Solo tu mi vedrai coperta di squame nella sera: Fosforescenze, Valentina Furlotti (di Gaia Boni)

Nella sua opera prima, Fosforescenze (Interno Libri 2023), Valentina Furlotti già dal titolo del primo capitolo, “La solitudine del melanoceto (e di altri animali)”, introduce il lettore nel suo mondo magico di luci radioattive, un’atmosfera straniante di abissi familiari e animali e allo stesso tempo totalmente radicata all’essenza del reale.
I titoli dei capitoli, come “La solitudine del melanoceto (e di altri animali)” o “Supernova” sono infatti quasi una premessa, un indizio che permette al lettore di inoltrarsi, con cautela, nella ragnatela che Furlotti ha tessuto con estrema cura e padronanza lessicale.

 

 

Ci si immerge lentamente nella poesia di Fosforescenze, venendo presto però risucchiati e rilasciati in continuazione tra i cinque capitoli che non danno tregua; durante la lettura pare di essere (felicemente) prigionieri e stregati da una marea di versi sapientemente scritti, quasi scientifici, freddi ma luminosi, radioattivi: «brillavano al buio, nella sala / da ballo, le ragazze del radio […] con la vernice radioattiva Undark».
La poesia di Furlotti invita a indossare lenti da medico, farmacista, biologo e scienziato creando una fascinazione continua per un mondo che in apparenza pensiamo di non conoscere, da cui ci si sente estranei ma a cui si scopre ben presto di appartenere: «la nuova diagnosi denota / cartilagine assottigliata ai polsi […] ma il cuore no, il cuore è ben saldo / quando il fratello tutti i giorni / la chiama alla finestra».
I termini specifici che troviamo in quasi ogni poesia, sono dislocati abilmente, con metodo; al contempo, però, nei versi vi è anche una leggerezza di fondo costante, delicata e insaziabile, quella che si trova nei bambini quando giocano a fare i grandi. Questo aspetto porta il lettore a sperimentare una realtà quasi onirica: «Solo tu mi vedrai, coperta di squame / nella sera, gli occhi senza palpebre / dalla cornea di ceramica, la cucina / tramutata in un’oasi di ghiaccio».
Valentina Furlotti insegna la medicina, la storia e l’antropologia tramite la poesia, senza quasi che il fruitore se ne accorga.
Con la sua voce nuova e pura, lontana dalle correnti e dallo stile dei grandi maestri, regala un gioiello luminoso, che brilla nello scaffale di ogni libreria, come un’ampolla fosforescente.

«Scivola opaca tra tubi lucenti
nell’estasi della scoperta, Marie
Curie, le dita indurite dal radio
e Pierre uguale. Di notte in silenzio
accovacciati sotto il tavolino
spiano anime nel laboratorio,
bagliori blu risorti dalla pietra.»

 

Di Gaia Boni

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