
Sono due le coordinate lungo le quali si muove Cosmologie, la raccolta di poesie di Luca Vaglio pubblicata per Marco Saya (2022). Da una parte, le vie di città fatte di bar, luoghi d’arte, taxi e panchine, in cui – quasi in una inquieta esplorazione – si incontrano persone comuni intente nella loro quotidianità; dall’altra, gli smisurati spazi celesti, dove astri, molecole e simboli delineano un mondo parallelo che si apre – capovolgendo le prospettive del ragionamento – agli interrogativi umani. Che si tratti di luoghi tangibili come Milano, Bilbao o Dublino, o di paesaggi uranici e poco conosciuti, in ogni caso, uno solo resta l’affascinante centro della narrazione in questo libro: il desiderio di capire il perché delle cose e quale sia la logica che governi l’agire, se una logica davvero esiste. Almeno qui dove siamo.
***
Passando all’una di notte al bar Jamaica di Milano,
già luogo di arte, di poesia, e anche dei cappuccini
di Mussolini, per andare in bagno e per un caffè
decaffeinato lungo e corretto, facendo una sosta
nella Brera pulita, levigata, artificiale e irreale
di adesso, in quel posto che fu di Treccani,
di Manzoni, di Fontana e pure di Ungaretti,
Quasimodo e Balestrini e di moltissimi altri,
e poi ancora di Mulas, Dondero e Alfa Castaldi,
e Aristarco, e di cocktail, capricci, tramezzini,
vini pregiati e carpacci d’autore immaginati
da Marchesi trovo seduta vicino al bancone
una donna luminosa e giovane, ventisettenne,
apprendo dopo un po’, acquariana, raggiante,
che sorridendo e bevendo un bianco, confessa:
ho un cane, uno yorkshire bellissimo, un vero amore,
da due anni ha preso il posto del mio ex fidanzato.
*
Sulla terra sia così come nel cielo,
dice la preghiera, e non è chiaro
se sia una voce lontana, profonda
e divina, o solo una specie di retorica
più vicina e consolatoria e a misura
del nostro uso, abuso e consumo,
e i Carri dell’Orsa sono due, grande
e piccolo, a indicare l’anima bipolare
di ogni materia, il bianco e il nero,
il pensiero, il logos che siamo,
la forma-parola che, forse, ci crea:
ed è realtà percepita, conseguenza
di una coscienza, o sostanza che viene
da prima, e a modo suo significante?
*
Quando si è attraversati da un grande piacere
o da un nuovo dolore, o se si chiude un amore,
se si vive qualcosa di particolare, quasi sempre
si cerca di dedurne una tesi, una teoria generale,
anche se in fondo ci sembra innaturale pensare
in astratto a quello che appare unico e speciale,
eppure non si può risolvere la contraddizione,
libere le opinioni, la duplicità non viene meno,
allo stesso modo nel linguaggio dell’astrologia
conosciamo i segni individuali e quelli collettivi,
ci sono i Gemelli e la simbologia dove la parola
si fa per prima concreta, e ancora l’idea di altri
simili a noi, il qui e ora, e lo spazio circostante,
e c’è il campo del Sagittario, le distanze remote,
le terre, le lingue e le culture lontane, e infiniti
o innumerevoli istanti di un presente condiviso,
salvo che, come dice Ernst Mach, non si sappia
fare una sintesi tra le due polarità e riconoscere
che idea e materia, e quindi soggetto e oggetto,
particolare e generale e, se si vuole osare di più,
mente ed esperienza sono parti uguali del tutto,
schegge indivise dello stesso lembo del mondo.

*
C’è chi, per una sua idea del senso dell’altro,
sorride anche alle persone che conosce appena.
E tradendo forse un sentire non troppo dissimile,
oppure per una specie di empatia, una bambina,
che cammina sul marciapiede con la mamma,
si ferma ad accarezzare il bulldog francese
di una donna che non ha mai visto prima:
ci chiediamo perché le cose accadono,
il punto da dove cadono gli eventi,
se si tratti di un caso, di un moto
di atomi lungo il vuoto della materia,
o forse di un desiderio, di un volere
da scoprire, oppure di nessuna ipotesi
ansiosa di una logica o di una ragione
che ci rassicuri e ci inganni con l’idea
di una certezza, o di ciò che ancora
è possibile soltanto qui dove siamo.
*
In un tempo profondo di miliardi
remoti di anni il suono del mondo
e la pioggia inclinata e parallela
non erano che disarmonia di atomi,
perturbazione di particelle, essenza
inventata e generata dall’assenza,
dalla frattura, come un frammento
mancante che possiamo chiamare
bisogno, oppure imperfezione,
avvicina e separa le persone.
*
A cura di Annachiara Atzei
Luca Vaglio vive a Milano dove lavora come giornalista. Ha pubblicato, tra gli altri, Il vuoto (Morellini Editore), Il mondo nel cerchio di cinque metri, Milano dalle finestre dei bar e Cercando la poesia perduta (Marco Saya Edizioni), La memoria della felicità (Zona) e il racconto In riva al Lario (Lite Editions).

Una replica a “Il viaggio nell’animo umano e le distanze remote: Cosmologie, Luca Vaglio (a cura di Annachiara Atzei)”
L’ha ripubblicato su poesiaoggi.
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