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Sono gli sguardi che danno forma alla natura: Nicola Dal Falco e Gaetano Orazio, Il trovante

 

William Turner, Bufera di neve

 

Tra misticismo e mitologia, tra paesaggio e tempo, tra l’atto di osservare e quello di creare si muove Il trovante, testo scritto a quattro mani e in periodi diversi da Nicola Dal Falco e Gaetano Orazio, edito nel 2023 per La Vita Felice, e opera che unisce poesia, prosa e immagini come sintesi ispirata, e contemporaneamente capace di ispirare, dell’attaccamento ai luoghi non solo in quanto sfondo, ma come spazio della mente.
Gli autori si muovono come cercatori attenti e riportano sulla pagina ogni dettaglio, lasciando fuori tutto ciò che potrebbe distrarre: i fatti, i giudizi, le intenzioni qui non sono presi in considerazione, ma – come scrive Dal Falco – “gli sguardi danno forma alla natura, la quale non smette di essere qualcosa e tuttavia si offre a diventare altro”.
La salamandra, la libellula, la castagna d’acqua o il seme alato dell’acero sono i destinatari di questi sguardi, minuscole realtà delle quali cercare di recuperare il senso, di spiegare la ragione. Come Natsume Sōseki, che in Guanciale d’erba racconta la storia di un giovane artista, poeta e pittore che nel suo cammino lungo un sentiero della montagna giapponese raccoglie meravigliose storie, così fanno Dal Falco e Orazio i quali, muniti del loro “guanciale d’erba”, riflettono sul senso dello stare, dell’arte e del sé.

 

 

Di Annachiara Atzei


Cinque poesie da Il trovante

 

Il primo pomeriggio a San Pietro al Monte piovigginava.
Bisogna correre il rischio,
scendere la corrente
lasciarsi trasportare…
perdersi!
Lambivo il corso d’acqua
a piccoli salti
di sasso in sasso
sconvolto e stupito;
era il mio luogo
il tanto cercato, sofferto,
trovato riparo: “Lo spazio zero”
“Il dolore della casa”, “Il ritorno”
“Il vuoto colmato”.

1994
*

E radici contorte
straniere ho visto
legate a fili d’ombra
sassi cullati nella loro stessa tomba
immobili, sussurrati
docili alle carezze
e foglie rincorrersi per far posto
al suolo che spingeva in alto.
Ali, quelle dei primi voli
nervoso ritmo di farfalla
a picco, senza meta
perduta nel fitto groviglio
d’accese venature di rovi
sul muschio capace
di dare un fiore
alla pietra.

1996
*

Serale, argenteo vapore
e gambe lasciate nell’acqua
senza corpo
sei rimasto incantato nel vedere
il riflesso che non eri
tu, nel profondo respiro d’azzurro.

2001
Gaetano Orazio

*

geroglifi i monti
la neve riapparsa
come in un quadro

in cielo
quali cambiamenti
portano nubi così sottili
e grigie

sull’acqua
seguendo la ruga della corrente

geroglifi anche questi tre anni.
*

Così vorrei congedarmi dal lago, dalla sua vista, tenendo ben stretti gli occhi, la loro miracolosa
funzione di bevitori; bevitori di paesaggi, ore, contorni, ricordando certi cambi di stagione e tocchi di luce.
L’assaggio di questo prezioso niente capita, soprattutto, quando il vento d’alta quota tinge il cielo di nuvole, le accarezza come un velo che ondeggi in mare. Allora si concretizza la differenza e si dà ventura alla malinconia, a quel liquore che convinse gli occhi e lasciò secche le labbra.

 

Nicola Dal Falco

 


Nicola Dal Falco (Roma, 1957), a lungo ha scritto di viaggi ed è autore di poesie e racconti. Ha
pubblicato quattro sillogi di poesie con La Vita Felice, l’ultima intitolata Corrimano, nel 2022. Vive tra Lucca e l’Umbria in costante contemplazione di quel paesaggio.

Gaetano Orazio (Angri, 1954), realizza la sua ricerca artistica attraverso una relazione fisica con i luoghi della natura e della memoria dalla quale nascono pittura e poesia che, come lui stesso ama dire, si fondono insieme per necessità.


 

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