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E tu chi sei, Maddalena? (di Annachiara Mezzanini)

Fra le tante mirofore individuate dalla tradizione del cristianesimo ortodosso, ovvero quelle donne che secondo il Nuovo Testamento seguirono Gesù nei momenti cardine della sua esistenza terrena, ci sono tre figure che sono entrate a far parte di un complesso e fascinoso immaginario comune che ha coinvolto le arti tutte, dal cinema alla letteratura, passando per la pittura, il teatro, la musica e la scultura. Trasfigurazioni che hanno riguardato, in particolare, le cosiddete tre Marie: Maria di Cleofa, Maria di Nazareth e Maria Maddalena. È su quest’ultima che ci concentreremo, in quanto la sua storia, avvolta nel mistero iconografico e biografico, apre ancora oggi a importanti scorci interpretativi, anche in un’ottica di genere.
Molto spesso Maria di Magdala è stata rappresentata come archetipo del pentimento, dell’amore, dell’ubbidienza e della contemplazione.
Lunghi capelli mossi che le cingono le caviglie, occhi velati di lacrime, morbidi seni che si intravedono tra i drappi di vesti incoerenti con la sua vera epoca, pallide mani che stringono croci in adorante attesa. L’iconografia della santa più complessa e controversa di tutto il – per così dire – pantheon cristiano è pervasa da questi elementi, atti a ricostruire nell’immaginario popolare la figura della donna rinata e riqualificata dalla parola di Dio. Conosciuta come la moglie del Messia, la prostituta convertita, la madre della stirpe divina e la personificazione del Sacro Graal, Maria Maddalena incarna, tra sacro e profano, tutte le sfumature variegate che possono essere rintracciare in ogni donna.
Imprendibile, criticata per la sua professione, la Maddalena ha subito soprusi e sopportato sguardi indiscreti anche a distanza di secoli, interpretando attraverso il pensiero di vari artisti, soprattutto uomini, la morale cristiana e il modello di virtù femminile. Dalla sua vicenda personale, sono emerse varie concezioni di lei, fino ad arrivare a un generico e ossimorico gioco di parole, che, scostandosi dalla mera figura della Maddalena, è andato a comprendere tutto il genere femminile, apostrofandolo di due sole caratteristiche, divenute imprescindibili per lo sguardo maschilista: santa e puttana. Un giudizio binario immediato e facilmente spendibile, eppure privo di sfumature, ancora una volta frutto di bias culturali difficili da eradicare.
Le immagini che la raccontano sono scandite dalle medesime raffigurazioni e dagli stessi attributi a lei riferiti, come l’ampolla di oli profumati, il crocifisso e il teschio, tutti simboli che richiamano alla sfera della morte del Cristo e al più ampio tema del memento mori. Ma questa donna, di cui  pochissimo sappiamo e tanto possiamo immaginare, è stata molto altro, in particolare per le donne che le sono succedute.
Nel campo dell’arte, Maria Maddalena è stata fonte di ispirazione ed esercizio per una delle maggiori artiste barocche che, a sua volta, ha sopportato il peso del suo tempo e delle ingiurie: Artemisia Gentileschi, la quale ha realizzato numerose versioni della santa, mettendosi ogni volta nei suoi panni.
Opera più intima e toccante è la Maria Maddalena come la Malinconia, realizzata tra il 1622 e il 1625, attraverso le cui pennellate è possibile osservare sia il mondo coevo all’artista sia la nostalgica introspezione di una persona, che soffre per una mancanza e per un profondo desiderio di ritorno. A differenza di Odisseo, padre della nostalgia intesa nella sua accezione etimologica di spasmo dell’animo verso il luogo adibito a casa, la Maddalena della Gentileschi sembra essere pervasa dalla propria malinconia tanto da esserne schiacciata in un apparente sonno pesante. La gravità della testa reclinata di lato è evidenziata dalla mano gonfia che la sorregge e la fatica dei suoi pensieri è espressa dalla curvatura in avanti del corpo, lasciato mollemente cadere sul legno della sedia. La sua è l’attesa della resurrezione, è il desiderio di rivedere l’uomo che i Vangeli Gnostici riconoscono come il suo amato. La scena è impreziosita da alcuni elementi, che accarezzano la figura: un orecchino di perle si va a posare nell’incavo della mascella della santa e un bracciale dorato attornia il suo polso destro.
In lontananza, nella penombra, un piccolo contenitore di oli in vetro luccica oltre il nostro sguardo e ci fa capire ulteriormente che, la donna seduta in primo piano, altri non è che Maria Maddalena. Il desiderio di osservare e conoscere tale donna ha attraversato il tempo e, tra gli artisti contemporanei, è tutt’ora annoverata come una delle principali fonti di ispirazione e meraviglia.
L’artista francese Brigitte Aubignac, in particolare, ha meditato a lungo sulla figura della Maddalena e al suo perimetro esistenziale, sublimandola in un intreccio di momenti e ritualità che ne scarnificano la simbologia classica, per tradurla in un’essenza umana nuova, che ha a che fare con l’intimo dettaglio, con il corpo, con la pelle, con l’onirico.
La ritrae in varie e complesse opere, in particolare nelle serie L’abri tranquille (1990-1996), Au Sanctuaire (1997-2000), Après les Larmes (1999-2002), attraverso le cui tavole immagina e confonde la Maddalena tra sogno e storia. L’immagine della santa ci viene restituita sotto forma di frammenti visivi, briciole di una narrazione intima e personale che Aubignac interpreta come portatrice di un messaggio di amore salvifico e universale. La vita della Maddalena, interpretata dal sentimento dell’artista, si incanala lungo i tre cicli pittorici a lei dedicati e si espande oltre la tela, divenendo un sentimento collettivo.
Raffigurata attraverso i plausibili oggetti del suo quotidiano, simboli comuni di una vita portata avanti nella lentezza dei secondi, come un catino ricolmo d’acqua per il bagno, un reggiseno appeso su un attaccapanni, un focolare che riscalda la stanza. Interpretata lei stessa come simulacro, oggetto divino a cui chiedere grazia e pietà, immagine di donna in penombra attorniata da altre donne nude, fragili e adoranti come lei. Mostrata in piedi e a testa alta, con le braccia tese lungo i fianchi, in una flessione dei muscoli che facilmente ci lascia immaginare un’apertura verso l’alto, in una posa di beata accoglienza o di consapevole rassegnazione. Tutte queste storie visuali sono la Maddalena di Aubignac e – allo stesso tempo – siamo tutte noi.

 

Di Annachiara Mezzanini


In copertina: L’arrivée au sanctuaire, Brigitte Aubignac


 

2 risposte a “E tu chi sei, Maddalena? (di Annachiara Mezzanini)”

  1. l’ipotesi più probabile è che Maria Maddalena fosse non una puttana ma una donna molto ricca, che decise di seguire Gesù e diventare di fatto la sua mecenate. Grazie per questo pezzo ricco di immagini.

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    • Gentile Mia, grazie per il commento! Di sicuro la Storia e la storiografia hanno scritto numerose pagine riguardo questa donna così emblematica. Alcune fonti sono più attendibili di altre, l’importante è essere sempre curiosi e non smettere mai di leggere!
      A presto!

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