?

Non sono seguace di nessun culto, ma esploro tutte le categorie di queste idee, non so per quale motivo, forse per curiosità. Credo che tutti noi siamo in qualche modo attratti dal misticismo, dalle cose soprannaturali, da una realtà che non è quella che vediamo. Quando stavo scrivendo Lo studente del Divino mi sono chiesto spesso: che cosa significa la parola divino: è una cosa mistica, è un oggetto, è una parola, è una via? Ho deciso di non cercare nessuna risposta a questa domanda perché è molto difficile. È come pescare un pesce dal fondo dell’oceano e pretendere che viva sulla terra, è impossibile.

Qual è il libro più inquietante e strano che ha letto?

Ce ne sono tanti e differenti. È molto difficile…
Ecco, uno che mi ha colpito molto, non l’ho letto in inglese, ma nella traduzione francese e il mio francese non è un gran che… ma ho fatto del mio meglio, è Dogra Magra dello scrittore giapponese Yumeno Kyūsaku. A consigliarmelo è stato un altro scrittore giapponese davvero notevole, ci tengo a nominarlo, Dempow Torishima: ha scritto un libro molto bello che consiglio di leggere, Sisyphean. Tornando a Dogra Magra credo sia davvero il libro più inquietante e wird che ho letto, racconta di un uomo che uccide la moglie e viene ricoverato in un ospedale psichiatrico dove è sottoposto a degli esperimenti per curare la sua follia. Iniziano tutta una serie di incubi, sogni e allucinazioni che lo riportano a quando era un feto nel grembo di sua madre.

 

Intervista a cura di Elena Cirioni

 

 


Michael Cisco, classe 1970, è considerato unanimemente uno dei pionieri della weird fiction e del neogotico. Scrittore di culto, ama descrivere il suo lavoro come narrativa de-genere.


In copertina: Michael Cisco (fonte foto: Wikipedia)


 

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.